Mondo
Cosa combina la commissaria Jeleva?
La prima imbarazzante audizione della delegata alla cooperazione umanitaria di Barroso
di Rose Hackman
Dopo la prima audizione (del 12 gennaio) di fronte agli europarlamentari, il futuro di Rumiana Jeleva, il commissario designato alla Cooperazione e all’Aiuto umanitario di Bruxelles è appeso a un filo.
Parlando in un inglese esitante (aveva rifiutato di esprimersi nella sua madrelingua), l’ex ministro degli esteri bulgaro, proveniente del partito dei conservatori, non è riuscita a rispondere in modo soddisfacente ad un’accusa formulata dalla sua connazionale, la liberale Antonyia Parvanova, sui suoi rapporti con una società di consulenza, la “Global Consult”. Il nome della società infatti non compariva nella dichiarazione d’interessi economici e finanziari che ogni commissario è tenuto a presentare.
Mentre la Jeleva ha sostenuto di non aver più avuto a che fare con “Global Consult” a partire dal 2007, la sua sfidante ha invece affermato che ha mantenuto rapporti con la società di consulenza fino al 2009.
A questo punto invece di affrontare direttamente il problema, il commissario designato ha dichiarato voler «concentrarsi sull’ aiuto umanitario»: «ci sono tante persone che soffrono in questo mondo, che stanno anche morendo, e noi stiamo a perdere tempo su allegazioni infondate».
Non l’avesse mai detto. Anche su questo punto però la Jeleva perde subito colpi. Interrogata sui temi della politica internazionale ha dichiarato la sua disponibilità a dialogare con i «talebani moderati», mentre su Somalia e a Gaza non ha saputo dire altro se non annunciare la sua disponibilità a visitare quelle due aree del mondo, che evidentemente allo stato attuale conosce poco. Dulcis in fundo, ammettendo di non sapere nulla sulla situazione in Congo (dove l’UE dispone di una grande missione-intervento) ha promesso di creare un “immenso” (“huge”, un termine che in inglese suona un po’ infantile) forum internazionale contro gli abusi umanitari. Insomma una performance che ha lasciato basiti gli europarlamentari. Tanto che Martin Schulz, il presidente del gruppo socialista, in una lettera al Presidente della Commissione, s’è pronunciato non favorevole alla sua candidatura a causa di mancanza di “capacità di fondo”. Risultato? Il 26 gennaio, giorno in cui la nuova commissione, dovrà ricevere il lasciapassare del parlamento europeo, la Jeleva potrebbe non far più parte della squadra di Barroso.
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