Modelli di sviluppo
Cosa ci dicono quei cinque bambini di Ostana
Cosa insegnano tre giorni ad Ostana, nell'alta Valle Po, ospiti della cooperativa di comunità Viso a Viso in occasione della terza edizione del Festival "Conversazioni"
Ci sono cinque bambini da uno a tre anni che ogni giorno entrano nella scuola di “O”. “O” richiama la lettera che apre e chiude Oustano, ovvero Ostana in occitano. Siamo nell’Alta Valle Po in provincia di Cuneo. Con i suoi 88 abitanti Ostana è il 47esimo comune più piccolo d’Italia. Affacciato al Monviso è uno dei borghi più belli del Paese secondo la Consulta del Turismo di Anci. Ma la bellezza non sarebbe bastata per riportare una scuola ai 1250 metri di Ostana. La chiave di volta è stata, nel 2020, la fondazione della cooperativa di comunità Viso a Viso.
Non solo la scuola “O” (tecnicamente un baby parking), ma anche una scuola estiva per i bambini fino agli 11 anni dove nell’ultima stagione sono transitati 50 ragazzini. E ancora: il Lou Pourtoun, il centro culturale polifunzionale che domina la frazione Sant’Antonio e ospita la Merenderia Alpina, un negozio di prodotti locali, uno spazio coworking, una biblioteca (che è stato il primo progetto realizzato e attivato già nel maggio 2020), convegni, concerti, incontri che stanno rendendo questo fazzoletto di Italia – dove si è svolta la storia che ha ispirato il film “Il vento fa il suo giro” – un caso esemplare di rigenerazione sociale e comunitaria. Solo nell’ultimo anno, grazie al motore acceso dalla cooperativa di comunità in Alta Valle Po sono arrivati 1.700 ragazzi attratti dalle attività sociali, culturali e dalla scuola di musica. Una cosa mai vista da queste parti.
Non sorprende che proprio a Ostana si siano dati appuntamento dal 4 al 6 ottobre scorsi tanti protagonisti del pensiero e dell’azione civica delle aree interne per la terza edizione di “Conversazioni”, il Festival delle comunità sostenibili. Tre le direttrice lungo le quali si sono confrontati imprenditori sociali, giornalisti, cooperatori, banchieri cooperativi e investitori ad impatto chiamati a raccolta da Confcooperative Habitat Piemonte e appunto da Viso a Viso: la sostenibilità economica, la sostenibilità ambientale e quella culturale.
«Una tripartizione», ha spiegato la vicepresidente della cooperativa di comunità Laura Cantarella, «che va ricondotta a un unico concetto di sviluppo comunitario e sostenibile». «Tutto quello che oggi racconta questo posto», ha aggiunto il presidente Federico Bernini, «non sarebbe stato possibile senza una visione che andasse al di là dei criteri economici e di investimento tradizionali». «Quello che ci ha convinto di Ostana», gli fa eco Elena Casolari, presidente di Fondazione Opes, uno dei soggetti di finanza ad impatto che hanno investito nel progetto, «non è stato il classico file excel in cui ci vengono presentati le previsioni di rientro e di incassi negli anni a venire, ma appunto l’idea di sviluppo espressa dai dirigenti di Viso a Viso».
C’è uno spettacolo di teatro di comunità che racconta la storia di Ostana. Uno spettacolo che chi ha partecipato alle tre giorni ha potuto ammirare. Gli attori sono tutti abitanti del paese. Vederlo all’imbrunire guidati dalla voce di Giacomo Lombardo, classe 1943 e sindaco, è un’esperienza che da sola varrebbe il viaggio nell’Alta Valle Po. Con lui va in scena nella sua culla anche Sebastian, il figlio dei panettieri, nato a luglio. Fra qualche mese entrerà nella scuola “O”. Sebastian, i suoi genitori, Ostana, le sue scuole e la sua cooperativa di comunità hanno scommesso sul futuro. Sostenibile e comunitario. L’alternativa? Scendere a valle. Ma la storia di “O” ormai ha preso un’altra strada. Che non guarda più in basso.
Foto apertura: i cinque bambini iscritti alla scuola O
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