Unione Europea
Corpi civili di pace, firma anche tu
È partita la raccolta di firme e adesioni di singoli e di associazioni alla proposta di istituire i Corpi civili di pace. Una proposta centrale anche in vista delle prossime elezioni europee che la professa Sclavi illustra in questo articolo
Dagli inizi di gennaio 2024 si raccolgono firme e adesioni di singoli e di associazioni (firmate qui) e verranno organizzate presentazioni pubbliche per fare della istituzione dei Corpi civili di Pace Europei uno dei temi centrali della campagna elettorale europea di giugno.
Il 17 gennaio il Parlamento europeo ha approvato la relazione sul “Ruolo della Diplomazia Preventiva nell’affrontare i conflitti congelati nel mondo”. Al punto (ca) nel capitolo “Diplomazia preventiva”, c’è la richiesta di istituire un Corpo Civile di Pace Europeo (vedi allegato).
Ruolo della diplomazia preventiva nell’affrontare i conflitti congelati
È la dimostrazione che é in corso una riflessione sulla necessità di un ruolo più decisivo e autonomo dell’UE nei conflitti interni e internazionali e sulla centralità del protagonismo della società civile nei processi di trasformazione dei dissidi in occasione di mutuo apprendimento e di co-progettazione di futuri mutualmente desiderabili. È anche diffusa la consapevolezza che le numerose missioni di peace-building dell’Osce, dalla fine degli anni ’90 in poi, hanno avuto una incidenza limitata a causa dell’essere soggette al veto di uno degli stati membri, dei finanziamenti non sufficienti e una gestione ancora troppo burocratica, con interventi a compartimenti stagni.
Ma ancora nessun Paese europeo si è fatto promotore di una proposta di istituire un vero e proprio corpo autonomo di intervento nelle aree di crisi e a rischio di escalation, portatore del know how della costruzione della pace.
Perché questa proposta
Si tratta di una proposta molto complessa e ambiziosa, perché l’intero apparato della attuale governance europea è orientato al trattamento dei conflitti in termini di posizioni e schieramenti, mediazioni e compromessi, mentre qui si tratta di puntare sul know how dell’ascolto attivo e moltiplicazione creativa delle opzioni, sulla gestione creativa dei conflitti.
La proposta che viene avanzata è che la istituzione di un corpo di costruttori di pace, formato da professionisti e da volontari dotati delle necessarie competenze, possa nascere solo da una serie di convegni a livello europeo e internazionale che si propongono di fare tesoro di tutte le principali esperienze di rigenerazione dei territori in crisi realizzate in questi ultimi 25 anni, da quando Alex Langer ne ha parlato per primo nel Parlamento europeo, nel 1995. Perché è inutile girarci intorno: i motivi per cui si va alla guerra sono gli stessi, alle radici, dei motivi per cui non si riesce a porre riparo alle diseguaglianze crescenti nel mondo.
L’invasione dell’Ucraina pone l’UE di fronte al problema di un salto paradigmatico di governance, che riguarda in generale la gestione dei conflitti, e il passaggio da strutture statuali dalla modernità riduzionista al saper agire in modo efficace nella complessità.
Quindi: mettere al centro delle elezioni europee il tema dei Corpi Civili di Pace corrisponde a rivendicare una rappresentanza capace di fare da trait d’union fra democrazia formale e democrazia deliberativa, nella quale la società civile è messa in condizioni di dialogo, co-protagonismo e mutuo apprendimento.
Quella proponiamo come Movimento Europeo di Azione Nonviolenta e sulla quale chiediamo adesioni è una iniziativa specifica che, nata nei numerosi viaggi in terra di Ucraina e che il 14 e 15 ottobre 2023 è stata fatta propria da un insieme trasversale di attori che “operano per il know how della Pace” in Italia, Ucraina ed altri Paesi europei (leggi qui).
Per quanto riguarda l’Italia vi sono rappresentanti delle commissioni esteri del Parlamento, dell’ANCI e di singoli comuni, del MOVI (Movimento del volontariato italiano), degli Scout, di Azione Cattolica e di numerose associazioni laiche e religiose che si occupano di marginalità e di abbandono e singole persone a vari livelli impegnate in imprese di cittadinanza attiva.
Per quanto riguarda l’Ucriana, fra i promotori vi sono già ora sei membri del parlamento ucraino, quattro membri della rete delle autonomie locali, ed esponenti di associazioni della società civile, laici e religiosi, di tutte le religioni che si oppongono alla aggressione in corso e che sono attive nella solidarietà con la società civile martoriata.
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