L'anno che verrà

Cosa fare della nostra Europa scissa in due?

A giugno sono in calendario le elezioni europee. Un passaggio cruciale per un Continente al bivio: da una parte l'apertura all'ingresso dell'Ucraina nella Comunità europea. dall'altra il piano per l'esternalizzazione delle migrazioni

di Angelo Moretti

L’Unione Europea ha concluso il 2023 con due fondamentali atti, che raccontano di due Europe ben distinte. Da un lato il grande giubilo della comunità ucraina finalmente ammessa ai negoziati che la porteranno ad essere  parte della tanto agognata comunità degli stati membri nel giro di qualche anno. Mentre continuano a vivere indicibili dolori e pressioni, a partire dalla rivoluzione civile di Majdan esattamente dieci anni fa, pagata prima con l’invasione della Crimea, poi con la lunga instabilità del Donbass, fino a ritrovarsi di fronte ad una guerra vera  e propria, gli ucraini hanno avuto la loro vittoria: essere riconosciuti parte dell’Europa,  un continente politico orientato alla democrazia ed al welfare, alla tutela dei diritti civili ed al rispetto delle minoranze. Dopo le cadute tragiche di Sophia e di Praga dura8nte la cortina di ferro, oggi l’UE riscrive la storia: i cento morti di Majdan , studenti, operai, pensionati, sono oggi i novelli Ian Palach che ce l’hanno fatta. 

In un altro emisfero di Bruxelles, in questi stessi giorni, è stato varato il nuovo regolamento del tanto atteso Patto sull’immigrazione ed il diritto di asilo. La nostra Unione, per trovare una quadra in un accordo che sembrava impossibile tra forze populiste-sovraniste e forze progressiste, ha coniato un ossimoro moderno: “solidarietà obbligatoria”. Un meccanismo da attivare quando uno o più Stati membri si trovano sotto pressione migratoria. Gli altri Paesi membri sono obbligati ad alleviare questa pressione in due modi: ricollocando un certo numero di richiedenti asilo sul proprio territorio, oppure pagando un contributo in denaro per finanziare mezzi e procedure di accoglienza nel Paese sotto pressione. Si parla di circa venti mila euro a migrante. Non solo. Il nuovo patto prevede una soluzione che costituisce un’ombra pesantissima secondo il parere delle organizzazioni di difesa dei diritti umani come ASGI e Amnesty International:  i finanziamenti degli stati membri possono essere indirizzati a misure relative alla gestione dei flussi migratori nei Paesi extra-europei, leggasi “centri di detenzione su frontiere esterne” della UE. In definitiva: l’Europa unita e federale che fu sognata e descritta da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, mentre erano confinati a Ventotene dal fascismo,  ora progetta nuovi centri di confino per popolazioni povere, vessate da guerre, nuovi fascismi e cambiamenti climatici, con un accordo basato principalmente sul prezzo da pagare per ogni persona, confondendo la solidarietà con i termini di un accordo para-commerciale: chi non accoglie paga, anche solo per finanziare la detenzione di famiglie con minori.


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La nostra Ue si appresta dunque a vivere un anno nuovo divisa in due modi diversi di intendere la sua responsabilità di essere forza di pace globale: da un lato accoglie un intero popolo di quaranta milioni di abitanti premiandone lo sforzo di aver tenuto testa ad un’aggressione senza pari, dall’altro progetta nuove frontiere extra Ue per trattenere e respingere, ancora prima della porta di ingresso,  i poveri ed i rifugiati. Se, fino a ieri, il gruppo capeggiato dai paesi economicamente forti, Germania in testa, parlava di  un’Europa a due velocità, in cui le nazioni-locomotiva avrebbero potuto prendere decisioni su argomenti strategici senza dover aspettare i paesi economicamente deboli, siamo ora arrivati addirittura a scindere in due lo spirito dell’Europa. Il 2024, con le elezioni di giugno, potrebbe rivelarsi un anno spartiacque: o si farà avanti l’Ue accogliente e visionaria, che oggi apre ad un popolo in lotta contro il suo oppressore, oppure potrebbe affermarsi un’UE fortezza che spegne il suo  faro e si riduce ad essere una frontiera a pagamento.

Foto: un treno in Ucraina, scatto di Anna Spena

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