Formazione

Così a Stup torna la vita Intersos smina Sarajevo

L’organizzazione umanitaria ha bonificato dagli ordigni un intero quartiere della capitale bosniaca. Là dove c’era un campo minato oggi c’è un mercato e tantissima gente

di Paolo Giovannelli

Gli italiani continuano ad aiutare i Balcani e, in particolar modo, la Bosnia. Ottenendo spesso importanti successi. È il caso dell?azione di sminamento appena conclusa da parte dell?organizzazione umanitaria per l?emergenza InterSos nel quartiere Stup di Sarajevo.
Il responsabile dell?Unità di sminamento umanitario di InterSos è Stefano Calabretta, che spiega: «Il lotto di terreno da noi sminato, di oltre 30 mila metri quadrati, accoglie ora un mercato, che ha immediatamente restituito vivacità a questa zona di periferia. Sono già molte le persone tornate a vivere normalmente». Prima della guerra il quartiere era abitato da una popolazione di ceto medio. Circa 1500 case, per circa 6000 abitanti: tecnici, operai, impiegati e funzionari pubblici. Dopo quattro anni di combattimenti, la zona era un deserto: 950 le case completamente distrutte, 350 gravemente danneggiate, fine del mercato del bestiame e di quello ortofrutticolo. Strade, linee elettriche abbattute, gli acquedotti interrotti e del tutto inservibili. Il team leader del gruppo di sminatori di InterSos è il quarantaduenne Hrvat Faiko: «Qui a Sarajevo il problema delle mine è ancora grave. Il pericolo maggiore sono le Prom, mine che saltano e sparano schegge anche oltre 50 metri ». Grazie all?organizzazione italiana, sminare è diventato per alcuni bosniaci un vero e proprio lavoro: «Da noi ci sono tanti ex militari», aggiunge il capo-sminatore Faiko, «che possono liberare Sarajevo e la Bosnia dalle mine, guadagnando qualcosa in una terra dove di lavoro ancora non ce n?è».
Il recupero dell?area di Stup costituisce un esempio di buon funzionamento della cooperazione decentrata italiana. L’intervento di sminamento del quartiere sarajevese, iniziato nell?estate scorsa, è stato finanziato dalla Regione Veneto e dalla Provincia di Venezia, oltre che attravenso fondi della stessa InterSos.
Paolo Giovannelli

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