Sport sociale
Corpo e mente alleati per il benessere dei ragazzi
La Fondazione Laureus ha realizzato all'interno di una scuola milanese un progetto che unisce scrittura creativa e attività sportiva, per aiutare gli adolescenti ad affrontare i propri vissuti emotivi
L’adolescenza, è risaputo, è un momento in cui i vissuti emotivi sono molto potenti, ma, allo stesso tempo, estremamente difficili da comunicare. È da questa considerazione che è partita la Fondazione Laureus per ideare un progetto rivolto ai ragazzi di quattro classi a indirizzo sportivo di un istituto professionale della periferia milanese, il Galdus, e realizzato nel contesto di «Dear future» , iniziativa globale di Montblanc – azienda leader nella produzione di penne di lusso – per la promozione della scrittura.
«È scientificamente provato che il movimento e la stimolazione di alcune parti del nostro corpo ci smuovono delle emozioni e attivano alcune parti del cervello», spiega Lara Tagliabue, project manager della Fondazione. «La stessa cosa succede quando scriviamo a mano, mentre questo non accade quando scriviamo al computer. Così è nata la proposta alla scuola, che abbiamo anche tarato sui bisogni degli alunni». Nelle classi entravano due figure abituate a lavorare col corpo: una psicologa dello sport e una drammaturga. La prima ha fatto fare agli studenti – di età compresa tra i 14 e i 16 anni – dei giochi di gruppo e attività per tirare fuori il proprio vissuto emotivo. «Cercavamo di esplorare quali risorse loro potessero mettere in campo per evitare di farsi schiacciare dalle proprie emozioni», racconta Alessandra Stella, la psicologa dello sport coinvolta nel progetto, «che, in questa fascia d’età, abbiamo riscontrato assieme essere rabbia, una forte ansia e, a volte, una profonda tristezza e mancanza di voglia di fare le cose, con tratti quasi depressivi».
Dopo questa prima fase, entrava in scena la drammaturga, attraverso esercizi pratici di espressione emotiva attraverso lo sport; una bella sfida per gli adolescenti, di solito poco inclini a condividere e a mostrare il proprio vissuto. Una volta concluso il percorso pratico, gli studenti hanno messo per iscritto la loro esperienza, per poi realizzare anche dei podcast. «I ragazzi più grandi hanno creato dei personaggi immaginari, che incarnassero le emozioni più diffuse tra i ragazzi e hanno ideato dei dialoghi tra loro, che raccontavano di problematiche dell’adolescenza», continua la psicologa, «mentre gli alunni di prima superiore hanno pensato alcune scenette di vita scolastica, dall’intervallo all’interrogazione, passando per la cotta non corrisposta».
Lo sport, all’interno di questo progetto, ha rappresentato un modo per mettersi in gioco e una risorsa per sviluppare delle competenze, ma anche, allo stesso tempo, una metafora tra l’esperienza sportiva e tutto quello che una persona poi farà nella vita. «Uno degli elementi che abbiamo affrontato e che è particolarmente delicato in adolescenza è il rapporto col proprio corpo», conclude Stella, «che molti non sentono come proprio, nonostante lo utilizzino per muoversi ogni giorno. C’è un conflitto, che condiziona fortemente il vissuto dei ragazzi, che, tra l’altro, hanno sottolineato che vorrebbero essere sostenuti dagli adulti, evidenziando però la difficoltà di questi ultimi nella comprensione delle loro emozioni».
Di sport sociale tratta anche il numero di luglio/agosto di VITA, dal titolo Campo Largo
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