Così a Caserta e Benevento le donne possono uscire dalla violenza attraverso il lavoro

In memoria di Luana D’Onofrio, uccisa in un incidente sul lavoro in una fabbrica tessile, nasce in Campania un progetto di reinserimento lavorativo per le donne sopravvissute alla violenza. «L’obiettivo -spiega Lella Palladino, tra le fondatrici della Cooperativa sociale EVA che gestisce 5 centri antiviolenza – è quello di aiutarle a riconquistare una autonomia piena attraverso un lavoro regolare». Grazie al supporto della Fondazione Con il Sud, è prevista una formazione per operatori, avvocati e magistrati

di Sabina Pignataro

Luana. Prevenzione della violenza e empowerment è un progetto dedicato a Luana D’Onofrio, la giovane donna uccisa in un incidente sul lavoro in una fabbrica tessile – perché all’orditoio a cui era addetta erano state tolte le protezioni di sicurezza.

«Luana era una giovane mamma di 22 anni, una donna che cresceva suo figlio da sola e che conosceva il valore e l’importanza della propria indipendenza economica – racconta Lella Palladino, sociologa, attivista e tra le fondatrici della Cooperativa sociale EVA che in Campania gestisce 5 centri antiviolenza, 3 case rifugio e 3 progetti imprenditoriali per il reinserimento lavorativo di donne in fuoriuscita dalla violenza. «Per questo abbiamo voluto ricordarla con un progetto che si rivolge alle donne in situazione di violenza».

ll progetto vuole sostenere attivamente il reinserimento lavorativo delle donne sopravvissute alla violenza, perché, aggiunge Palladino, «essere autonome, avere un proprio reddito, è non solo essenziale per trovare la forza di interrompere una relazione maltrattante, ma è anche fondamentale per costruire in futuro relazioni non più caratterizzate dalla dipendenza economica dal partner, un tratto comune a tante storie di donne sostenute dai centri antiviolenza che la cooperativa EVA gestisce nelle province di Caserta e Benevento, complice anche il difficile contesto socio-economico in cui ci troviamo».

Tre gli obiettivi

Uno: l’iniziativa punta all’emersione della violenza, moltiplicando, grazie alla formazione e all’affiancamento delle operatrici ed esperte della cooperativa EVA, i punti di contatto nel territorio a cui le donne possono rivolgersi o che possono intercettare situazioni di violenza vissuta da donne che assistono per altri bisogni. «Penso per esempio al lavoro che fanno con le donne migranti e richiedenti asilo sia il Centro Fernandes gestito da Caritas Migrantes a Castel Volturno che il Centro sociale Ex Canapificio di Caserta, o all’impegno sul fronte dell’occupazione delle ACLI, tutti partner del progetto».

Due: «supportare le capacità genitoriali delle donne in uscita dalla violenza, che spesso sono state compromesse dalla violenza psicologica protratta nel tempo».

Tre «sostenere il loro reinserimento lavorativo, grazie al coinvolgimento di progetti imprenditoriali avviati dalla cooperativa EVA: il laboratorio gastronomico Le Ghiottonerie di Casa Lorena, la sartoria etica EvaLab e La Buvette del Teatro Mercadante, la caffetteria bar nello storico teatro napoletano che cooperativa EVA gestisce da poco più di un anno».

Formazione per operatori, avvocati e magistrati

Il progetto si rivolge anche agli operatori e alle operatrici delle strutture socio-sanitarie e delle organizzazioni, cooperative e associazioni che curano interventi sociali nel territorio, come pure a magistrati e avvocati che si trovano a gestire casi di violenza, perché nel sistema giudiziario territoriale si adottano spesso modalità che portano a una grave rivittimizzazione delle donne che hanno subito violenza.

Una formazione rivolta a questi gruppi e strutturata in 10 incontri e un laboratorio tecnico-pratico è partita il 6 giugno scorso, in collaborazione con il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ospita gli incontri nelle sue strutture.

Per la cittadinanza

Il progetto prevede anche una componente rivolta alla cittadinanza in generale, attraverso attività di sensibilizzazione e comunicazione volte a decostruire quegli stereotipi e pregiudizi che schiacciano le donne in una posizione subordinata rispetto agli uomini.

«E' un progetto molto importante perché cerca di migliorare tutti questi snodi in maniera sinergica, in un territorio che presenta tantissime criticità. Lo fa individuando e valorizzando le risorse presenti comunque sul territorio, sperimentando un modello collaborativo che ha grandi possibilità di essere non solo proseguito nelle province di Caserta e Benevento, ma anche replicato altrove.

I partner

Il progetto è promosso dalla Cooperativa sociale EVA, che assicura il coordinamento, e realizzato da un ampio partenariato che comprende i servizi sociali di alcuni comuni, ACLI Caserta, Legambiente Campania, l’associazione MicroLab, il Centro sociale Ex Canapificio di Caserta, il Centro Fernandes di Castel Volturno gestito da Caritas Migrantes, la cooperativa sociale L’Orsa Maggiore e poi alcuni organismi di tipo più culturale, ovvero Le9 Studi e ricerche sociali, SCoSSe Soluzioni comunicative studi servizi editoriali, l’Accademia di Belle Arti di Napoli e il Dipartimento di psicologia dell’Università della Campania.

Il progetto, che ha durata triennale, è sostenuto in larga parte dalla Fondazione Con il Sud (per 240mila euro) mentre il costo rimanente è coperto da un cofinanziamento delle organizzazioni partner (per 72mila euro).

In apertura una foto del murales in memoria di Luana D’Onofrio realizzato dall’artista Jorit

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.