Società civile

Corpi civili di pace europei: da Kiev la road map per arrivarci

La "conferenza gruppale" che il Mean ha svolto a luglio in Ucraina ha restituito cinque scritti ora racchiusi in un instant-book: elaborata la proposta sui Corpi civili di pace e su altre azioni urgenti per promuovere la pace

di Gabriella Debora Giorgione

cinque tavoli di lavoro, che hanno approfondito la natura dei Corpi civili di pace europei-Ccpe, la cui istituzione da parte dell’Unione europea è l’obiettivo principale del Movimento europeo di azione nonviolenta-Mean: a Kiev, in Ucraina, il 12 luglio scorso settanta attivisti del Mean hanno lavorato con esponenti di rilievo delle istituzioni religiose, civili e dell’associazionismo ucraino. Presenti, tra gli altri Vadim Halaichuk, co-presidente della commissione del Parlamento ucraino per l’associazione con il Parlamento europeo, e Sergii Chernov, presidente dell’Associazione ucraina dei consigli distrettuali e regionali. Ruolo di primo piano nei lavori lo ha svolto il Nunzio della Santa Sede, mons. Visvaldas Kulbokas.

Dai tavoli di lavoro, denominati “Conferenza gruppale”, sono emersi altrettanti documenti, che il Mean ha raccolto in un istant book, scaricabile qui.
«Conoscevamo la vitalità della società civile ucraina, ma ci siamo stupiti per il bisogno espresso dai partner locali di progetti che partano dal basso e che permettano di rafforzare il tessuto sociale al fine di sostenere percorsi di autentica democrazia e di pace», commenta Marianella Sclavi.

Kiev, Marianella Sclavi durante i lavori dei tavoli | foto del Mean

«La gestione civile delle crisi è un pilastro fondamentale della politica di sicurezza e di difesa comune europea. In questo contesto, e alla luce di quanto stava avvenendo nella ex Jugoslavia, nel 1995 Alexander Langer lanciava la proposta di creare un Corpo civile di pace europeo-Ccpe. Il Parlamento europeo ha ribadito, nel 2001, la necessità di istituire tale strumento con l’obiettivo di coordinare a livello dell’Unione europea-Ue la formazione e il dispiegamento di specialisti civili per mettere in atto misure pratiche per la pace, quali l’arbitrato, la mediazione, la mitigazione degli effetti post-trauma, il rafforzamento della fiducia tra belligeranti, gli aiuti umanitari, l’istruzione e il monitoraggio dei diritti umani», si legge nell’introduzione dell’i-book del Mean, che ricorda che «Nel febbraio scorso, l’Europarlamento ha di nuovo invitato il Consiglio ad avviare un progetto per istituire un Ccpe che riunisca le competenze degli attori istituzionali e non istituzionali in materia di prevenzione dei conflitti, nonché di risoluzione pacifica degli stessi e di riconciliazione, al fine di rendere più credibile, coerente, efficace, flessibile e visibile la gestione civile delle crisi da parte dell’Ue. È da Kiev e dalla martoriata Ucraina che bisogna rilanciare la proposta quanto mai attuale di Alexander Langer. I Ccpe devono diventare uno strumento di intervento innovativo nella cassetta degli attrezzi della politica estera dell’Ue per le aree di crisi, dal grande potenziale e dall’alto valore simbolico, che rafforzino la sua immagine come attore di pace a livello globale».

I Ccpe del Mean

Il tavolo sui Corpi civili di pace europei – formato da Paolo Bergamaschi (coordinatore), Marco Bentivogli, Yevhenyi Bragar, Luis Vanella, Rino Feltri, Rosalba Gennaro, Padre Ivan, Carlo Bertuzzi, Angelo Capelli, Elena Possia, Paolo Della Rocca, Oleksander Makarenko, Francesco Bosticardo, Lorenzo Ianiro, Alex Bergamaschi, Piero Vitti, Demetrio Cerea, Palmiro Marcato, Guido Vitali, Monica Alinelli, Olesia (interprete) ha elaborato una proposta finale che, riassunta per punti, contiene alcune chiare indicazioni:
– la società civile deve giocare un ruolo fondamentale per quanto riguarda la prevenzione e la risoluzione pacifica dei conflitti;
– l’Ucraina sarà forte se rafforza la sua società civile e la coesione sociale e quindi deve ricostruire un tessuto sociale che possa sostenere la pace;
– dialogo fra le parti e riconciliazione sono compiti più funzionali a costruttori di pace civili;
– per far rispettare la pace occorre rispettare la legge e bisogna scegliere un gruppo di professionisti che sappiano come agire in questa direzione;
– occorre istituzionalizzare i Ccpe a livello europeo e, per questo, il Mean deve portare la propria proposta sui Ccpe al parlamento europeo;
– è necessario un coordinamento della Ue perché il Ccpe deve diventare un pilastro fondamentale del Patto civile europeo nel quadro della gestione civile delle crisi.

Gli altri tavoli

Il gruppo Guerra, pace e verità: i pro e i contro della proposta di istituire una Commissione per la verità e la riconciliazione-Cvr ha preso in considerazione le difficoltà nell’istituire anche in Ucraina, al termine della guerra, una Cvr e stabilire quali aspetti di questo istituto di giustizia restaurativa vadano messi in primo piano, in modo da farlo risultare comprensibile e auspicabile agli organi di governo sia nazionale che locali. Infatti, come poi è risultato dalla discussione, «Sono emersi due problemi: il primo è capire come funziona questo istituto innovativo e divergente rispetto al normale funzionamento delle corti penali (cosa non scontata, né in Ucraina né in Italia); il secondo è capire come potrebbe essere riformulato e adattato nella situazione specifica», si legge nel documento.
Importante sarà anche mettere in rete tutte le eventuali iniziative già in corso, verificando se le autorità locali possano godere di facoltà o autorità di designare i membri della Commissione (un comitato dei saggi col ruolo di sancire riparazioni e amnistia).


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Il Tavolo Le parole della pace: che cosa manca perché diventino una pratica diffusa e dominante? ha lavorato con l’obiettivo di invitare a condividere storie di amicizia, parentele, conoscenze fra ucraini, russi e bielorussi che sono riuscite a resistere o si sono rotte con lo scoppio della guerra, secondo gli insegnamenti di Alex Langer per il quale «La cultura della convivenza è l’unica alternativa alla barbarie etnocentrica». Tra le proposte di questo gruppo, quella di costruire gemellaggi triangolari (una città in pace e due in guerra), da rivolgere all’Anci e Rete Autonomie locali ucraine.

Tema interreligioso per il Tavolo sui Circoli di amicizia interconfessionali europei. Il contributo dell’esperienza Ucraina che ha analizzato il modo in cui il dialogo interreligioso possa condurre al di là dei conflitti esaminando come il dialogo ci conduce oltre i conflitti; come il dialogo non risolve tutti i conflitti; come il dialogo è più che risolvere i conflitti.
«Quando si vuole contribuire al dialogo interreligioso, anche nella situazione difficile di guerra, l’aiuto esterno è importante per facilitare il dialogo. Sarebbe importante dare rilievo all’identità ucraina, diversa sia da quella europea che da quella russa, e al fatto che il Consiglio pan-ucraino sottolinei questa peculiarità ucraina che la distingue dal mondo occidentale. La fratellanza ha un’influenza più forte delle armi. E’ evidente che, se l’Ucraina non fosse stata lasciata sola nel 2014, le condizioni per la guerra, già nel 2022, sarebbero diminuite», ha scritto nelle sue conclusioni mons. Visvaldas Kulbokas.

Sui traumi della guerra è stato il tema di lavoro dell’ultimo Tavolo di Kiev, che ha proposto un progetto pilota di salute mentale di comunità in una piccola area da individuare (un quartiere cittadino o un piccolo paese), costruito a partire dai bisogni e dalla cultura locale (ad esempio tenendo molto conto della diversa percezione nella popolazione dell’esperienza della guerra e della difficoltà degli ucraini di chiedere aiuto, in quanto educati a mostrarsi forti), e in cui far convergere le risorse locali (sanitarie, sociali, culturali, pubbliche, private e di volontariato) e quelle esterne di associazioni italiane come il Mean, di istituzioni pubbliche come l’Anci Sanità e Federsanità. «Tutto questo dovrebbe, comunque, essere un lavoro da mettere in stretta connessione con quello più generale di giustizia riparativa e riconciliazione, che necessita della elaborazione profonda delle immani perdite vissute dalla popolazione», scrive nelle conclusioni il Tavolo.

foto copertina di Lorenzo Ianiro


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