Cultura

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Globalizzazione Il neologismo di Touraine, il postsociale

di Riccardo Bonacina

A lain Touraine è meglio prenderlo seriamente perché è uno che c’azzecca. Fu lui il sociologo che coniò il termine di «società postindustriale», ed ora ce ne propone un altro, «società postsociale». Lo fa in un libro del 2004, ma da poco pubblicato in Italia, che si intitola La globalizzazione e la fine del sociale .
Si potranno condividere o meno le tesi esposte, ma sicuramente non si possono ignorare. Il ragionamento di Touraine sul nuovo paradigma («”Un nuovo paradigma per comprendere il mondo contemporaneo», recitava il titolo originale), è profondo e insieme semplice. Per Touraine la dissoluzione di ogni tipo di frontiera provocata dalla globalizzazione porta alla frammentazione di ciò che chiamavamo società. Da qui il crollo di tutte le categorie sociali di analisi e di azione. All’inizio della modernizzazione, spiega, abbiamo pensato i fatti sociali in termini politici – ordine, disordine, sovranità, autorità, nazione, rivoluzione -; dopo la rivoluzione industriale abbiamo sostituito alle categorie politiche le categorie economiche e sociali – classi, profitto, concorrenza, investimento, contrattazioni collettive -. Ma i cambiamenti sono così profondi che oggi ci portano ad affermare che un nuovo paradigma si sta sostituendo al paradigma sociale, così come il paradigma sociale aveva preso il posto del paradigma politico. Ora siamo nell’era dell’individualismo che trionfa sulle rovine della rappresentazione sociale della nostra esistenza e che rivela la fragilità di un io costantemente connesso e sottopressione. È proprio quest’io fragile che cerca di costituirsi in soggetto del nuovo paradigma. Per Touraine dalle rovine della società distrutta dalla globalizzazione emerge un conflitto fondamentale tra forze non sociali rafforzate dalla globalizzazione stessa (crac del mercato, catastrofi naturali, guerre) e il soggetto, privo ormai del sostegno di valori sociali svaporati. Questa lotta, dice Touraine, non è perduta in partenza, perché il soggetto si sforza di creare regole di diritto in grado di sostenere la sua libertà e creatività (come i diritti umani, insieme individuali e universali). Così i movimenti culturali e sui diritti prenderanno il posto dei movimenti sociali. Touraine dixit.


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