Sport & ambiente

Cortina, l’insostenibile pista dei Giochi green

Si decide in questi giorni il destino della nuova pista da bob di Cortina d'Ampezzo, in vista dei Giochi olimpici e paraolimpici invernali del 2026. Se si troverà l'impresa disposta a realizzare l'impianto, sarà comunque una corsa contro il tempo, dato che si parte in ritardo di due anni. I costi stimati sono già più che raddoppiati e gli ambientalisti evidenziano l'incoerenza tra la sostenibilità annunciata e il taglio di un bosco di larici secolari. C'è ancora tempo, dicono, per decidere di trasferire le gare di bob, slittino e skeleton nella vicina Innsbruck

di Elisa Cozzarini

Le Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano Cortina 2026 saranno «i Giochi invernali più sostenibili e memorabili di sempre, fonte di ispirazione per cambiare la vita delle generazioni future», si legge a pagina 4 del dossier di candidatura . Elemento chiave della sostenibilità ambientale ed economica doveva essere l’utilizzo di impianti già esistenti. Invece la pista da bob, slittino e skeleton di Cortina dovrà essere completamente ricostruita. Si sapeva dall’inizio ma, fino a pochi mesi fa, ancora si parlava di “riqualificazione” dell’impianto nato per le gloriose Olimpiadi del 1956 (di cui alle foto di questo servizio, ndr) e chiuso perché antieconomico dal 2008. Il coordinamento locale di ambientalisti non ha mai smesso di farlo presente, in tutte le sedi possibili, per lo più inascoltato.

Del resto bastava fare due passi lungo i ruderi della vecchia pista “Eugenio Monti”, tra splendidi larici secolari, per comprendere che non bastava una semplice riqualificazione per ottenere un impianto in linea con gli attuali standard internazionali. Il bosco, di grande pregio, fatto di alberi alti oltre i trenta metri, coetaneo e monospecifico, un’unicità nelle Alpi, dovrà essere sacrificato per la nuova infrastruttura. Il costo dei lavori, in base al masterplan del 2018, era di circa 42 milioni di euro, più che raddoppiati nell’aprile 2022, per i rincari delle materie prime. A inizio 2023 il governatore del Veneto, Luca Zaia, dichiarava alla stampa che si prevede di spendere tra 100 e 120 milioni.

Un ritardo di tre anni

In base al dossier di candidatura, i lavori avrebbero dovuto cominciare due anni fa, nel giugno 2021. L’ultima scadenza per la consegna è novembre 2024, per consentire l’omologazione, le discese di prova e i test tecnici durante l’inverno precedente i Giochi. Adesso è una vera corsa contro il tempo. La vecchia pista, un’opera di archeologia industriale che, secondo gli ambientalisti, avrebbe potuto essere valorizzata in quanto tale, è stata demolita tra febbraio e maggio di quest’anno. A fine luglio il bando per l’assegnazione dei lavori di costruzione, con base d’asta di 81 milioni, è andato deserto.

«Nella migliore delle ipotesi sarà una costosissima cattedrale nel deserto. Con il bando di gara andato a vuoto, perché nessuna azienda ha presentato offerte per la costruzione della pista, e i tempi ulteriormente ristretti si rischia di non arrivare in tempo. Sarebbe una figuraccia epocale che Cortina e l’Italia non meritano», ha commentato Vanda Bonardo, presidente della Commissione internazionale per la protezione delle Alpi- Cipra. Ora Simico, la Società Infrastrutture Milano Cortina 2020 – 2026 S.p.A., sta procedendo con procedura negoziata per assegnare i lavori, su invito alle principali imprese costruttrici italiane. L’esito si saprà a inizio settembre, anche se oggi Repubblica scrive che sarebbe già stata individuata l’italiana WeBuild.

Costi alle stelle

Roberta De Zanna, consigliera di minoranza della lista civica Cortina Bene Comune, sottolinea che non solo è complicata e insostenibile la realizzazione dell’impianto, ma i futuri costi di gestione, tra 500mila e 1 milione di euro all’anno, ricadranno sul Comune di Cortina d’Ampezzo. In Italia, a praticare il bob è qualche decina di atleti. La consigliera non vuole lasciare nulla di intentato: «In questi giorni abbiamo inviato una lettera agli enti competenti: Soprintendenza, Regione Veneto, Provincia di Belluno, Comune di Cortina d’Ampezzo, Ministeri dell’Ambiente e della Cultura, Comando territoriale dei Carabinieri Forestali, chiedendo copia delle autorizzazioni rilasciate per procedere al taglio degli alberi per una superficie di 35.000 m². Parliamo di un bosco con piante con più di 70 anni, in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico quale è tutto il territorio di Cortina d’Ampezzo, e per il taglio delle piante è necessaria una specifica autorizzazione». Per la determinazione a voler costruire la pista da bob a Cortina, Legambiente ha assegnato per ben due volte, nel 2022 e 2023, alla Regione Veneto e al Comune di Cortina, la Bandiera nera della Carovana delle Alpi, che mette in luce pratiche insostenibili in montagna.

La soluzione austriaca

Una soluzione dai costi ambientali ed economici contenuti per i Giochi invernali, però, c’è sempre stata. E il Comitato olimpico internazionale è d’accordo: utilizzare l’impianto di Innsbruck-Igls, in Austria, che necessita solo di lavori di ammodernamento. In questi giorni, la società che gestisce la pista oltreconfine sta preparando un’offerta che prevede un contributo tra i 12,5 e 15 milioni di euro da parte dell’Italia, con l’idea di poter pianificare una collaborazione transfrontaliera anche dopo i Giochi. Sono solo 168 i chilometri che separano Cortina da Igls: li hanno percorsi in bicicletta Marco Albino Ferrari e Pietro Lacasella, giornalisti esperti e appassionati di montagna, per far sapere che un’alternativa per le gare di bob, slittino e skeleton esiste. (Guarda il video del giro in bicicletta).

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«Oggi abbiamo l’occasione di non ripetere gli errori commessi per Torino 2006», riprende Vanda Bonardo, «sulle montagne piemontesi sono rimasti in eredità almeno due veri e propri ecomostri. La pista da bob di Cesana, in particolare, è costata 110 milioni di euro e ha chiuso poco dopo le Olimpiadi. Noi ambientalisti avevamo chiesto di gareggiare nelle strutture preesistenti della vicina Albertville, in Francia, ma non ci hanno ascoltato».

Vent’anni dopo e con qualche decimo di grado in più di temperatura, si chiedono gli ambientalisti, il nostro Paese avrà il coraggio di fare una scelta più oculata, in un’ottica davvero sostenibile ed europea?

Le foto di questo servizio sono dell’autrice.

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