Formazione
Corte di Cassazione: compie reato il professore che minaccia la bocciatura
Una minaccia del genere sarebbe "idonea ad ingenerare forti timori", andando ad incidere sulla "libertà morale" dell'alunno
Sulla scorta di tale principio la Corte ha confermato una condanna per minaccia aggravata ad un professore che, rivolgendosi a una sua studentessa, le aveva detto che “non aveva più alcuna possibilità di essere promossa”.
La condanna era stata inizialmente inflitta dal G.U.P. (Giudice dell’Udienza Preliminare) del Tribunale di Vicenza e dalla Corte d’appello di Venezia.
Inutile dunque il ricorso in Cassazione del docente per sostenere, a sua discolpa, che prospettare una bocciatura non può considerarsi una minaccia, dato che “l’evento pregiudizievole era comunque indipendente dalla sua volontà, trattandosi di una decisione che avrebbe impegnato l’intero collegio dei docenti”.
I Giudici hanno ha respinto il ricorso, sottolineando che giustamente è stata ravvisata nella prospettata bocciatura una minaccia, argomentando che “per una studentessa la ingiusta prospettazione di una bocciatura rappresenta una delle peggiori evenienze”.
In ordine alla difesa del docente, secondo cui la decisione sarebbe spettata al collegio dei docenti, la Corte spiega che “per la sussistenza del reato di cui all’art. 612 c.p. l’idoneità della condotta va valutata secondo un giudizio ‘ex ante’, tenendo conto di tutte le circostanze che in base ad un criterio medio possono essere considerate al momento della condotta. L’impossibilità di realizzare il male minacciato non esclude il reato solo se si tratti di impossibilità assoluta, non quando la minaccia sia comunque idonea ad ingenerare un timore nel soggetto passivo”.
Nella fattispecie è stato riconosciuto che “la minaccia di una ingiusta bocciatura rivolta dal professore fosse idonea ad ingenerare nella studentessa forti timori, incidendo la sua libertà morale”.
(Data: 25/09/2008 9.15.00 – Autore: Roberto Cataldi – www.studiocataldi.it)
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