Politica
Cosa direbbe Chiara Lubich a quest’Italia
La fondatrice dei Focolarini moriva 10 anni fa. Luigino Bruni ha condiviso con lei il grande progetto dell'Economia di Comunione. "Aveva capito quanto siano preziosi i corpi intermedi per la vita di un popolo. Invece la nuova politica sogna di poterne fare a meno..."
«Chiara mi chiamò nel 1998: voleva che l’aiutassi a dare dignità scientifica alla grande esperienza dell’Economia di comunione». Luigino Bruni rievoca così il suo rapporto con Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolarini, morta il 14 marzo di 10 anni fa. A riviverla oggi quella chiamata ha un grande contenuto profetico: Lubich avvertiva il rischio che una bellissima prassi senza una teoria che la sorreggesse potesse esaurirsi. «È un’attenzione che dice tanto della persona, della sua intelligenza oltre che della sua passione. Ho lavorato con lei sino al 2008, per dare all’Economia di comunione una strutturazione che le permettesse di alimentarsi, grazie ad un’elaborazione di pensiero in cui sono stati coinvolti tanti importanti economisti». Chiara Lubich è stata una delle grandi personalità che nel secolo scorso hanno contribuito a costruire la realtà dei corpi intermedi in tutto il mondo, e in particolare in Italia. Oggi quel processo, nella sua dimensione complessiva, sembra essersi arenato. In che termini quindi personalità come Chiara possono indicative per l’oggi? È il tema del dialogo con Luigino Bruni. La vicenda elettorale ha reso evidentemente ancor più urgente una riflessione sul tema.
La politica che vince è quella che salta tutte le mediazioni. Sembra un processo irreversibile…
È un processo drammatico, ma io penso che sarà molto meno semplice di quel che i leader politici oggi immaginano. Prendiamo la misura del reddito di cittadinanza. Può anche essere un’idea da condividere, ma che rischia di implodere, proprio perché il cittadino ha davanti a sé come unico interlocutore l’impiegato dell’ufficio del lavoro. Un percorso come questo può funzionare se si investe sulla società civile per la sua capacità di attivazione delle persone. L’esperienza della cooperazione sociale insegna. Se tra stato e individuo c’è solo un vuoto, il reddito di cittadinanza diventerà una sorta di parcheggio per le persone, senza che nessuno si occupi di un percorso di attivazione.
E persone come Chiara Lubich cosa potrebbero insegnare oggi?
Lei non pensava mai in astratto. Aveva sempre in testa il bisogno umano e capiva che per rispondere a quel bisogno si dovevano attivare nuove narrazioni capaci di attrarre persone e di comunicare ideali. Non si possono pensare misure, anche buone, fuori da un desiderio di cambiamento del mondo. Un desiderio che non può essere individuale, ma collettivo, pur nella diversità delle storie e delle appartenenze. È una narrativa che ha come orizzonte la felicità degli uomini, ma una felicità pubblica. Invece oggi domina una narrativa che ghettizza le persone dentro la prospettiva della felicità privata.
Chiara Lubich
A quanto pare al potere oggi va bene così…
Pasolini lo aveva capito prima di tutti gli altri. È stato realizzato uno svuotamento delle persone. Un’operazione a suo modo geniale del capitalismo, perché le persone svuotate di interiorità sono molto più manipolabili. Quando Pasolini diceva, sollevando lo scandalo degli intellettuali, che il consumismo stava facendo molto più danni che non lo stesso fascismo, coglieva pienamente nel segno. Era stato capace di profezia.
E dove si possono scovare le ragioni per nuove azioni collettive?
Personaggi come Chiara Lubich insegnano a non essere mai astratti. Tutto si genera dalla vita. Proprio come in botanica. Nuovi boccioli sbocciano, e il giardiniere non ha il compito artificioso di crearli, ma semplicemente di coltivarli e curarli. Ma è dalla terra che si generano. Oggi la terra di un Paese come il nostro è inaridita. Ma mi vien da dire: quanto era inaridita la terra in tante circostanze narrate dalla Bibbia. Eppure proprio il terreno inaridito è stato quello che tante volte ha attivato energie profetiche. Sono stato recentemente in Corea e ho scoperto che sono state introdotte ore di meditazioni dentro le scuole. Anche in Cina è stato dato spazio alla riscoperta di Confucio. Vuol dire che chi ha responsabilità di governo ha capito il rischio di avere persone svuotate di vita interiore. E che possono diventare preda di ogni follia ideologica.
E in Europa?
Siamo prigionieri del mito della tecnologia che risolve tutto. Siamo colonizzati, in particolare in Italia, dove anche il pensiero economico è schiacciato anche dal punto di vista del vocabolario sul modello americano. Invece abbiamo un genius loci che potrebbe alimentare una visione diversa e capace di generare azioni collettive.
E Chiara Lubich come alimenterebbe oggi un processo di questo tipo?
Dicendoci di non guardare alle risposte che lei aveva dato, in una stagione che è diversa dalla nostra, perché bloccarsi sulle risposte è un’operazione nostalgica. Invece si deve ripartire dalle domande che lei si era posta: domande a partire dai bisogni degli uomini, dal bisogno di felicità. Le domande spingono in avanti la storia.
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