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«Così abbiamo convinto il Bundestag a finanziare United4Rescue»
Parla Susanne Jacoby, capo comunicazione della ong che sostiene il soccorso nel Mediterraneo: «Quello della Germania è un segnale politico forte e un sostegno importante in tempi difficili». E boccia la proposta italiana degli hotspot, «incompatibile con la Convenzione Onu sui Rifugiati e con il diritto dell'Ue», ma tira le orecchie anche a Bruxelles: «C'è bisogno di un'azione europea per garantire il salvataggio marittimo»
di Paolo Manzo
Due settimane fa il Bundestag, il parlamento federale tedesco, ha deciso di stanziare due milioni di euro l'anno fino al 2026 a favore di United4rescue, impegnata a sostenere il soccorso dei migranti nel Mediteranneo. United4Rescue ha il sostegno di più di 850 organizzazioni della società civile teutonica, un'alleanza ampia e diversificata, che va dalle aziende agricole alle associazioni federali, dagli asili nido alle intere città, dalle organizzazioni umanitarie alle parrocchie. Davvero "Uniti per il salvataggio", come recita il nome inglese. Una decisione storica, quella del Parlamento, presa anche per questa capillarità sociale dell'associazione non profit. Una decisione che dovrebbe servire da esempio sia all'Unione europea, latitante, sia all'Italia, che invece propone gli hotspot, un modello già fallito in Libia e contrario a diritto comunitario. Per ragionare su questo abbiamo intervistato in esclusiva la capo comunicazione di United4Rescue, Susanne Jacoby.
Cosa fate per i migranti e come lo fate?
"Non si lascia annegare la gente. Punto e basta". Questo è il principio di United4Rescue. Siamo un'associazione non profit e indipendente che sostiene il soccorso civile in mare nel Mediterraneo e contribuisce a salvare vite umane. Aiutiamo a finanziare i casi in cui c'è una forte carenza di denaro, ad esempio, per l'acquisto e la conversione di navi di soccorso, per le operazioni di salvataggio o per le attrezzature di salvataggio. Con l'aiuto delle donazioni, abbiamo già finanziato due navi di salvataggio e reso possibili diverse missioni di soccorso. Una terza nave dell'alleanza, che abbiamo finanziato, entrerà in funzione nel 2023. Allo stesso tempo, United4Rescue è un'ampia alleanza di centinaia di organizzazioni unite dalla convinzione che le persone non debbano essere lasciate annegare. Insieme creiamo pubblicità per questo importante problema e rendiamo ampio sostegno sociale per il salvataggio in mare nel Mediterraneo.
Come siete riusciti a ottenere il sostegno del Parlamento tedesco?
Ad essere sinceri siamo stati colti di sorpresa! È un segnale politico forte e un sostegno importante in tempi difficili. Ma ciò di cui abbiamo ancora bisogno è un'azione europea congiunta e solidale per garantire il salvataggio marittimo nel Mediterraneo. Questa è una delle quattro richieste della nostra alleanza. Le navi della della società civile colmano solo il vuoto in questo ambito, dove finora la politica dell'Unione Europea non ha agito. Il sostegno finanziario al salvataggio civile in mare non esime i politici dalle loro responsabilità.
Quali sono i vostri modelli di advocacy?
Ciò che rende speciale United4Rescue è il forte sostegno di più di 850 organizzazioni della società civile, un'alleanza ampia e diversificata che va dalle aziende agricole alle associazioni federali, dagli asili nido alle intere città, dalle organizzazioni umanitarie alle parrocchie. Insieme rendiamo visibile l’ampio sostegno sociale al salvataggio in mare. Poiché United4Rescue è stata avviata dalla Chiesa evangelica in Germania, l'EKD, siamo molto conosciuti nelle chiese e molte parrocchie fanno parte dell'alleanza. Inoltre, United4Rescue collega diverse denominazioni e comunità religiose.
L'Europa dovrebbe cambiare atteggiamento, aprire i corridoi umanitari?
Le persone rischiano solo la pericolosa rotta attraverso il Mediterraneo, perché non ci sono vie legali e sicure per fuggire e chiedere asilo in Europa. Le persone fuggono da guerre, conflitti armati, violazioni dei diritti umani e dalla fame. Sperano in una vita sicura e in un futuro migliore. Chiudere le frontiere sempre di più i nostri confini ai rifugiati porterà solo a più morti. Invece di lasciare che le persone muoiano lungo i loro confini, l'Europa deve istituire un servizio di salvataggio in mare gestito dallo Stato e creare rotte sicure per i rifugiati.
L'Italia, quando dice di voler creare degli hotspot nei Paesi costieri africani, sta dicendo delle sciocchezze?
Non è compatibile con la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati e con il diritto dell'Unione Europea esternalizzare la possibilità di richiedere asilo. L'esperienza di hotspot simili lungo i confini dell'UE dimostrano una mancanza di standard umanitari e dello Stato di diritto. In questo contesto, è illusorio sostenere che la creazione di campi simili nei Paesi africani garantirebbe standard minimi umanitari e di stato di diritto.
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