Mondo

Coronavirus: Save the Children, contrastare gli effetti negativi della chiusura delle scuole

In Italia in povertà assoluta più di 1 famiglia con minori su 10 e il 17% dei nuclei monogenitoriali con figli. Al via in tutta Italia il programma di intervento straordinario “Non da soli” per affrontare la crisi dal punto di vista dei bambini

di Redazione

Durante l’emergenza Coronavirus è necessario prestare particolare attenzione alle famiglie che già vivono in situazioni di maggior disagio, quelle con genitori vulnerabili, disoccupati o con redditi molto bassi, lavori precari o che lavorano nei settori direttamente colpiti. Per i bambini che vivono in queste famiglie, la lontananza dalla scuola e dai consueti luoghi di aggregazione rischia di trasformarsi – in assenza di interventi mirati – in maggiore marginalità e isolamento, aumentando le disuguaglianze e la povertà educativa.

Oggi in Italia, sottolinea Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – più di 1 famiglia con minori su 10 (l’11,3% del totale) vive in condizioni di povertà assoluta; tra i 750 mila nuclei monogenitoriali, circa il 17% è in povertà assoluta ed è in questa condizione anche quasi 1 famiglia su 3 (31%) tra quelle in cui entrambi i genitori sono stranieri. Iil 20% delle  famiglie con minori è in condizioni di povertà relativa (20%) e corre il rischio concreto di cadere in povertà assoluta.

A questa “emergenza nell’emergenza”, si aggiungono poi le difficoltà incontrate dai molti genitori che lavorano (sono oltre 3,8 milioni le coppie con figli minorenni in cui entrambi i genitori lavorano) nell’affrontare una riorganizzazione familiare in seguito alla chiusura delle scuole. In Italia, solo una famiglia con figli su quattro può contare sull’aiuto gratuito di persone vicine, come i nonni e altre figure adulte di riferimento. Date le carenze strutturali nei meccanismi e nei servizi di conciliazione tra tempi di lavoro e di vita familiare, sono in particolare i lavoratori precari e le madri lavoratrici – su cui pesa quella che gli studiosi chiamano la Child Penalty – a dover essere sostenuti in questo frangente.

“E’ fondamentale, in questa situazione difficile, intervenire a favore della genitorialità, con misure concrete di breve e di medio periodo. E’ necessario infatti offrire nell’immediato un sostegno per la riorganizzazione familiare a seguito della chiusura delle scuole. Allo stesso tempo, è importante attivare un piano di interventi che si rivolga in particolare a coloro che già vivono in condizioni di precarietà e di disagio socio-economico e oggi sono ancora più esposti a causa della crisi in atto. Accanto ai provvedimenti di tutela del lavoro, occorre prevedere, ad esempio, la facoltà di richiedere, anche per l’anno corrente, esenzioni e tariffe agevolate per i servizi per l’infanzia sulla base dell’indicatore della situazione reddituale (ISEE corrente) anche per quelle famiglie che non ne usufruivano e che oggi iniziano a scontare gli effetti della crisi. L’ISEE corrente dovrebbe poter essere utilizzato anche per le richieste di reddito di cittadinanza”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, l’Organizzazione, riconoscendo l’attenzione del Governo manifestata in queste ore, richiama la necessità di far usufruire della possibilità di assentarsi dal luogo di lavoro per accudire i figli minorenni alternativamente entrambe i genitori, per tutelare le mamme lavoratrici – già mosche bianche nel nostro Paese – e poter così dividere equamente il carico di cura più impegnativo durante la fase dell’emergenza.

Per evitare il rischio di un aumento delle disuguaglianze, è necessario inoltre sostenere le scuole attraverso il rafforzamento dell’accesso gratuito ad internet, per supportare i più di 8 milioni di studenti oggi alle prese con la didattica a distanza.

“Non bisogna dimenticare i bambini “invisibili” che rischiano di uscire definitivamente dal radar delle agenzie educative; per loro importante attivare da subito progetti speciali sul campo”, ha sottolineato Raffaela Milano.

E’ in particolare per i bambini e ragazzi che vivono nelle condizioni di maggior fragilità socio economica che Save the Children ha avviato, a fronte della crisi in atto e per partecipare allo sforzo collettivo del Paese, un programma straordinario di intervento “Non da soli”, per rispondere alla crisi dal punto di vista dei bambini, con interventi mirati a contrastare la povertà educativa, sostenere la genitorialità e promuovere la didattica a distanza. Il progetto prevede, tra l’altro, la distribuzione alle famiglie dei bambini e ai ragazzi che vivono nelle condizioni più difficili di dispositivi elettronici e delle connessioni indispensabili per proseguire il loro percorso educativo, di materiale per il gioco e lo studio, attività educative e di sostegno allo studio a distanza, realizzazione di webinar per i docenti, sostegno ai genitori e alle figure familiari di riferimento oltre che, naturalmente, azioni informative sui comportamenti da tenere per la prevenzione sanitaria.

Tutte le equipe educative di Save the Children e delle associazioni partner sul territorio – dai “Punti Luce”, alle scuole Fuoriclasse – sono operative, nel rispetto delle prescrizioni sanitarie, per garantire un sostegno continuativo a tutti i bambini e alle loro famiglie, anche attraverso le opportunità offerte dalle reti digitali. “Con questo progetto vogliamo essere vicini ad ogni bambino, ancorché a distanza, e garantire alle famiglie che vivono in situazioni di disagio un contatto costante e un aiuto concreto” ha concluso Raffaela Milano.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.