Non profit

Corruzione, la nuova emergenza

Non c'è solo la Protezione Civile nell'inchiesta fiorentina

di Franco Bomprezzi

Tutti contro tutti, l’inchiesta nata attorno al funzionamento della Protezione Civile sta facendo emergere un quadro di malaffare diffuso, di corruzione e di amicizie ingombranti. E il fiume di intercettazioni convince il governo che è il momento di rilanciare la legge che restringe l’uso delle intercettazioni nelle inchieste. Anche oggi i giornali sono dominati dai fatti e dai commenti legati all’inchiesta fiorentina.

Nove pagine sul CORRIERE DELLA SERA di oggi sul caso Bertolaso introdotte dal titolo di prima: “Bertolaso: resto al mio posto”. Subito in secondo piano la precisazione sui rapporti con Napolitano: sul decreto il Quirinale aveva dei dubbi. «Vado avanti e voglio ristabilire la verità. Ho fiducia nei giudici». Lo ha detto il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, ospite di Ballarò, poche ore dopo l’audizione alla commissione Ambiente della Camera. E sul futuro dice: «L’importante è che non sia stata cancellata la Protezione civile. Io sono ancora dimissionario anche se il governo ha respinto le mie dimissioni. Domani si vedrà». Via libera anche dalla Lega che con Bossi dice: «È bravo. Il problema non è lui, era la privatizzazione della Protezione civile». Nel dietro le quinte Maria Teresa Meli racconta l’imbarazzo di chi nel Pd chiese l’aiuto del commissario, fra cui Bersani e Veltroni. Un pezzo che fa il paio con il retroscena di Francesco Verderami che rilegge l’intera vicenda come anteprima di quello che potrà succedere nel centro-destra nel dopo Berlusconi. Letta, Fini e Tremonti sarebbero i papabili. Gli sviluppi dell’inchiesta fiorentina sono invece seguiti a pag 5 da Lorenzo Salvia in “Firenze, gli arrestati restano in carcere – il gip conferma le esigenze di custodia. Atti dell’inchiesta verso Perugia, ma li chiede anche L’Aquila”. A pag 6 si può leggere una lunga intervista a Ignazio La Russa: «Esiste un nuovo malcostume, ma appartiene non alla classe politica in quanto tale, ma alla società. I politici non sono né migliori, né peggiori degli altri». Un tema che viene sviscerato anche nell’editoriale di Ernesto Galli della Loggia (“la corruzione e  le sue radici”): «Si accontenti chi vuole di credere che «il problema è politico» e riguardi quindi la destra e la sinistra. Sì, questa volta a essere presi con le mani nel sacco sono stati esponenti del Pdl, ma in passato la stessa cosa è accaduta con esponenti del Pd: ma anche dando per scontato che le imputazioni a loro carico siano domani convalidate da una sentenza, davvero la corruzione italiana si riduce a quella dei politici? Davvero in questo Paese la sfera della politica è malata e il resto della società è sano? Non è così, con ogni evidenza. Ognuno di noi sa bene che non è così, e non bisogna smettere di dirlo, anche se i soliti moralisti di professione grideranno scandalizzati che in questo modo si finirebbe per occultare «le precise responsabilità politiche». Ma figuriamoci: cosa volete mai che si occulti, con tutta la stampa ormai scatenata dietro Monica e Francesca, dietro Bertolaso, Balducci, e compagnia bella?… La verità, infatti, è che è l’Italia la causa della corruzione italiana: lo si può dire senza rischiare l’accusa di lesa maestà?».

LA REPUBBLICA introduce nella sua titolazione un nuovo sospetto dell’inchiesta: “Appalti, nelle carte la pista mafiosa”. Seguono 6 pagine. Mentre restano in carcere gli arrestati (pericolo di fuga) le indagini di Firenze continuano. Sono 28 gli indagati e cresce l’attenzione attorno a Denis Verdini, coordinatore nazionale Pdl. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro pubblica stralci di intercettazioni con il costruttore Riccardo Fusi e una intervista nella quale quest’ultimo ammette di aver chiesto aiuto a Verdini ma sottolinea pure di non aver mai pagato un euro («Grande escluso, altro che grande corruttore, ecco cosa sono io. Non ho mai pagato un euro ma neppure ho raccattato lavori. Andate a vedere alla Maddalena: non c’è neppure un muretto tirato su dalle mie imprese»). Nel frattempo spunta un imprenditore legato a Cosa Nostra, Antonio di Nardo: sarebbe entrato a Palazzo Chigi e avrebbe avuto contatti con Gianfranco Micciché e Giuseppe Tesauro, presidente dell’Antitrust fino al 2004 (sarebbero soci nel consorzio di costruttori Stabile Novus). Le ultime due pagine riguardano la politica: ritirato l’articolo che prevedeva la Spa, la Protezione resta un dipartimento; sospese le tasse nelle zone colpite da calamità ma resta la possibile equiparazione fra emergenze e grandi eventi. Uno stralcio che Casini ritiene opportuno ma che a Idv e Pd non sembra sufficiente (insistono nella richiesta di dimissioni di Bertolaso che però ieri a Ballarò ha detto di voler continuare). Due i commenti: “Gli uomini del cavaliere” di Curzio Maltese e “La propaganda dell’emergenza” di Nadia Urbinati. Il primo sottolinea che è iniziato il declino del cavaliere: le analogie con Mani pulite sono suggestive e solo in parte vere. Un fatto però è probabile per Maltese: la bolla di allora scoppiò per la stessa «miscela che si sta formando adesso. Da un lato la stanchezza e la sfiducia degli italiani in una classe dirigente non solo corrotta, ma decrepita…. Dall’altro i morsi di una crisi economica ancora più feroci di quella dei primi anni Novanta».

La foto di apertura de IL MANIFESTO è dedicata alla frana di San Fratello nel messinese, mentre il titolo è: «Franitalia». Nel sommario tutto si mescola: il dissesto idrogeologico e l’inchiesta: «Bertolaso resiste, “resto al mio posto”, mentre frana l’Italia del dissesto idrogeologico, con le popolazioni in fuga. L’inchiesta sulla corruzione va avanti, gli imprenditori arrestati restano in carcere e prende corpo una ragnatela di connivenze mafiose». Nel commento di Guglielmo Ragozzino «Chi piange e chi ride» si ricorda la legge 73 del 1985 detta Fai – Fondo Aiuti italiani «I radicali che si erano battuti per la legge, votarono contro in parlamento; avevano capito subito che emergenza e fame c’entravano come i cavoli a merenda. Socialisti e democristiani, alleati al governo, se ne sarebbero serviti per sostenere aiuti di tutt’altra natura – una falsa autostrada qua, una inutile diga là – nei paesi amici (…) Dovremmo aver imparato tutto, 25 anni dopo. L’emergenza è una cosa, gli affari un’altra. Invece i nuovi governi che si succedono ci cascano sempre.» e prosegue «Mentre intere regioni si sgretolano sotto la pioggia, i senza tetto vengono a sapere che le loro disgrazie sono un lusso per altri, assai vicini al potere, occasione di affari. Anzi sentono le risate offensive. Poi il governo in carica dispone una legge perché l’emergenza duri in ogni giorno dell’anno, inventa un’apposita società di capitali. La devastazione del territorio si è confusa ormai un’altra volta, con la devastazione istituzionale (…)». 

“Mani pulite versione carnevale” titola invece in copertina IL GIORNALE per dire che «la sinistra spaccia il polverone delle intercettazioni come una nuova tangentopoli anti Cavaliere. Ma non è una cosa seria». Mentre a Milano c’è «la corruzione più strana del mondo: soldi, video e ricatti incrociati». Vittorio Feltri considera e annuncia : «Le cose in Italia vanno così: la giustizia prima rifila  delle bastonate tremende, poi verifica se quelle bastonate erano meritate  e se non lo erano pazienza, c’est la vie. È accaduto mille volte». Ed ecco “la previsione”: «Qualora il Premier superasse anche il presente ostacolo, avrebbe poi l’obbligo di dare un segnale forte al Paese: una virata decisionistica sia all’interno del suo partito, sia nella coalizione, sia nella politica di governo. O prende il toro per le corna o presto o tardi sarà incornato». Intanto Berlusconi si è lanciato nella campagna elettorale. La foto della prima pagina del GIORNALE racconta di un Premier in prima linea a sostenere le quattro candidate donne delle quali dice, in uno spot nazionalpopolare,  che sono superiori ai maschi. IL GIORNALE sulla vicenda protezione civile  racconta le carriere degli imprenditori Mautone e Balducci «superdirigenti prima promossi, poi arrestati, entrambi portati  al ministero dal leader dell’Idv. Che adesso tenta di prendere le distanze». Il pezzo a quattro mani, Chiocci e Malpica, è una vertigine di liaisons. Ma se l’inchiesta partita da Firenze contro Bertolaso è considerata dallo stesso Premier un attacco contro il governo e la persona di Berlusconi,  la cosa preoccupante per il Pdl è la vicenda di Pennisi, consigliere al comune di Milano. Francesco Cramer racconta di «un Berlusconi imbufalito e determinato a cacciare le mele marce che ha condiviso la dichiarazione di Fabrizio Cicchitto «la risposta deve essere rigorosa e non si può difendere chi oggi, non essendoci più un sistema  di finanziamento irregolare dei partiti, sono semplicemente profittatori e ladri».

IL SOLE 24 ORE dedica alla vicenda Bertolaso due pagine, la 10 e la 11, con gli sviluppi dell’inchiesta e l’iter del progetto di legge: “Spa cancellata, il decreto va avanti”. In uno schema le principali novità del decreto, tra cui una che riguarda la Croce Rossa, che non ricadrà più sotto le competenze del Dipartimento, come inizialmente previsto. Ritirato anche lo scudo penale per i rifiuti a Napoli. Interessante un articolo di Giorgio Santilli (grande esperto di appalti del Sole) sulle “promesse mancate del Governo”, che mette in luce l’impegno contraddetto sulle competenze della Protezione civile Nel 2004, infatti, il Governo Berlusconi aveva stabilito che «i poteri straordinari di deroga alle leggi nazionali e alle direttive Ue saranno affidati alla protezione civile nell’ipotesi di assoluta eccezionalità dell’emergenza, da valutarsi in relazione al grave rischio di compromissione dell’integrità della vita umana». Un impegno che il Governo Berlusconi aveva preso con l’Europa, poi contraddetto sia «dal Governo Prodi sia dal Governo Berlusconi». Santilli sottolinea che «il documento firmato da Berlusconi nel 2004 resta un manuale di come dovrebbero funzionare le cose nel rispetto delle regole Ue., In particolare andrebbero sempre evitati, nelle norme e nella prassi, affidamenti di appalti senza il  rispetto delle regole di trasparenza e di competizione previste dalle regole nazionali ed europee. Niente trattative private, quindi, eludendo gli obblighi di gara». 

ITALIA OGGI dedica al caso Bertolaso due pagine (4-5). Nella prima in alto un articolo di Franco Adriano “Bertolaso, adesso tremano i Ros” che attacca gli inquirenti «sarà perché tutto è cominciato con l’inchiesta sulla realizzazione della Scuola dei carabinieri sulla area Castello di Firenze (già di Salvatore Ligresti), su cui è nato un incredibile contenzioso; l’indagine e, infine, l’intercettazione galeotta che ha condotto gli inquirenti dritti dritti alla Maddalena. Sarà per la malcelata pruderie (su atti che è difficile trasformare in reati) che caratterizza i testi delle intercettazioni nonché le fotografie di questa inchiesta, immancabilmente finiti in tv e sui giornali. Sarà perché, alla fine, letti tutti quei faldoni dell’ordinanza, perfino al Comando generale dei carabinieri è scaturita la domanda che oggi è un po’ sulla bocca di tutti: e allora? Dov’è lo straccio di una prova concreta, solida, in grado di reggere l’accusa in un tribunale?», per questo «si comincia a sentire qualche scossa sui Ros (Raggruppamento operativo speciale), l’organo investigativo dell’Arma dei carabinieri, che ha condotto l’inchiesta». In basso nella stessa pagina Alessandra Ricciardi firma “Niente spa, ma super dipartimento con una raffica di assunzioni” in cui la giornalista spiega cosa sarà della protezione civile visto che è stato deciso di non dare vita ad alla Spa. «La nuova Protezione civile si farà. Quel dipartimento che Guido Bertolaso vuole rafforzare, dando innanzitutto stabilità ai suoi precari. “Senza il loro lavoro, la Protezione civile non sarebbe quella che è”, ha detto Bertolaso, presenziando ieri ai lavori di commissione, a difesa degli uomini che in questi anni lo hanno supportato in tutte le emergenze, “la società non si fa, ma la Protezione deve restare”. Insomma, se l’operazione Spa è saltata, Bertolaso non è disposto a cedere di un millimetro sulla stabilizzazione del personale». A pagina 5 invece c’è un articolo di Stafano Sansonetti “Balducci e quella buvette abusiva” che racconta come Angelo Balducci, arrestato nell’ambito dell’inchiesta della procura fiorentina che ha messo a soqquadro la protezione civile di Guido Bertolaso, fosse già salito agli onori della cronaca nel recente passato «L’allora presidente del senato, Marcello Pera, cadde dalle nuvole», si legge,  «Era il giugno del 2004 e sembra che dalle parti di palazzo Madama in pochi si fossero accorti di quello che stava accadendo in cima al palazzo della Minerva, sede della biblioteca del senato. Qui, infatti, volgeva al termine la costruzione di un lussuoso roof garden, una megaveranda di cristallo e acciaio che occupava 150 metri quadrati con vista nientemeno che sul Pantheon. Il costo, a quanto pare, fu di 600 mila euro. Soldi pubblici buttati, però, perché quel gioiellino, sfuggito a Pera, risultò poi del tutto abusivo. E per questo abbattuto dopo qualche mese, con un ulteriore drenaggio del denaro dei contribuenti. Ebbene, il provveditore alle opere pubbliche del Lazio, che all’epoca autorizzò e seguì il progetto, era proprio Balducci». In taglio basso Piero Laporta ricostruisce l’ascesa del Capo della Protezione Civile dagli inizi nel suo “L’astro di SuperGuido nasce a Macugnaga”.

In prima pagina AVVENIRE lancia il “niente Protezione spa”. Nel titolo virgoletta Bertolaso, “farò ancora il mio dovere” e fa il collegamento “E riparte la legge sulle intercettazioni”. La cronaca a pagina 8-9: la pubblicazione delle intercettazioni di Bertolaso e Verdini (in particolare dei suoi familiari) ha riportato in auge il ddl sulle intercettazioni, definte da Cicchitto un «micidiale strumento» di cui si fa «un uso barbarico». L’esame del ddl riprenderà il 3 marzo. A Ballarò intanto Bertolaso fa un’appassionata difesa dei sui uomini: «resto perché devo ristabilire la verità e far recuperare la dignità ai miei uomini», visto che «si sparge fango sui volontari e su una struttura il cui valore è apprezzato in tutto il mondo», mentre «i giornali fanno di ogni erba un fascio e dipingono la protezione civile come un’associazione a delinquere». A corollario, una rilevazione di Demopolis dice che il 74% degli italiani è contrario alla trasformazione della protezione civile in spa, mentre si riprende un pezzo uscito ieri su “Europa” a firma dei senatori Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante: «anche il centrosinistra non è innocente» rispetto all’abuso dell’etichetta “grandi eventi”.

Da pagina 2 a pagina 7 LA STAMPA si occupa delle implicazioni dell’inchiesta di Firenze e delle ultime dichiarazioni del capo della protezione civile: “Bertolaso non cede: resto” è il titolo in prima pagina. In un primo piano LA STAMPA segnala alcuni passaggi «squisitamente tecnici ma decisivi» che hanno contrassegnato la giornata di ieri per quanto riguarda l’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi: «l’inchiesta, con i suoi quaranta faldoni passa dalla Procura di Roma a quella di Perugia. Intanto il procuratore dell’Aquila chiede le carte a Firenze». Sempre ieri, il gip di Firenze Rosario Lupo ha respinto le richieste di revoca delle misure cautelari, insomma gli arrestati rimarranno in carcere: si tratta di Angelo Balducci, presidente del Consiglio dei lavori pubblici, Mauro Della Giovampaola, funzionario del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo e l’imprenditore romano Diego Anemone. Si parla ancora del Ddl sulle intercettazioni dopo le pubblicazioni di questi giorni sui quotidiani: “Intercettazioni, ora il premier accelera sul ddl” titola LA STAMPA a pagina 4, riferendo i commenti di Silvio Berlusconi che è stato colpito dalla pubblicazione delle telefonate della moglie di Verdini («una vera indecenza») e ha dato ordine ai suoi di riprendere la legge che giace in Senato. Nello stesso tempo LA STAMPA parla di un Berlusconi insolito,  «stranamente prudente. In un titolo LA STAMPA scrive che il Pdl «non fa quadrato» attorno al coordinatore Verdini finito nell’inchiesta, anche se Berlusconi gli ha dimostrato «solidarietà». Sarà comunque difficile fare a meno di lui, «uomo macchina, mentalità organizzatrice da imprenditore, bulldozer efficiente» scrive LA STAMPA, ma anche «protetto da certe lobby economiche e finanziarie» dice di lui a LA STAMPA un deputato della Regione. «Anche dalla massoneria?» chiosa alla fine il cronista, «Lui ha sempre smentito».

E inoltre sui giornali di oggi:

IMMIGRAZIONE
LA STAMPA – “La diplomazia della birra e del cous cous”. Da segnalare il primo piano “Verso l’integrazione” in cui LA STAMPA racconta come è cambiato in questi anni il quartiere di San Salvario a Torino, che conta un tasso di immigrati clandestini che arriva al 14% degli abitanti. Dieci anni fa «era il simbolo del degrado», oggi «è diventato un quartiere trendy con i bar accanto ai kebab». «La sua formula può servire da modello dopo gli scontri interetnici di Milano?» si chiede nel sommario LA STAMPA.

VIA PADOVA
CORRIERE DELLA SERA – “Tettamanzi su via Padova: indifferente chi doveva agire”: «La ferma condanna della violenza», ma anche il monito verso «l’indifferenza di chi avrebbe potuto intervenire prima e non lo ha fatto». Il richiamo al rispetto di «diritti e doveri» da parte di tutti, ma anche un reiterato richiamo alla politica per i «problemi reali sacrificati sull’altare della ricerca di consenso elettorale». L’invocazione di un «esercito», sì: ma di «educatori, non di militari». Ecco, dice la curia di Milano, cosa serve in via Padova: altro che fiaccolate.  In effetti ci hanno pensato molto bene, quelli della curia più socialmente impegnata d’Italia, prima di parlare. Ma alla fine, a tre giorni dalla drammatica rivolta di via Padova, sono scesi in campo con un editoriale il cui titolo basterebbe da solo a scavalcare quasi tutte le prese di posizione espresse finora dai più: «Via Padova, la città in cui speriamo». Editoriale pubblicato ieri sera sul sito della Diocesi. Non firmato, e quindi espressione di una linea ufficiale che il cardinale Dionigi Tettamanzi— pur senza esporsi in prima persona — deve aver a sua volta valutato sino alle virgole.

IL GIORNALE – Intervista a Roberto Formigoni  dopo i disordini di via Padova a Milano. « Facciamo i quartieri misti», annuncia perché«serve una più equa distribuzione degli immigrati in città. Solo così si evitano ghetti abitati solo da stranieri e si aiuta la convivenza fra le diverse culture». Era stato lo stesso GIORNALE a lanciare la proposta  della “Quota nei quartieri come a scuola”. Formigoni considera: «Non è un’operazione che può essere fatta dall’oggi al domani. Via Padova è stato un caso isolato. A Milano non ci sono altre vie Padova. Da noi il numero di immigrati integrati continua a crescere. In Lombardia ci sono 1 milione e 100mila stranieri, un quarto del Paese e sono fondamentali per le nostre imprese. Il 22% è proprietario di casa, molti sono piccoli imprenditori e negli ultimi otto anni sono raddoppiate le degenze negli ospedali che è un altro segno di accoglienza».

NUCLEARE
IL SOLE 24 ORE – “Obama riaccende il nucleare – Due nuove centrali al nastro di partenza, non se ne costruivano più dal 1979”. Ha detto Obama: «Basta con lo stanco vecchio dibattito che divide destra e sinistra, ambientalisti e imprenditori. Si tratta di impianti sicuri e puliti». 

CHIESA IRLANDESE
LA REPUBBLICA – “La pedofilia è un crimine contro Dio”. Benedetto XVI ha usato parole dure contro i vescovi irlandesi nella riunione in Curia. La Chiesa irlandese, ha detto il Papa, «deve procedere a un rinnovamento nella fede e a ritrovare la sua credibilità morale». È la conferma della tolleranza zero già annunciata dal Vaticano dopo i due rapporti statali, sui maltrattamenti negli istituti religiosi e sugli abusi sessuali compiuti da sacerdoti e coperti da alti prelati, commenta Marco Ansaldo. Nel frattempo però in Germania sta scoppiando un caso analogo: violenze e abusi nelle scuole cattoliche negli anni Settanta e Ottanta.

AVVENIRE – «Benedetto XVI sfida i vescovi irlandesi» ad agire «con onestà e coraggio» scrive il pezzo di cronaca di AVVENIRE. Il Papa ha detto con chiarezza che l’abuso sessuale sui bambini «non è soltanto un crimine odioso, ma anche un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a sua immagine». Già in prima un editoriale sul tema di Pierangelo Sequeri, che commenta con entusiasmo la «severa lezione di stile» del Papa, che «fissa un limite al vischioso rimando ai condizionamenti» e accusa i sacerdoti e i vescovi che hanno celato gli abusi non di debolezza della carne ma di debolezza della fede, richiamando alla responsabilità della testimonianza.

AFGHANISTAN
IL MANIFESTO – Oltre alla vignetta di Vauro dal titolo: “Afghanistan: continua l’offensiva Nato nel sud” dove un omino si rivolge a un soldato con sul braccio la bandiera Usa dicendo: «Ma state ammazzando anche vecchi, donne, bambini…» e si sente rispondere: «Per quello si chiama “operazione insieme”», un’intera pagina è dedicata alle azioni militari in Afghanistan e in particolare alla denuncia di Emergency sull’impossibilità di curare i feriti civili. Accanto alla cronaca dei combattimenti e al mistero dell’arresto di un leader taliban a pagina 9 (interamente dedicata all’Afghanistan) si trova anche l’intervista a Matteo Dell’Aira, coordinatore medico di Emergency, in cui si parla delle richiesta di un corridoio umanitario che permetta di creare un corridoio umanitario dal momento che i feriti sono bloccati dai check point degli eserciti Usa, inglese e afghano.

CURE PALLIATIVE
AVVENIRE – È nato in Norvegia il primo centro europeo di ricerca sulle cure palliative. L’Italia è in prima linea, in quanto il vicepresidente è l’italiano Augusto Caraceni, direttore della struttura cure palliative dell’Istituto Tumori di Milano, e in quanto tra i finanziatori (che hanno stanziato complessivamente 2 milioni di euro) c’è anche la Fondazione Floriani. L’obiettivo del polo europeo è quello di coordinare tutte le ricerche nel campo e tradurre velocemente i risultati della ricerca scientifica in nuove terapie cliniche. Oltre all’Italia, in prima linea ci sono Norvegia, Scozia, Inghilterra, Danimarca, Germania e Svizzera. Il modello è l’Inghilterra, da cui viene la spinta a sperimentare l’integrazione dei servizi in hospice e a domicilio: là, per ogni paziente curato in hospice ce ne sono 12 curati a domicilio. In Italia ci sono 164 hospice attivi a giugno 2009, con 1850 posti letto: lo dice la nuova edizione del libro bianco sugli hospice realizzato dalla Fondazione Floriani.

OLIVETTI
IL SOLE 24 ORE – Un articolo di Paolo Bricco “Il progetto interrotto di Adriano Olivetti”, a 50 anni dalla morte. «Adriano Olivetti era un uomo affettuoso, goffo e timido. Amava mangiare dolci e credeva che, indagando le pieghe della firma di una persona su un foglio bianco, si potesse intuirne la forza e le fragilità. Ma, soprattutto, era un industriale di grande abilità e allo stesso tempo aveva una passione politica che, con il suo carico di utopia, era insieme simile e profondamente diversa rispetto a quella del suo tempo. Uno strano mix che lo avrebbe portato, il 23 aprile del 1955, in un discorso ai lavoratori, a formulare alcune domande, probabilmente ancora oggi rimaste inevase: “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?”. (…) Nel suo profilo ci sono la cultura positivista, l’industrialismo fordista, il sottofondo socialista (pur temperato dalla conoscenza di Piero Gobetti) e l’America, tanta America. Tutta roba del Novecento. Anche se Adriano, alla fine della seconda guerra mondiale, scarta all’improvviso di lato. Il socialismo non basta. Come non bastano il pensiero liberale o per lui, ebreo da parte di padre e valdese da parte della madre Luisa, una interpretazione religiosa unitaria del mondo. Inizia infatti a elaborare una visione originale che condensa nell’Ordine politico delle comunità: una miscela di utopia e federalismo, autonomie locali e democrazia diretta. Una impostazione ignorata dalla politica italiana uscita dal fascismo, ma che avrebbe dato origine, al rientro a Ivrea, al movimento Comunità».

DANILO DOLCI
AVVENIRE – Sta letteralmente crollando a pezzi il “Borgo di Dio”, la cittadella siciliana voluta da Danilo Dolci, il teorico della non violenza, dove si incontravano premi Nobel e pescatori. Sono mille mq coperti e 20mila coltivati a ulivi ma il tutto è abbandonato all’incuria e ai teppisti. Il Centro è in gestione al Comune di Trappeto dal 1996, per volere di Dolci, poi una cooperativa l’ha acquistata, ma è andata in liquidazione. Servirebbero 500mila euro per rilevare il borgo e un milione per la ristrutturazione: il Comune non li ha e spera in bandi europei. 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA