Volontariato

Cosa blocca la fame? I medici ancora divisi

Scienziati americani hanno isolato l'ormone che nel cervello regola l'appetito.Dalla Spagna viene rilanciata l'origine ereditaria della malattia. La ricerca continua

di Redazione

Di anoressia oggi ci si ammala a 9 anni, potrebbe essere un’infermità ereditaria, ne soffre anche il “sesso forte” e sulla terra è comparsa molto prima di sfilate e modelle super magre.
Sono i principali risultati del I Congresso Internazionale sull’anoressia e la bulimia tenutosi a Bilbao dal 5 all’8 luglio. Un appuntamento importante, organizzato dall’associazione Aldakuntza, che ha riunito 23 esperti psicologi e medici di tutto il mondo. Il loro scopo? «Soprattutto raggiungere un accordo sul vero numero di malati, e di decessi per anoressia nei vari Paesi», spiega l’organizzatrice del congresso Nieves Gracia, «e poi studiare trattamenti efficaci per prevenire e curare questa malattia. Il 90% delle persone che ne soffrono sono ragazze tra i 12 e i 13 anni, ma l’età a rischio oggi si abbassa anche a 9 anni, e tra i malati adulti il 30% sono uomini omosessuali».
Dati davvero allarmanti. Ma che, denunciano i medici riunitisi a Bilbao, evidentemente non bastano ai ministeri della Sanità per destinare fondi alla ricerca delle cause di questo fenomeno. «Dell’anoressia riconosciamo tutti i sintomi», spiega lo psichiatria Pier J. Beaumont, che a Sidney dirige l’unità di disturbi alimentari del Wesley Hospital, «ma la sua vera causa è ancora sconosciuta». E le voci secondo cui potrebbe essere una malattia ereditaria? «L’origine genetica è possibile: una famiglia in cui qualcuno ne ha sofferto, ha il 30% in più di possibilità che capiti di nuovo», spiega Beaumont. «Dobbiamo continuare a studiarla, così forse riusciremmo a salvare più del 65% dei malati e a non demonizzare solo la moda».
E intanto dall’università della California arriva una notizia confortante: è stato isolato il recettore che nel cervello regola l’appetito. La scoperta segue quella, avvenuta qualche anno fa, dell’ormone che lo “innesca”. Regolare in modo esatto i due potrebbe davvero sconfiggere quella che è diventata la terza malattia cronica di cui soffrono i giovani nel mondo.

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