Cultura

Così Bonvesin ha riconquistato Milano

Inizio con il botto per la mostra di cui Vita è media partner dedicata al grande libro su Milano scritto sette secoli fa. 700 persone all’inaugurazione, libro esaurito già al primo giorno

di Lorenzo Maria Alvaro

Bonvesin ha riconquistato Milano. La mostra che ha coinvolto un gruppo di 20 illustratori più gli allievi del MiMaster, è partita raccogliendo l’entusiasmo di un pubblico che ha superato ogni previsione. Centinaia di giovani si sono riversati a Casa Testori, nonostante il freddo e la pioggia di un sabato molto invernale. Vendute tutte le copie del libro di Bonvesin al bookshop, grande curiosità per un personaggio che è vissuto sette secoli fa ma che sembra così perfetto per capire l’attualità.

La mostra si svolge per ambienti che prendono spunto da alcune delle mille visioni di cui il libro è stipato, proprio per tendere un ponte tra quella Milano che usciva dal grande sogno comunale e si avventurava invece nella stagione più infida della signoria. Bonvesin è un grande paladino della democrazia e della libertà, per cui il suo libro è scritto per dare una sveglia ai suoi concittadini, perché non si facessero scippare il patrimonio civile conquistato. È un libro di uno sconfitto, ma non lo si percepisce affatto, tante sono le certezze che Bonvesin mette sulla carta, con una perentorietà felice.

Gli illustratori si sono cimentati a raccogliere quello sguardo tutto positivo di Bonvesin, per raccontarlo a un visitatore scettico com’è il milanese del 2015. Il risultato è stato affascinante e sorprendente: una molteplicità di soluzioni e di linguaggi uniti dal filo conduttore di questo ottimismo con i piedi per terra che è il segno distintivo del libro che Bonvesin de la Riva scrisse nel 1288. Maria Corti, grande filologa, parlò di “un’encomiabilità encomiastica”: perché i numeri sono il filo conduttore del racconto, come parametro oggettivo, come dato incontrovertibile sullo stato di una città.

Il pubblico è rimasto colpito in particolare dalla stanza con la grande mappa della Milano 1288 di Davide Mottes (nella foto di copertina): una mappa che copre l’intero pavimento di una stanza, dall’installazione di Roberta Maddalena dedicata ai pesci che finivano sulle tavole dei milanesi, e da quella molto poetica di Francesco Poroli, dedicata ai 60 carri di ciliegie che ogni giorno nella stagione buona dal contado entravano in città.

Per finire un accenno alla funzione che sta svolgendo un luogo come Casa Testori, a Novate, paese nella periferia nord di Milano. La mostra di Bonvesin è l’ultima di una serie di iniziative sempre molto sperimentali, che innescano un pendolarismo alla rovescia, con il pubblico che da Milano si sposta verso la periferia. Ha scritto Francesca Bonazzoli sul Corriere della Sera: « Diciamo la verità: a nessuno verrebbe in mente di fare del libro di Bonvesin il tema di una mostra colorata, fantasiosa,
allegra e super creativa dal titolo, «Tutti i colori tranne il grigio». È un’alchimia che può riuscire solo al team di Casa Testori  che da cinque anni sforna un progetto espositivo più formidabile dell’altro tanto che è ormai qui,  nella periferica villetta con giardino di Novate Milanese abitata da Giovanni Testori,  che si producono le mostre più innovative della programmazione artistica pubblica e privata milanese».

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