Politica
Cosa c’è dietro il voto
Analisi e riflessioni dopo la tornata elettorale: cosa cambia sui territori
di Redazione
Ampio spazio anche oggi alle analisi del voto europeo e amministrativo. In particolare occhi puntati sugli approfondimenti territoriali. Dal profondo nord alla Sicilia.
Sono due i focus post elettorali che apre in prima pagina il numero del CORRIERE DELLA SERA in edicola oggi. Gian Antonio Stella si occupa de “I voti smarriti tra i veleni di Sicilia”, mentre Dario Di Vico si intrattiene su “Fabbriche e gazebo: la Lega modello Pci”. Partiamo da qui: “Sezioni in fabbrica, feste di partito e gazebo. La Lega adotta il modello Pci”. Il vicedirettore del quotidiano milanese ricordando la solidarietà che in questi mesi gli attivisti del Carroccio hanno portato in diversi casi alle proteste degli operai del nord riprende la formula del deputato leghista Armando Valli che rivela che nell’ultimo anno è nato «un laburismo leghista che spariglia le antiche divisioni di classe», che – dice Di Vico – «ha reso possibile l’impetuosa crescita elettorale del Carroccio estesasi nelle zone pedemontane fino in Emilia e in Toscana». E ancora: «Di recente la Lega ha aperto due sezioni di fabbrica in due cattedrali dell’operaismo italiano: la Fiat Mirafiori di Torino e la Om di Brescia». L’ex cislino Pezzotta parla di zapping associativo: «L’operaio può iscriversi alla Cgil, frequentare una bocciofila di parrocchia e votare per il centrodestra, il tutto senza drammi».
Il caso Sicilia. Berlusconi «più ci pensa»- scrive Stella – «più gli monta dentro la rabbia. L’aveva detto chiaro e tondo: voleva fare un figurone, alle elzioni». L’isola però gli ha tolto quasi un milione di consensi. La guerra fra Renato Schifani e il capo del Pdl siciliano Giuseppe Castiglione da una parte e il governatore Raffaele Lombardo, dall’altra, non accenna a spegnersi. Dice Lombardo: «Non cederò di un millimetro». E a Famiglia Cristiana: «Si rende conto che, mentre il Sud è in ginocchio, viene sollevata la questione del Nord come unica questione nazionale? Ma siamo impazziti?».
LA REPUBBLICA apre con la prossima consultazione elettorale (“Referendum: no di Berlusconi, sì di Fini”) e analizza i risultati locali delle amministrative da pagina 6: “Pdl primo nonostante le calunnie”. Il Pd regge solo in Emilia Romagna, Toscana e Umbria. Altrove il centrodestra fa il pieno, sottolinea Francesco Bei. 24 giunte sono passate al centrodestra. 22 le province che andranno al ballottaggio; 16 i comuni. Il caso è dedicato al capoluogo emiliano: “A Delbono manca un pugno di schede Bologna si risveglia al ballottaggio”. Il candidato Pd è arrivato al 49,4%, il suo antagonista Alfredo Cazzola al 29,1%. Il centrosinistra avrà la maggioranza del consiglio comunale (25 consiglieri su 49) comunque vadano le cose. Entrambi preparano la strategia in vista del ballottaggio. Delbono intende rivolgersi a tutti i cittadini. Cazzola è incerto se chiamare o no Berlusconi (che però a Bologna significherebbe una provocazione e dunque una chiamata alle armi di tutto il centrosinistra, commenta Luciano Nigro). Direttamente agli elettori si rivolge pure il fiorentino Matteo Renzi, Pd arrivato a quota 47,6% (contro il 32% di Giovanni Galli, Pdl). La polemica è concentrata su Bari, dove lo spoglio delle schede non è ancora terminato. “Bari, scrutini con rissa il Viminale blocca tutto” è il titolo del pezzullo, in cui si spiega che lo scrutinio sarà completato dall’ufficio elettorale del tribunale (sono 3 su 345 le sezioni ancora inadempienti, anche a causa della litigiosità dei rappresentanti delle liste, oltre che per l’inesperienza di presidenti di seggio e scrutatori). Sulle elezioni interessante affondo di Ilvo Diamanti: “Dalla sicurezza alla legalità con Bossi e Di Pietro vince il modello populista”. Dalle urne, scrive Diamanti, esce indebolito Berlusconi, non la sua coalizione. «Nell’insieme questa consultazione conferma un profondo mutamento dei rapporti tra politica, società e territorio, che investe entrambi gli schieramenti». Non a caso vincitori sono Lega e Idv (entrambi puntano sulla sicurezza che interpretano in modo diverso. Versione ronde la prima, versione legalità il secondo; e usano uno stile decisamente populista). Quanto al rapporto con il territorio, la Lega è territoriale, nordista per geografia e identità; l’Idv è un “partito senza territorio” orientato su questioni nazionali.
Dopo 8 pagine dedicate alle questioni politiche nazionali (referendum, richiamo di Napolitano sulla giustizia, intervista a Debora Serracchiani e Michela Brambilla), LA STAMPA viaggia sui territori. Prima Venezia con “la leghista che spaventa Cacciari”: il ballottaggio per la Provincia prova d’assalto a Ca’Farsetti, con la candidata del Carroccio, Francesca Zaccaruitto, che ha perso la vittoria secca per un soffio. Scrive Anna Sandri: «Dicono che è questione di «vento»: butta a destra, e la provincia di Venezia, che dalle braccia della Dc era passata direttamente a quelle del centrosinistra, se lo spiega in parte con una tendenza generale. Ma non basta. Fosse solo perché la Lega in quattro anni è passata dal 3,6 al 13,8: altro che vento, servirebbe un tornado». Poi la storia di Sandy Cane, il primo sindaco Nero eletto per la Lega a Viggiù. «Figlia di un militare Usa e di una viggiutese sfollata durante la guerra. Traduttrice dall’inglese di professione, direttrice d’albergo in Val d’Aosta durante la stagione invernale, Sandy Cane giura di essere stata folgorata sulla via di Pontida da un paio di manifesti. “Di politica capivo niente. Da americana ho apprezzato subito i messaggi diretti della Lega. Alla fine sono quelli che fanno più presa sulla gente e che mi hanno fatto vincere”», scrive Fabio Poletti. «Smentisce che i respingimenti degli immigrati, la lotta agli extracomunitari clandestini, certe sparate di Bossi e Maroni, siano l’anima nera del movimento in verde. “Tollerare l’immigrazione clandestina è prima di tutto un danno a chi entra nel nostro Paese solo con la voglia di lavorare e di integrarsi, di avere una vita normale”». Di spalla un reportage di Alberto Mattioli sulla presenza nel territorio della Lega “Il partitissimo della militanza porta a porta”: «La Lega ha (stra)vinto anche così. Lo si capisce qui, nella tana del lupo verde, quando scopri che il partito cura i militanti dalla culla alla tomba, come la socialdemocrazia sì bella e perduta di una volta. C’è perfino l’asilo interno per gli «Orsetti padani», che poi, a parte le foto di Bossi e Maroni che lasciano che i pargoli vengano a loro, è un normalissimo asilo con tanto di pedagogista laureata, Cristina Mondonico: «Non lavorerei mai altrove – confessa -. Io sto bene qui, con i miei angioletti padani». Quando gli angioletti crescono, finiscono nelle mani sapienti di Gianfranco Salmoiraghi, 64 anni, iperefficiente «segretario organizzativo federale» modello poche chiacchiere e molti fatti: «Internet? Benissimo, ma per noi contano di più Radio Padania libera, le feste di partito, le sezioni. E i gazebo. Il gazebo come strumento politico l’abbiamo inventato noi. Più di dieci anni fa, ne ordinai 25 mila a una ditta che poi infatti ha chiuso, il proprietario sarà alle Mauritius… Ah, e i manifesti». E poi Bari («In Comune ha vinto solo il caos”), Ferrara (“Pd, due ballottaggi in casa Franceschini”), Verbania (“La mia marcia su Verbania. L’ex missino Zacchera conquista dopo 64 anni la città medaglia d’oro della Resistenza”), Prato (“Chinatown era rossa, la paura la fa azzurra”).
Il SOLE24ORE si concentra come da due giorni in qua sull’exploit della Lega. Titolo: “Carroccio king maker a Milano” ovvero: Podestà ha sfiorato l’elezione al primo turno ma teme, secondo il SOLE, il «disimpegno» della Lega al ballottaggio. Quindi il partito di Bossi è sempre più ago della bilancia al Nord. Di spalla, focus su Bologna, dove il Pd perde il 10% e «Delbono non vola» mentre la performance del candidato dell’ultrasinistra Gianfranco Pasquino è «misera ma decisiva». A Bologna la matassa però si aggroviglia perché visto che i partiti che sostengono Delbono hanno la maggioranza in Consiglio (50,2%) in base a una interpretazione della legge elettorale anche se vincesse Cazzola non potrebbe governare.
Tradimento istantaneo degli elettori del Pdl a Milano. Di questo parla l’editoriale di Pierluigi Magnaschi su ITALIA OGGI. Questi, infatti, rivela un dato in controtendenza: in provincia di Milano il Pdl ha preso 593 mila voti nella voti nella elezione europea ma solo 485 mila in quella per la Provincia. Sono scomparsi, in solo due giorni, 108 mila elettori. Il fatto che ci siano stati 100 mila elettori che hanno dato il loro voto al Pdl nelle europee, e contemporaneamente lo hanno negato alla stesso partito, votando nella stessa cabina, «dimostra» secondo Magnaschi «che il votante italiano si è finalmente smaliziato ed è sempre meno intruppatile». Ancora Magnaschi:«Un elettore che in mano due schede e che, anziché replicare meccanicamente il voto dato in una nell’altra, è un elettore inconsueto e permanete adulto. Ciò è vero soprattutto se questa disgiunzione del voto si è verificata, nella provincia di Milano, addirittura nel 10% dei casi per il Pdl. Tale tradimento istantaneo è stato cioè adottato da un votante su cinque». Il fatto che il voto sia sempre meno fideistico, è per Magnaschi una dinamica molto positiva per la salute della politica. «Nel voto» si legge nell’articolo, «al contrario che nella vita di relazione, la fedeltà non è una virtù, ma un difetto. Infatti, se i politici sanno che, qualsiasi cosa facciano, i loro elettori concedono ad essi, comunque, il loro voto, non sono stimolati a fare bene. Il politico migliore è colui che sa che rischia il posto e che sarà giudicato con il voto, non in base alla casacca che porta, ma in base alle cose che ha fanno o non fatto».
IL GIORNALE a due giorni dai risultati elettorali pubblica interviste ai vincitori. A cominciare da Berlusconi che rompe il silenzio e dice: «Sconfitte anche le calunnie. Il governo esce più forte». In copertina un “Silvio bifronte” per due commenti: il primo a firma di Vittorio Macioce che vede Berlusconi dalla parte dei cittadini del Nord Italia che si lamentano «ti dedichi troppo al Sud» e il secondo scritto da Maria Giovanna Maglie dove il Premier è visto da Sud ed «è troppo attento ad aiutare il Nord». Nel primo articolo si analizza il voto dato alla Lega, nel secondo il focus parte dal volta faccia della Sicilia, serbatoio di voti Pdl, per arrivare al successo in Abruzzo. Dopo questa sorvolata del Bel Paese il GIORNALE atterra a Verona per l’intervista a Flavio Tosi che afferma: «La Lega vince perché gli operai si fidano». L’articolo racconta di come il sindaco di Verona abbia fatto eleggere in Europa un giovane consigliere comunale col record di preferenze. Poi Tosi rilancia: «Ora con il 10% a livello nazionale vogliamo il governatore del Veneto. E un’altra regione». Spalla a quest’intervista un pezzo che mette in risalto che il Carroccio a Milano è calato: nelle politiche 2008 aveva il 12, 3%, mentre nelle europee siamo all’11,7%. A pag. 6 intervista alla “Obama del Carroccio” che dice « spiegherò i neri a Borghezio». Siamo a Viggiù e dove Sandy Cane, classe 1961, afro americana in Italia dal 1971, è diventata sindaco candidata per la Lega dove milita da 15 anni. «Sono arrivata a Varese nel 1971. La gente qui era più povera di adesso. Io avevo le Nike e la bicicletta e i bambini non le avevano e volevano tutti giocare con me». «Ha vinto la squadra dove l’età media è di 30 anni, il vice sindaco ne ha 25». «Zero esperienza a fare il sindaco ,ma faccio funzionare alberghi a 5 stelle. Se metto d’accordo cuochi siciliani e personale di sala sardo posso fare tutto». Nel ballo delle interviste ai vincitori tocca a Barbara Matera: «Un boomerang il gossip Pd». La neoeletta con oltre 130 mila voti « Gli italiani mi hanno votata non solo per la bellezza». La Matera è stata la più votata nella circoscrizione Italia meridionale, seconda a Berlusconi. Al parlamento europeo «vorrei scrivermi alla commissione cultura e istruzione, inerente con i miei studi universitari».
Su Penati e il ballottaggio di Milano IL MANIFESTO non fa sconti è accusa il presidente provinciale uscente di aver perso consensi, distrutto l’ala alla sua sinistra e non aver racimolato consensi al centro, il tutto cercando di dare anche lezioni al Pd «Non sarà mai consentito a nessuno di ignorare i segnali della piazza». Nel Napoletano è stato uno Tsunami azzurro che ha spazzato via «il rinascimento napoletano di Bassolino». Il quotidiano comunista , in un articolo di Francesca Pilla sostiene che era «previsto che i cittadini avrebbero bocciato il progetto di sinistra ormai stanchi di scandali, inchieste giudiziarie, ma il tripudio di consensi è stato una sorpresa». A Bari Michele Emiliano è al ballottaggio per mille voti, in una regione e una città storicamente a destra. Ci tiene a sottolineare il sindaco uscente «se sommiamo noi con l’Udc Bari ha votato contro il centro destra». L’idea è proprio questa: alleanza Pd-Udc lasciando da parte le ideologie.
A Bologna Flavio Delbono teme l’astensionismo per il ballottaggio ed esorta i bolognesi «perchè vadano a votare, la scelta sarà tra il centro sinistra e una fotocopia locale di Berlusconi». Il sosia del Premier è l’ex presidente del Bologna calcio Alfredo Cazzola. Un risultato fa scalpore: il 3.3% dei voti raccolti da Giovanni Favia, lista Beppe Grillo. Situazione simile a quella bolognese a Firenze dove in testa c’è Matteo Renzi del Pd al ballottaggio con Giovanni Galli del Pdl. Renzi sta pensando ad un’intesa con l’Udc «andrò a parlare con tutti per far capire il mio programma. E andrò ad ascoltare anche gli altri candidati. Vedremo se sarà possibile un accordo».
IL MANIFESTO intervista anche Josè Bovè, altermondista francese per spiegare il fenomeno Daniel Cohn-Bendit e l’ecologismo che vince. «I passi verso il successo iniziano con il ricompattare la sinistra intorno a temi ambientalisti, fatto che cancella le distinzioni di provenienza ideale ed evita scontri interni. Siamo andati bene perchè i nostri temi raggiungono molto i giovani, siamo stati il primo partito votato da chi ha meno di 40 anni. La prima cosa che faremo sarà una coalizione anti Barroso a Strasburgo per evitare che venga rieletto».
AVVENIRE apre su “Il dopo voto riapre il fronte referendum”, entra nel merito dei ballottaggi a pag. 6 con il corteggiamento dell’Udc da parte dei due schieramenti, Pd e Pdl. Casini rivendica il peso del suo partito, ma saranno proprio i livelli locali a decidere caso per caso con chi schierarsi: «Convocheremo le dirigenze locali e decideremo su scala regionale». Nella provincia di Milano, Guido Podestà non «esclude apparentamenti», ma dato il veto della Lega a imbarcare i centristi, potrebbe limitarsi a a «ingaggiare» i pensionati di Elisabetta Fattuzzo. A Venezia il 5,6% dell’Udc basterebbe a Francesca Zaccariotto (Pdl) per vincere, ma qui ancor più che a Milano, l’intesta si scontra con l’opposizione del Carroccio. Ed, ecco allora, che i centristi si vedono “tentati” sul versante opposto per il comune di Padova. Di questo si è parlato con D’Alema, così come delle provinciali di Torino, dove il Pd è in vantaggio con Antonio Saitta. Stessa situazione a Firenze, dove il candidato sindaco Matteo Renzi, che va al ballottaggio in netto vantaggio, non fa mistero di guardare con attenzione all’Udc, anche se poi sembra escludere l’apparentamento. Anche l’avversario Giovanni Galli dice di volersi confrontare col partito di Casini per capire se i programmi combaciano. Sul piatto delle trattative con l’Udc anche il comune di Bari. Seguono due pagine (8 e 9) sotto l’occhiello “Voto locale”. “Il voto stravolge la mappa delle province”. Al primo turno il Pd perde 15 province e al Pdl vanno anche sei comuni capoluogo. Il centrosinistra tiene solo in Emilia e Toscana, ma anche a Bologna e Firenze si va allo spareggio. A Bologna la possibilità per Flavio Delbono (Pd) di vincere al primo turno è sfumata per una manciata di voti. A pesare sono state soprattutto le liste di sinistra (nate in funzione anti-Cofferati) e la lista di Beppe Grillo, che entra per la prima volta nel consiglio comunale di una città capoluogo di regione, con il giovane candidato Giovanni Favia, arrivato a sorpresa in quarta posizione. In Toscana saranno 11 i ballottaggi per eleggere il sindaco nei comuni con più di 15mila abitanti. A Firenze, l’esito dipenderà da dove andranno a confluire l’8,35% dei voti raccolti da Valdo Spini (Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Sinistra per la Costituzione e civica), il 4,1% di Ornella De Zordo (Perunaltracittà), il 3,3% di Mario Razzanelli (Firenze c’è), che ha già dichiarato di appoggiare Galli, e il 2,15% di Marco Carraresi (Udc). Più equilibrato il ballottaggio a Prato, che fa registrare il dato forse più clamoroso, perché qui finora il centrosinistra aveva sempre avuto i numeri per vincere al primo turno.
Fronte Europarlamento. “Tre sfide per l’Europarlamento”. Su AVVENIRE doppio intervento di Mario Mauro e Patrizia Toia, più in calce uno di Carlo Casini, su tre punti prioritari: la crisi; bioetica; immigrazione e cooperazione. Mauro: 1) Serve un’economia sociale di mercato che valorizzi la persona e rilanci la famiglia come soggetto centrale. 2) Nell’Europarlamento prevale il gioco delle opinioni ma la verità non la si può mettere ai voti. Anche a costo di andare in minoranza e al di là delle appartenenze partitiche (e qui fa un cenno ad aperture trasversali all’interno degli intergruppi). 3) Una politica migratoria unitaria che non solo condivida gli ideali ma ripartisca sui 27 anche gli oneri e l’impatto degli arrivi; unita a strumenti utili a verificare come e se i soldi stanziati dall’Ue per la cooperazione (il più grande donatore a livello mondiale) diventano reali capitoli di spesa nel bilancio dei Paesi destinatari. Toia: 1) Serve un welfare che tuteli i precari, le madri lavoratrici e le famiglie, anche quelle separate. L’Europa non ha competenze ma l’integrazione può favorire la circolazione di buone pratiche sociali. Dubita del fatto che nel nuovo Parlamento spostato destra i poveri saranno una priorità. 2) I temi bioetici sono in buona parte legati alle legislazioni nazionali e alle convinzioni personali, ed è un bene che sia così. 3) Occorre fissare politiche comuni di integrazione e respingere chi resta nella clandestinità. Casini: 1) Bisogna rafforzare la tradizione europea di economia sociale senza dimenticare disoccupati e precari. E bisogna mettere al centro in maniera trasversale la famiglia. 2) Occorrerà vigilare che l’Europa rimanga fedele alle proprie radici cristiane. La divisione sui temi bioetici rimane trasversale ai partiti. Da qui la proposta ai parlamentari cattolici dei diversi schieramenti di raccordarsi per agire insieme sui diversi aspetti della difesa della vita. 3) I confini degli stati mediterranei sono europei, cioè comuni. Significa che il peso dell’accoglienza non va scaricato su Italia, Grecia, Spagna, ma condiviso. Significa anche puntare su una politica comune orientata alla massima accoglienza di chi ha diritto e all’integrazione di è in regola, ma che sia la tempo stesso severa nel respingere chi è nell’illegalità.
E inoltre sui giornali di oggi:
SHELL
CORRIERE DELLA SERA – “Ecologista ucciso in Nigeria, la Shell paga i danni”. In questo modo la multinazionale del petrolio evita il processo che doveva aprirsi a New York. «Ken Saro-Wiwa di etnia Ogoni, nei primi anni 90 guida la protesta contro lo sfruttamento del territorio da parte della Shell. La giunta militare ordina la repressione della protesta che danneggia la Shell. Saro-Wiwa e otto compagni sono impiccati al termine di un processo farsa. Dopo 14 anni di battaglia legale la Shell ha accettato di risarcire i famigliari con 15,5 milioni di dollari«.
MIGRANTI
LA REPUBBLICA – “È marocchino, non lavori sul metrò”. Veto dell’Atm di fronte alla domanda di un ragazzo di 18 che voleva essere assunto non come conducente, ma come operaio della manutenzione. L’azienda blocca la richiesta in base al Regio decreto del 1931 e il vicesindaco della città l’appoggia, difendendo l’Atm dall’accusa di razzismo: «sono accuse assurde. Atm rispetta una legge dello stato dettata da ragioni di sicurezza». Chi gli crede è bravo.
FONDAZIONI
LA REPUBBLICA – Lungo articolo di Gustavo Zagrebelsky intitolato “Libertà e responsabilità delle fondazioni”. Ripercorre la storia delle ex bancarie e rivendica il ruolo di tutte le fondazioni all’interno della società. Per arrivare a sostenere che «la strada per consolidare la posizione delle fondazioni, riempirla di significato conforme alla democrazia in senso sociale e sottrarla al pericolo della loro autoreferenzialità, non può che essere di stabili nessi e collegamenti circolari di affidabilità e ricettività con l’ambiente con cui operano». Ad esempio trasparenza delle procedure secondo forme di partecipazione cooperativa; la motivazione del diniego in caso di finanziamenti; l’istituzione di una Autorità indipendente.
LAVORO
SOLE24ORE– Nonostante i (giusti) allarmi, le morti bianche sono in calo in Italia. I deceduti sul lavoro infatti nel 2008 sono stati 1002, in calo dell’8% sul 2007. Certo sono ancora tanti, sottolinea il SOLE che intervista a tal proposito il presidente del Comitato sicurezza di Confindustria, ma di certo anche le imprese hanno fatto la loro parte per promuovere la sicurezza con una serie di iniziative. Fanno da contraltare a questi dati confortanti sui morti, i soli numeri relativi agli infortuni in agricoltura che invece sono aumentati nel 2008 del 14,3%. In calo anche gli incidenti denunciati (-4,3% nel settore industriale, -7% in quello agricolo).
IRAN
LA STAMPA– Reportage da Teheran, “Iran, i giovani pazzi per Mousavi ‘l’onesto'”. Ex primo ministro sotto l’ayatollah Ali Khamenei, è un moderato che ha gestito bene l’economia. La folla al comizio grida “morte al dittatore” e conta su Obama. Scrive Claudio Gallo: «Dei 46 milioni di persone che hanno diritto al voto, più della metà sono giovani. Tra questa gente in marcia più dell’80% ha meno di 30 anni. Un irrefrenabile impulso di liberazione, percepibile quasi fisicamente, li spinge a sostenere un conservatore illuminato piuttosto che lo scialbo Karroubi, che teoricamente è un vero riformista. Con la sua timidezza, la mancanza di carisma, la voce flebile Mousavi a 68 anni è diventato l’anti-Ahmadinejad. Il presidente è un animale politico che all’istinto non ha saputo aggiungere l’intelligenza».
AIRBUS
LA STAMPA – Il nostro Paolo Manzo racconta delle polemiche si stanno scatenando in Brasile attorno ad AirFrance, con i dipendenti sul piede di guerra. «L’Air France ha accettato la pressante richiesta dei suoi piloti, cioè sostituire i sensori di velocità su tutti i gli Airbus A330 e A340 in dotazione, considerati una delle possibili cause dell’incidente», racconta Manzo, che si sofferma anche sulla «denuncia pubblicata dal settimanale brasiliano Istoé di Don Eudes di Orléans e Bragança, cugino del discendente dell’ultimo imperatore Pedro II, Pedro Luiz de Orleans morto nel disastro aereo. Di professione pilota ha rivelato alcuni retroscena del mestiere che potrebbero aver pesato nel disastro: “Air France fa i piani di volo più economici che esistano per risparmiare carburante. Quei piloti che, in caso di tempesta evidenziata dal radar, cambino piano sono costretti poi a renderne conto all’azienda”».
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