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Corte dei Conti: Carbon Tax, poche le iniziative

La Corte dei Conti punta i riflettori sulla cosiddetta "carbon tax", tassa introdotta nel 1998: "All'ottobre 2003, delle iniziative programmate, poche risultavano realizzate"

di Redazione

La Corte dei Conti punta i riflettori sulla cosiddetta “carbon tax”, la tassazione introdotta nel 1998 con la legge n. 448 e approvata in attuazione degli accordi internazionali e delle relative delibere del Cipe per la riduzione delle emissioni inquinanti, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili. Quel che ne emerge dalla magistratura contabile sullo stato della sua attuazione è un giudizio tutt’altro che positivo. “All’ottobre 2003, delle iniziative programmate, poche risultavano realizzate, altre erano in fase di avvio, altre soggette a rimodulazione o addirittura cancellate”, scrivono, infatti, i giudici della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato nella loro relazione sulla “Gestione delle misure per la riduzione delle emissioni inquinanti (legge 448/1998)”. Sotto la lente d’ingrandimento della Corte sono così finiti, insieme con il Ministero dell’Ambiente, anche Regioni e Province autonome per verificare come è stata attuata la norma che, per il solo anno 1999, aveva previsto 300 miliardi di vecchie lire, tutte derivanti dalle maggiori entrate arrivate proprio dalla tassazione sulle emissioni di anidride carbonica. Motivo del giudizio emesso dalla Corte, “il processo di riorganizzazione delle strutture ministeriali, avviato nella seconda metà dell’anno 2000, che non ha consentito una fluida azione amministrativa”. Ma i rilievi arrivati dai giudici sono stati mossi anche perché “le attività poste in essere coinvolgono soggetti (Stato – Regioni – enti attuatori) che interagiscono sul territorio e che non riescono a rispettare i tempi prefissati per la realizzazione del programma”. Né è stato soltanto il programma a risentire dei ritardi: i finanziamenti sono l’altro tasto dolente. “Sempre alla data dell’ottobre 2003 non era stato concesso alcun finanziamento per gli investimenti per la tutela ambientale – è scritto ancora nella Relazione -, non essendo stata approvata la convenzione tra il Ministero dell’Ambiente e il Mediocredito Centrale tenuta a definire i criteri e le modalità di ammissione ai benefici; convenzione peraltro trasmessa alla Commissione europea, riguardando contributi a favore di piccole e medie imprese”. Così come non è stato costituito il Comitato di monitoraggio dei programmi di rilievo nazionale previsto per garantire il coordinamento dei programmi nazionali con quelli regionali e per monitorare l’attuazione dei programmi finanziati. “Tale mancata costituzione – scrivono ancora i giudici contabili – ha vanificato la prevista attività di controllo e monitoraggio, in contrasto con il principio di buona amministrazione secondo il quale l’Amministrazione che eroga fondi statali è tenuta ad accertare i risultati ottenuti e l’efficace impiego delle risorse rese disponibili”


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