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“Correre” , “speranza” e “disarmo”: le ultime parole di Papa Francesco

Francesco è stato un Papa capace di indicare parole impreviste, che sono diventate parole potenti e hanno lasciato il segno: per esempio "processi" anziché "spazi" o la Chiesa come "ospedale da campo". Lo ha fatto fino all’ultimo. È emozionante rileggere oggi i messaggi che ha scritto per la Pasqua di ieri

di Sara De Carli

Pope Francis gives the thumbs up as he appears at a window of the Agostino Gemelli Polyclinic in Rome, Sunday, March 23, 2025

Papa Francesco è stato un uomo capace di indicare parole impreviste, che sono diventate parole potenti e hanno lasciato il segno: “processi” anziché “spazi”, la Chiesa come “ospedale da campo”, l’augurio ai sacerdoti di avere addosso “l’odore delle pecore”. Lo ha fatto fino all’ultimo. È emozionante rileggere oggi i messaggi che ha scritto per la Pasqua di ieri. Ancora una volta troviamo parole che lasciano il segno e che ci consegnano una chiara eredità.

Correre

Nell’omelia a commento del Vangelo della Resurrezione, Francesco ha sottolineato questo verbo, in coerenza con tutto un pontificato “in uscita”. «La corsa della Maddalena, di Pietro e di Giovanni dice il desiderio, la spinta del cuore, l’atteggiamento interiore di chi si mette alla ricerca di Gesù. Egli, infatti, è risorto dalla morte e perciò non si trova più nel sepolcro. Bisogna cercarlo altrove. Questo è l’annuncio della Pasqua: bisogna cercarlo altrove. Cristo è risorto, è vivo! Egli non è rimasto prigioniero della morte, non è più avvolto nel sudario, e dunque non si può rinchiuderlo in una bella storia da raccontare, non si può fare di Lui un eroe del passato o pensarlo come una statua sistemata nella sala di un museo! Al contrario, bisogna cercarlo e per questo non possiamo stare fermi. Dobbiamo metterci in movimento, uscire per cercarlo: cercarlo nella vita, cercarlo nel volto dei fratelli, cercarlo nel quotidiano, cercarlo ovunque tranne che in quel sepolcro». E oltre: «non possiamo parcheggiare il cuore nelle illusioni di questo mondo o rinchiuderlo nella tristezza; dobbiamo correre, pieni di gioia. Corriamo incontro a Gesù, riscopriamo la grazia inestimabile di essere suoi amici». La sua testimonianza di fede è chiara: «Ecco la speranza più grande della nostra vita: possiamo vivere questa esistenza povera, fragile e ferita aggrappati a Cristo, perché Lui ha vinto la morte, vince le nostre oscurità e vincerà le tenebre del mondo, per farci vivere con Lui nella gioia, per sempre. Verso questa meta, come dice l’Apostolo Paolo, anche noi corriamo, dimenticando ciò che ci sta alle spalle e vivendo protesi verso ciò che abbiamo di fronte (cfr Fil 3,12-14). Ci affrettiamo allora per andare incontro a Cristo, col passo svelto della Maddalena, di Pietro e di Giovanni». Con passo più svelto di quello che chiunque si sarebbe aspettato, Francesco lo ha fatto.

Ovunque

Nessuna sacrestia, nessun gruppo di presunti eletti, nessuna separatezza o paura del “mondo”: Cristo è ovunque. «Se è risorto dalla morte, allora Egli è presente ovunque, dimora in mezzo a noi, si nasconde e si rivela anche oggi nelle sorelle e nei fratelli che incontriamo lungo il cammino, nelle situazioni più anonime e imprevedibili della nostra vita. Egli è vivo e rimane sempre con noi, piangendo le lacrime di chi soffre e moltiplicando la bellezza della vita nei piccoli gesti d’amore di ciascuno di noi. Per questo la fede pasquale, che ci apre all’incontro con il Signore Risorto e ci dispone ad accoglierlo nella nostra vita, è tutt’altro che una sistemazione statica o un pacifico accomodarsi in qualche rassicurazione religiosa. […] Come Maria di Magdala, ogni giorno possiamo fare l’esperienza di perdere il Signore, ma ogni giorno noi possiamo correre per cercarlo ancora, sapendo con certezza che Egli si fa trovare e ci illumina con la luce della sua risurrezione».

Speranza

Alle 12 Papa Francesco si è affacciato alla Loggia delle Benedizioni per il Messaggio Urbi et Orbi. Un messaggio che è un accorato invito a riscoprire il coraggio di essere «pellegrini di speranza, testimoni della vittoria dell’Amore, della potenza disarmata della Vita». Anche il Giubileo della Speranza, che Francesco ha fortemente voluto, si riempie ancora di più di pregnanza. «La risurrezione di Gesù è il fondamento della speranza: a partire da questo avvenimento, sperare non è più un’illusione. […] Non è una speranza evasiva, ma impegnativa; non è alienante, ma responsabilizzante», ha detto Francesco. In questo si fonda la possibilità di scrivere pagine nuove della storia: «Vorrei che tornassimo a sperare e ad avere fiducia negli altri, anche in chi non ci è vicino o proviene da terre lontane con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi da quelli a noi più familiari, poiché siamo tutti figli di Dio! Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile!». Si apre così un lungo passaggio in cui Franceso ha ricordato tanti luoghi segnati dalla guerra: da Gaza all’Ucraina, dal Sud Sudan all’Armenia.

Disarmo

Una parola precisa, che il Papa ha sempre pronunciato in questi ultimi anni e che ormai era l’unico grande leader rimasto a continuare a pronunciare. «Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo. La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana. […] Faccio appello a tutti quanti nel mondo hanno responsabilità politiche a non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo. Sono queste le “armi” della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!».

Colpisce molto il fatto che l’ultimo incontro istituzionale di Papa Francesco sia stato stato con il vicepresidente Usa, J. D. Vance: sarà solo una coincidenza fortuita di cui fregiarsi o in questo incontro ci sarà il seme di un compito e di una nuova pagina di storia?

AP Photo/Domenico Stinellis, File. Papa Francesco saluta dalla finestra del Policlinico Agostino Gemelli lo scorso 23 marzo

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