Non profit

Corte dei Conti: mancano gli impianti

La magistratura contabile analizza il persistere della crisi ed esprime, in una relazione, le cause che l'hanno determinata,

di Benedetta Verrini

Insufficienti livelli di raccolta differenziata; malfunzionamento e sovraccarico degli impianti di selezione; insufficienza degli impianti di compostaggio di qualità; ritardi nella realizzazione del termovalorizzatore di Acerra; eccessivo frazionamento del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani; temporanea assenza di sufficienti volumi di discarica: sono questi, secondo la Corte dei Conti, i fattori determinanti che hanno provocato la crisi dei rifiuti in Campania.

Il 28 settembre scorso, la Sezione di controllo per la Campania ha approvato un’indagine sulla gestione dell’emergenza rifiuti nella regione.

Per la Corte dei conti, “il lungo periodo di Commissariamento nel settore dei rifiuti in Campania è stato contrassegnato da crisi acute e ricorrenti riconducibili ad una ragione di fondo: la mancanza di un ciclo compiuto dei rifiuti per l’assenza di adeguati impianti di supporto”.

La magistratura contabile osserva che le più gravi problematiche sono state determinate, soprattutto, “dall’impossibilità di stoccare (o smaltire in discarica) l’enorme quantitativo di materiale secco da incenerire (“eco-balle”) e umido da stabilizzare (FORSU), selezionato dai 7 impianti di produzione di CDR all’interno dei quali dev’essere conferita l’intera frazione regionale di rifiuti indifferenziati in vista dell’avvio dei programmati impianti di termovalorizzazione.

Benché in talune articolazioni territoriali si siano raggiunti “discreti obiettivi” sia in termini di raccolta differenziata che di riduzione del conferimento in discarica, restano ampie aree di criticità ambientale che interessano, essenzialmente, il Comune di Napoli e gran parte della conurbazione provinciale di Napoli nonché di alcune zone limitrofe della Provincia di Caserta.

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