Non profit
Corsi di recupero, che caos Ogni scuola fa per s
Troppa confusione intorno al nuovo sistema
Mio figlio 16enne, ha risultati discreti in tutte le materie, tranne due. Nella sua scuola però non si fanno corsi di recupero. Non capisco la ragione. Rischia la bocciatura?
T. L. (Ve)
Risponde Luigi Mariani
L’abolizione degli esami di riparazione, come altri provvedimenti degli ultimi anni, è piombata sulla scuola superiore in maniera piuttosto estemporanea. Si è inserita, infatti, in un sistema scolastico che organicamente li prevedeva, senza modificare le premesse e, quindi, le conseguenze. Nel frattempo la scuola si sta indirizzando verso l’autonomia, che è un processo faticoso per una istituzione abituata a vivere su direttive rigide. Per questo il processo di adeguamento è e sarà per molto tempo travagliato. Nel caso specifico, le scuole stanno tentando diverse strade per integrare l’abolizione degli esami dentro il loro sistema. Ci hanno provato in prima battuta coi corsi di recupero a settembre, poi con altre iniziative dello stesso tenore, che vanno dagli interventi di aiuto individualizzato al pomeriggio fino all’interruzione delle lezioni curriculari, sostituite da ripetizioni per gli alunni in difficoltà. I collegi dei docenti, insomma, si stanno esercitando in tutti i modi, anche perché nessuna iniziativa appare in sé risolutiva, non solo rispetto al risultato (la realtà scolastica e studentesca è varia), ma anche come tipo di intervento. In generale, dunque, le scuole stanno sperimentando strumenti diversificati, in sintonia proprio con l’autonomia, che è sicuramente un valore. È improbabile che un istituto decida di non fare nulla: può essere che non attivi i corsi di recupero nel senso tradizionale, ma sicuramente usa altri mezzi che ritiene probabilmente più efficaci o maggiormente in sintonia col proprio progetto educativo. Per questo sono convinto che anche nella scuola in questione avranno messo in atto iniziative diverse di corsi tradizionali, ma orientate comunque al recupero. Sarebbe opportuno che queste molteplici esperienze venissero confrontate nella loro logica e verificate nei risultati prodotti. Ma, soprattutto, sarebbe bello che una riforma organica – che sembra sempre alle porte, ma non entra mai – ricostruisse i principi generali della nostra scuola, senza rimettere in discussione l’autonomia, ma fornendo riferimenti generali sicuri, anche per questo specifico problema.
a cura di R.Schirer e M.Persotti
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