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Cosa prevede il Piano nazionale di ripresa e resilienza per il Servizio civile
Nel testo è inserito un investimento di 60 milioni in tre anni per l’ampliamento delle competenze digitali di base e di 250 milioni per i progetti ordinari, che si aggiungono ai 400 milioni già inseriti nel bilancio statale. Le considerazioni di Licio Palazzini, presidente di Cnesc
Considerate le finalità del Servizio civile universale o Scu (art. 8 legge 106/2016 e art. 2 del dl 40/2017) e la programmazione triennale, articolata in piani annuali (dm 5 novembre 2019), il suo inserimento nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e la priorità data a livello dell’Unione Europea alle azioni di valorizzazione dei giovani (Next generation Plan) era da molti osservatori data per acquisita.
Così è.
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza il ruolo del Servizio Civile Universale viene proposto su due missioni. La prima è sulla Missione Uno, su “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”. La seconda è sulla missione Cinque su “Inclusione e Coesione”.
Nella Missione Uno il Scu viene riportato nell’investimento 1.7: Competenze digitali di base. “Gli sforzi di trasformazione digitale di infrastrutture e servizi sopra descritti saranno accompagnati da interventi di supporto alle competenze digitali dei cittadini, per garantire un sostegno robusto e pervasivo al compimento del percorso di alfabetizzazione digitale del paese. In questo ambito il Pnrr nel suo complesso prevede diverse linee di azione, tra loro sinergiche, che coprono tutti gli snodi del percorso educativo. Molte di queste iniziative sono descritte in altre componenti e, in particolare, nella Missione 4. Gli interventi descritti in questa sezione mirano a supportare le fasce della popolazione a maggior rischio di subire le conseguenze del digital divide, in qualche modo “l’ultimo miglio” delle conoscenze digitali. Oltre alle misure (più) tradizionali fornite dalle piattaforme educative, di istruzione e di supporto all’inserimento nel mondo del lavoro, con il PNRR si vuole rafforzare il network territoriale di supporto digitale (facendo leva su esperienze regionali di successo) e il Servizio civile digitale, attraverso il reclutamento di diverse migliaia di giovani che aiutino circa un milione di utenti ad acquisire competenze digitali di base.”
Nella missione 5 si trova l’altra, più consistente, sezione riferita al Servizio Civile Universale. La missione è “Politiche attive del lavoro” (M5C1). Questo riferimento viene ripreso nel quadro macro della missione 5 dove vengono descritti gli obiettivi generali e viene citato “Potenziare il Scu, stabilizzando i posti annuali disponibili”.
Nella “M5C1.2 Servizio civile universale” si parla dell’investimento 2.1: Servizio Civile Universale. “L’obiettivo del progetto è potenziare il Servizio civile universale, stabilizzando il numero di operatori volontari e promuovendo l’acquisizione di competenze chiave per l’apprendimento permanente (soft skills, competenze personali, sociali, competenze di cittadinanza attiva), in linea con la Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018 (2018/C/189/01).
Gli obiettivi specifici del progetto sono i seguenti: disporre di un numero più elevato di giovani che, attraverso il Servizio civile, compiano un percorso di apprendimento non formale, attraverso il quale accrescano le proprie conoscenze e competenze e siano meglio orientati rispetto allo sviluppo della propria vita professionale; diffondere il valore e l’esperienza della cittadinanza attiva dei giovani come strumento di inclusione e coesione sociale; promuovere, attraverso i progetti in cui operano i volontari, interventi di valenza sociale più efficaci sui territori, anche intercettando la dimensione della transizione al verde e al digitale; realizzare i servizi a favore delle comunità per rendere il Paese più resiliente, ma anche per attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi. Il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale è responsabile dell'attuazione di questo intervento, che dispone di un ammontare complessivo di 650 milioni di euro per il periodo 2021-2023 ed è riconosciuto dalla legislazione italiana come strumento di apprendimento non formale dei giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni.
Il maggior finanziamento consente agli enti di servizio civile di affrontare una programmazione su base triennale con più sicurezza, consapevoli che ci potrà essere continuità per la propria azione, e si potranno così dedicare a curare maggiormente la qualità degli interventi, sia con riferimento all’investimento sui giovani, sia in relazione alle ricadute sui territori e sull’ambiente. Tale finanziamento, coprendo i costi connessi all’impiego dei giovani, permette di riallocare parte delle risorse nazionali al rafforzamento di attività quali il monitoraggio dei programmi e la valutazione di risultati sui territori e sulle comunità. Ciò garantirà di acquisire buone pratiche per la qualità dei programmi futuri.
Per ciascuno degli anni presi in considerazione (2021-2023) si ipotizza la selezione di un numero standard di operatori volontari. Tale obiettivo si raggiunge prevedendo:
– nel primo semestre, di ciascun anno, la pubblicazione di un Avviso indirizzato agli enti di servizio civile per la presentazione di programmi di intervento in cui impegnare i giovani volontari;
– nel secondo semestre, la valutazione, l’approvazione e il finanziamento dei programmi e successiva pubblicazione del bando per la selezione degli operatori volontari.
I programmi nei quali saranno impegnati i giovani interessano tutti i settori che caratterizzano il servizio civile: assistenza; protezione civile; patrimonio ambientale e riqualificazione urbana; patrimonio storico, artistico e culturale; educazione e promozione culturale, paesaggistica, ambientale, dello sport, del turismo sostenibile e sociale; agricoltura in zona di montagna, agricoltura sociale e biodiversità; promozione della pace tra i popoli, della non violenza e della difesa non armata; promozione e tutela dei diritti umani; cooperazione allo sviluppo; promozione della cultura italiana all'estero e sostegno alle comunità di italiani all'estero. Ciascun programma risponde ad uno degli obiettivi individuati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e si inquadra in uno dei 15 specifici ambiti di azione identificati nel Piano triennale del servizio civile universale.”
Fin qui il testo. In concreto, cosa potrebbe generarsi da queste disposizioni?
Partiamo dal cosiddetto Servizio civile digitale. Da informazioni raccolte durante la riunione della Consulta nazionale del Servizio Civile sono previsti 60 milioni per tre anni. Con 20 milioni l’anno, sulla base del costo mensile per operatore volontario (439 euro) potrebbero essere avviati al servizio circa 3.800 operatori volontari. In realtà il numero sarà inferiore perché una parte della somma sarà destinata, per la prima volta, a sostenere anche gli enti che dovranno realizzare gli interventi. Quando verrà definita, saremo in grado di sapere di quante posizioni anno stiamo parlando. Il Ministro Colao ha parlato di 10.000 persone nei tre anni.
È una misura già avviata con la pubblicazione lo scorso 12 maggio dell’Avviso agli enti per la presentazione di programmi di intervento proprio sul Servizio civile digitale, intanto per 1.000 posti. Ogni ente titolare accreditato potrà presentare un programma, al massimo per 40 posizioni se opererà su più regioni. È un Avviso innovativo, perché contiene le Linee Guida a cui gli enti devono rifarsi.
Per quanto invece riguarda il Servizio Civile Universale ordinario è importante partire dal risultato raggiunto con la legge di stabilità 2021. Per la prima volta, il fondo nazionale del Scu ha una dotazione ordinaria 2021 e 2022 di 300 milioni, anche se la dotazione per il 2023 è di soli 93 milioni e quindi serve impegno per estendere la durata di una dotazione ordinaria di almeno 300 milioni anno. Partendo da questa situazione, i dati disponibili dicono che il totale dei 650 milioni di cui si parla, è formato da 400 milioni già inseriti nel bilancio statale e 250 milioni richiesti all’Unione. La cifra di 400 milioni si presta a qualche approfondimento. Con la legge di stabilità 2021 nell’apposito capitolo del bilancio statale sono stanziati 300 milioni per il 2021 e 300 milioni per il 2022, formati da circa 100 milioni stanziati negli anni precedenti e da 200 milioni anno aggiuntivi, stanziati dal Governo Conte Due. Non è chiaro quindi perché non si siano conteggiati 600 milioni statali per poter chiedere maggiori fondi europei.
L’altro elemento cruciale riguarda gli anni in cui impegnare i 250 milioni aggiuntivi. I testi disponibili non sono chiari, anche se si parla di anni 2021-2023. Questo può voler dire che per i contingenti annuali del 2021, 2022, 2023 ci sarebbero 943 milioni (300 milioni 2021, 300 milioni 202, 93 2023 di risorse nazionali e 250 milioni di risorse europee) che coprirebbero i costi per contingenti annui di circa 55.00 posizioni Italia e 1.000 estero.
Le considerazioni finali
- L’inserimento del Servizio civile universale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è un bel risultato, che apre ad una relazione stabile con l’Unione Europea. Questo fa assumere una nuova rilevanza al lavoro di rete con gli altri servizi civili in Francia, Germania, Belgio, etc. Va anche messo in conto, un confronto sulle molteplici identità nazionali e la visione della Commissione su questo istituto.
- Sul piano operativo, serve attrezzarsi ad uno nuovo rapporto fra azione delle istituzioni e azione delle organizzazioni accreditate, con un rimescolamento di funzioni, le cui prime tracce si vedono nell’Avviso per i 1.000 posti del cosiddetto Servizio civile digitale.
- Inoltre, per la parte di fondi europei, andrà monitorata la modalità di erogazione, impegno e rendicontazione. Potrebbero venire utili suggerimenti, come nuovi burocratismi su una situazione già al limite per gli enti accreditati.
- Alcune delle questioni aperte sulla destinazione delle risorse andranno chiarite in sede di Documento di programmazione economico finanziaria del Dipartimento per il 2021, sezione Servizio civile universale che dovrebbe essere disponibile entro questo mese di giugno.
da csvnet.it di *Licio Palazzini, cantiere terzo settore – presidente di Cnesc – Conferenza nazionale enti servizio civile
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