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Così Cardinale, così diplomatico e così libero.

Il cardinal Martino da 40 anni gira il mondo per rappresentare il Papa. Ma non ha mai rinunciato ad esprimere con schiettezza le sue convinzioni, come sulla guerra e sull’Islam. Un ritratto

di Lucio Brunelli

Quella mattina il cardinale Renato Raffaele Martino aveva proprio deciso di fare il bravo. Al cronista che il 9 marzo gli chiedeva un parere sulla crisi iraniana, rispondeva che no, meglio non rispondere perché altrimenti avrebbe dovuto dire cose che gli avrebbero attirato le solite accuse. «Anti americano, anti global, anti israeliano», lo aveva attaccato il senatore Cossiga al tempo della crisi irachena. L?ex capo dello Stato si era spinto a coniare un nuovo nome per l?organismo pontificio presieduto dal porporato: «Pax araba e Iustitia islamica». Ma poi lo stesso cronista, quella stessa mattina (casualmente, chi scrive queste righe) era passato alla seconda domanda: «Cosa ne pensa, eminenza, della richiesta venuta dall?Ucoii di istituire l?ora di religione islamica nelle scuole pubbliche? ». E sapete tutti, come è andata a finire? Eppure il cardinale Martino di diplomazia se ne intende. Nato a Salerno nel 1932, è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel lontano 1962. Da allora, per quasi 40 anni, è stato in giro per il mondo a rappresentare il Papa: Nicaragua, Filippine, Libano, Canada, Brasile, Thailandia, Malesia, Laos, Brunei? Dal 1986 al 2002 ha vissuto a New York come osservatore permanente della Santa Sede all?Onu. Quattro anni fa Giovanni Paolo II lo ha chiamato alla guida del Pontificio Consiglio giustizia e pace, donandogli la berretta rossa. Martino ha alle spalle, dunque, una straordinaria ed apprezzata esperienza internazionale. Ma non ha mai inteso la diplomazia come una rinuncia a esprimere con schiettezza (e libertà) le proprie convinzioni. Lo fece, appunto, con grande vigore quando Bush decise di invadere l?Iraq. «Guerra ingiusta, guerra di aggressione», tuonò a più riprese il cardinale. Quando gli americani diffusero le immagini di Saddam prigioniero, sbottò: «Anche a un dittatore si deve umano rispetto, ci avrebbero potuto risparmiare le immagini di un uomo trattato come una vacca a cui si controllano i denti». Sulla vicenda delle vignette anti Maometto non è stato meno sferzante: «Una manifestazione di arroganza maturata in paesi ricchi e sviluppati, che non hanno rispetto per la cultura degli altri». La sua ultima uscita – il sì all?insegnamento facoltativo del Corano nelle scuole – ha fatto infuriare il presidente del Senato, Marcello Pera e gli è costata una mezza retractatio alla Radio vaticana. Curiosamente, il giorno dopo, il bollettino ufficiale della Santa Sede informava che il Papa aveva deciso di estendere i poteri del cardinal Martino affidandogli anche la presidenza del Pontificio Consiglio per gli immigrati e gli itineranti. Solo una coincidenza, naturalmente. L?annuncio era preparato da tempo. Ma se le sue esternazioni fossero state considerate così ?eretiche? probabilmente in Vaticano avrebbero trovato un modo «diplomatico» di bloccare la nomina.

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