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Cosenza. Il 2 dicembre lo Stato italiano contro Caruso e altri

L'avevamo promesso a "Franceschiello" Caruso, leader dei no global campani, che si sente ingiustamente sotto processo dei pm cosentini: "Seguiremo il caso". Eccoci...

di Ettore Colombo

Roma – nostro servizio.

Inizierà il 2 dicembre prossimo, in corte d’Assise a Cosenza, il processo contro 13 attivisti noglobal accusati di cospirazione politica, associazione sovversiva e attentato agli organi costituzionali dello Stato nell’ambito
dell’inchiesta della procura di Cosenza sulla ‘Rete del Sud Ribelle’.
I 13 rinviati a giudizio, tra cui i portavoce dei Disobbedienti Francesco Caruso e Luca Casarini, sono accusati di aver ‘preparato’ gli scontri di piazza verificatisi a Napoli il 17 marzo 2001 in occasione del Global Forum e a Genova a luglio 2001 in occasione del G8. Contro il processo, definito “moderna
inquisizione”, il movimento noglobal prepara la sua mobilitazione, sostenuto da partiti come il Prc e i Verdi, associazione come l’Azione Cattolica e l’Arci, sindacati come la Cgil, rappresentanti di enti locali come il sindaco di Cosenza
Eva Catizzone (Ds). Per l’occasione, è stato costituito il comitato ‘Cosenza Città Aperta’, “rete di connessione delle iniziative di solidarietà e di sensibilizzazione”, recita una nota. Centrale tra gli eventi in programma, la manifestazione nazionale di sabato nella città calabra.
“Entra nel vivo una vicenda processuale che ebbe l’attenzione di tutta l’Italia pochi giorni dopo il Social Forum di Firenze del 2002 con l’arresto cautelare di 18 attivisti meridionali – recita una nota del Comitato – L’enorme solidarietà popolare, che portò a manifestare nelle strade di Cosenza oltre 100mila persone, mise immediatamente in evidenza il carattere pretestuoso, tragicomico e incongruente del teorema accusatorio. L’incartamento processuale – continua la nota – era il collage di pezzi di inchieste condotte in più parti d’Italia, soprattutto dai Carabinieri del Ros, sempre rigettati per l’assoluta
inconsistenza del materiale probatorio e poi accolti dalla procura di Cosenza nell’indagine del pm Domenico Fiordalisi e nelle decisioni del Gip Nadia Plastina”. Inoltre, “la costituzione di parte civile del Governo italiano che chiede 5 milioni di euro per ‘Danni d´immagine’ conferma il permanere di
una ‘committenza politica’ del processo”.
Da parte sua, Francesco Caruso, uno dei tre rinviati a giudizio tuttora sottoposti ad obbligo di firma, ricorda che il pm Fiordalisi, “quando era alla procura di Paola fu coinvolto in due procedimenti penali e in un procedimento disciplinare per presunte omissioni ed irregolarità nell’esercizio delle sue
funzioni”. Fiordalisi, trasferito su sua richiesta alla procura di Cosenza all’epoca dei fatti (oltre dieci anni fa) e assolto dalle accuse, è stato di recente ritrasferito a Paola, ma sarà comunque lui a seguire il processo sulla ‘Rete del Sud Ribelle’.
Domani Caruso parteciperà ad una conferenza stampa sul processo con il suo difensore Giuliano Pisapia ed il segretario del Prc Fausto Bertinotti.

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