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Cosa ci lascia Eluana

Ci scrive Riccardo De Benedetti: «La nostra discussione è un suo dono».

di Riccardo Bonacina

Eluana Englaro è morta. La donna – che da oltre 17 anni era in stato vegetativo a seguito di un incidente stradale avvenuto nel 1992 – ha cessato definitivamente di vivere alle 20,10, a quattro giorni dal ricovero alla casa di riposo «La Quiete» di Udine, dove era stata trasferita per l’avvio del processo di sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione. La morte è avvenuta mentre nell’aula del  Senato era in corso la discussione sul Dl che porta il suo nome.

In questi giorni tra i dialoghi che si sono sviluppati sul sito e sui nostri blog, quello con Riccardo De Benedetti  è stato intenso e sorprendente. Riccardo De Benedetti è stato dal 1979 al 2000 redattore della rivista di filosofia «aut aut», fondata nel 1951 da Enzo Paci. ?Ho scritto e pubblicato diversi libri: «La fenice di Marx» (2003); «La politica invisibile di Maurice Blanchot» (2004); «Case di carta. Un imbroglio all’italiana» (2006); «La chiesa di Sade. Una devozione moderna» (2008) presso Medusa Edizioni. Innumerevoli prefazioni a libri e traduzioni dal francese. Ha curato: P. Ricoeur, «La questione del potere», 1991 Marco Editore; H. Bergson, «Lucrezio» (2003), Medusa; E. Voegelin, «Hitler e i tedeschi» (2005) Medusa; E. Voegelin, Cos’è la storia (2007) Medusa. ??Ha collaborato con: «Lotta Continua», «manifesto», «il Moderno», «Radiopopolare». ?
Pochi minuti prima che Eluana morisse, Riccardo ci ha postato questo commento che si chiude con un pensiero che condividiamo in pieno: «La nostra discussione è un suo dono».

Per otto lunghi anni ho assistito mia madre nella progressione del suo Alzheimer. Dico suo, perché mai come in questa patologia c’è il malato e non la malattia. Progressione devastante che si è conclusa con un blocco intestinale che l’ha portata alla morte. Abbiamo, io e le mie sorelle, attraversato tutti gli stadi che limitano via via la comunicazione fino a cancellare quasi tutto di ciò che viene considerata vita relazionale, come dice nel blog La puntina, Lorenzo Sacconi. Ci siamo sempre chiesti se era veramente cancellata questa vita. E ogni giorno abbiamo avuto la dimostrazione che non era così. Lo sguardo, mai assente, pure in mancanza totale di parola (anche se poi ogni tanto un suono chiaro e preciso mia madre lo pronunciava. Davanti alla finestra il giorno prima dell’occlusione disse chiaramente: andiamo), è stato un punto fermo per noi: non era lo stesso davanti agli estranei. Mia madre, per esempio, si emozionava davanti ai bambini piccoli in carrozzina, ed era in una fase in cui il cosiddetto pensiero cognitivo doveva essere del tutto assente; nessuna autosufficienza, la assistevamo in tutto (dai bisogni all’alimentazione), in tutto e per tutto dipendeva da noi. Ma se nelle brevi passeggiate intorno alla casa vedeva un bimbo si trasfigurava in un sorriso indescrivibile, stendeva il braccio per accarezzarlo senza ovviamente raggiungere il volto del bimbo perché la sua percezione era ormai alterata a tal punto che le strisce pedonali di Quinto Romano, dove abitava, li leggeva come gradini del marciapiede e i gradini come strisce pedonali. Era memoria? Era coscienza? Era semplicemente amore, credo. E vi assicuro che questi incontri ci bastavano per una settimana, erano una benedizione, una benedizione terrena… mi davano felicità più che se fosse stata in grado di pronunciare il mio nome… che non sillabava da anni… Tutto questo per dire che anche nella più fine, nella più filosoficamente avvertita definizione di persona c’è un insondabile resto, un’eccedenza che non è riducibile ad alcuna nostra categoria. Non voglio che questo resto sia preso in carico da una ragione giuridica, sociale, funzionalistica, chiamatela come volete.?
Ma ora che sto scrivendo mi stanno dicendo che Eluana è morta. Almeno la nostra discussione è un suo dono. Credo che lo ricorderemo per molto, e se quella che ritengo senza false ipocrisie una battaglia sciagurata, avrà un effetto positivo lo avrà proprio in virtù di questo dono. Gratuito come la vita.

 

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