Welfare

Corte penale internazionale, si insedia oggi all’Aja

Ma è già sfida per gli Usa

di Redazione

Parte con uno scontro la nuova Corte penale internazionale che si insedia e inizia i suoi lavori oggi all?Aja. Il primo tribunale internazionale permanente della storia contro i crimini di guerra, i crimini contro l?umanità e il genocidio è stato, infatti, ieri al centro di una “battaglia” alle Nazioni Unite: gli Stati Uniti, che dopo aver firmato il trattato istitutivo della Corte si sono in seguito svincolati dagli obblighi derivanti dalla firma, hanno deciso di porre il veto al prolungamento della missione dell?Onu in Bosnia. Come avevano minacciato di fare, a meno che le Nazioni Unite non avessero garantito l?immunità assoluta, rispetto a eventuali azioni della Corte, ai militari americani coinvolti in operazioni di peacekeeping . Ma due ore dopo il Consiglio di Sicurezza ha votato all?unanimità per un compromesso: la missione in Bosnia è estesa di 72 ore. Altri tre giorni per trattare: le conseguenze del veto sono annullate. E? stato in realtà uno scontro più di principio che di sostanza, dal momento che la piccola missione di polizia dell?Onu in Bosnia (1.500 uomini in tutto, dei quali 46 cittadini americani) era comunque agli sgoccioli: a gennaio 2003 era previsto che lasciasse la mano a una nuova missione a guida europea. La paura, però, è che questo braccio di ferro possa avere dei riflessi negativi anche rispetto alla missione di pace guidata dalla Nato in Bosnia (17.000 uomini): oggi a Bruxelles si riunisce il Consiglio atlantico per discuterne. Ieri, intanto, un portavoce della Sfor (la forza di stabilizzazione) aveva dichiarato che le truppe alleate restano al loro posto, indipendentemente dalle decisioni prese dal Consiglio di sicurezza. Ma soprattutto la presa di posizione di Washington è l?ennesima prova delle difficoltà che il nuovo tribunale internazionale deve ancora affrontare. Benché infatti ad aprile di quest?anno siano state raggiunte le 60 ratifiche necessarie per l?entrata in vigore dello statuto della Corte fissato a Roma nel ?98, e benché da allora altri 14 Paesi abbiano sottoscritto l?accordo, all?appello mancano ancora molte nazioni: oltre agli Stati Uniti, la Russia, la Cina, l?India, il Pakistan, la Turchia. In Medio Oriente, solo la Giordania ha già ratificato il Trattato. Mentre Israele, che pure aveva firmato (ma non ratificato), proprio ieri ha fatto sapere che non darà la sua adesione alla Corte, per ragioni analoghe a quelle degli Usa: teme che il tribunale possa intentare un processo politico all?occupazione israeliana dei territori palestinesi. Nonostante le defezioni, da oggi un primo gruppo di otto esperti internazionali inizia a lavorare nella nuova sede provvisoria, alla periferia dell?Aja, anche se la corte vera e propria si insedierà solo a gennaio 2003. A regime, sarà composta da 18 giudici eletti dalle nazioni che hanno ratificato il trattato (non più di uno per Paese) e da un procuratore indipendente “di alto profilo morale” e “di lunga esperienza”. Il tribunale è chiamato a pronunciarsi sui crimini di guerra e contro l?umanità e sul genocidio. La sua competenza è limitata ai Paesi che hanno ratificato il trattato di Roma, ma può estendersi anche a cittadini stranieri che abbiano commesso crimini in un Paese che ha aderito all?accordo. In base al principio della complementarità può intervenire solo nel caso che i tribunali nazionali non possano o non vogliano procedere. Benché non sia un organo delle Nazioni Unite (al suo finanziamento provvedono solo gli Stati interessati), il Consiglio di Sicurezza Onu ha comunque il potere di sospendere temporaneamente un?indagine della Corte se ritiene che possano essere messe a rischio la pace e la sicurezza internazionale. Il guaio (per la Corte) è che dei 5 membri permanenti del Consiglio (i soli ad avere diritto di veto) soltanto Francia e Germania appoggiano il tribunale. “La nostra speranza – ha detto il segretario generale dell?Onu Kofi Annan – è che renda più vicino il giorno in cui nessun governo, nessuno Stato, nessun esercito potrà abusare dei diritti umani impunemente”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA