Salute
Coronavirus, Pregliasco: «Ecco perché stare a casa»
Le misure adottate dal Governo e dalle Regioni colpite dal virus sembrano esagerate? «Sono essenziali. La ratio di queste misure è il contenimento ma anche e soprattutto la mitigazione: dobbiamo evitare a tutti i costi un contagio su larga scala concentrato in pochi giorni», spiega il virologo dell’Università degli Studi di Milano e presidente nazionale Anpas
È il primo giorno con asili, scuole, università, musei, teatri e chiese chiusi più o meno in tutto il nord Italia. I contagi sono diventati 219 in tre giorni e l'Italia è oggi il terzo paese per infettati al mondo. Le polemiche sulle decisioni delle istituzioni, come tra medici e addetti ai lavori, non mancano. I supermercati sono stati presi d'assalto e i beni di consumo più gettonati sono mascherine e Amuchina. Abbiamo fatto il punto della situazione con Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e presidente nazionale Anpas.
In questo momento l'Italia è il terzo Paese con più contagi al mondo dopo Giappone e Cina. E i casi continuano a salire vertiginosamente. Per quanto tempo presumibilmente il contagio continuerà ad allargarsi?
Stiamo vedendo adesso situazioni che sono dei giorni scorsi. Le positività odierne arrivano da casi pregressi. Siamo esaminando un iceberg, lo stiamo carotando. Per questo, con l'incappare del caso di Codogno, è chiaro che il numero di casi cresce in modo esponenziale. La situazione sarà più chiara nel giro di quindici giorni, che è tre volte il tempo medio di incubazione che è di cinque giorni.
Che differenza c'è tra il caso italiano e la situazione cinese?
Qui abbiamo fatto tutto ciò che era possibile e in modo tempestivo. La nostra speranza è quella di riuscire ad operare un controllo della situazione cioè a spegnere i due piccoli focolai. Se non ci riuscissimo si passerebbe alla mitigazione
Che cosa vuol dire?
Fare in modo che il contagio non avvenga tutto insieme. Il problema di questa situazione non è che venga contagiata tanta gente. Non è quello che preoccupa. Ma piuttosto che il contagio colpisca una grandissima fetta di popolazione nello stesso momento
Come si spiega che in Europa solo l'Italia abbia una situazione come questa?
Difficile dirlo. Magari questa situazione la vedremo più avanti anche in altri stati. Può anche esserci una differenza nei controlli, che qui sono più numerosi e specifici. È presto per dirlo. Può anche essere solo sfortuna
Il modello di intervento si basa su quarantene e il tentativo di limitare la socialità. È la strada giusta?
È l'unica strada che abbiamo. Ha un valore statistico e concreto
È stata decisa la chiusura di locali e esercizi commerciali dalle 18. Che senso ha questa scelta? Anche alla luce del fatto che invece mezzi pubblici e treni rimangono attivi?
Anche qui è un fatto statistico. Dobbiamo frenare il fenomeno. Dobbiamo trovare un equilibrio tra misure che riducano i contagi e quotidianità. Non si può bloccare completamente intere Regioni. C'è infatti anche un tema economico che va tenuto in considerazione. Quello che preme è evitare di intasare gli ospedali. Quindi si chiudono tutte quelle situazioni a rischio che non generino grandi disagi
Stanno poi esplodendo le prime polemiche tra medici. Come quello tra Roberto Burioni e direttrice del reparto di Microbiologia, virologia e diagnostica bioemergenze del Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo. Anche il mondo scientifico sta andando in confusione?
Hanno un po' semplificato. In realtà hanno ragioni entrambi e hanno posizioni complementari. Ha ragione la Gismondo quando dice che nel 80% dei casi il Coronavirus si esprime in modo banale. Ma Burioni ha ragione nel sottolineare il 20% di casi gravi e le polmoniti virali primarie. Come dicevo qui si rischia una pandemia. Ed è questo il problema. Se avessimo il 40% della popolazione colpita in due settimane avremmo il sistema sanitario in ginocchio con conseguenza drammatiche
Stando a opinioni autorevoli poi, come quelli della virologa Ilaria Capua, pare che si cominci a pensare che probabilmente è un virus meno pericoloso di quello che si pensava e che sia in giro in Italia da più settimane forse anche mesi?
È possibile. È una teoria. Ma ad oggi non possiamo dirlo. Adesso è più importante lavorare sul contenimento
Visti gli assalti ai supermercati e il panico generalizzato forse si poteva fare meglio dal punto di vista della comunicazione, in particolare istituzionale?
C'è stata un'esigenza di descrivere e annunciare queste misure muscolari ma però si è tralasciato l'elemento per tranquillizzare rispetto al funzionamento della quotidianità che sarà sempre garantita. Possiamo dire con tutta la certezza che il cibo non mancherà mai
A proposito di beni di consumo c'è stato un acquisto massiccio di mascherine e Amuchina. Cosa possiamo dire al riguardo?
Che la mascherina è utile solo per chi è ammalato. Serve per evitare di contagiare gli altri. Non ha praticamente alcuna utilità per chi è sano perché non previene un eventuale contagio. L'Amuchina e prodotti similari sono utili, ma se si può è sempre meglio preferire il sapone
C'è poi grande preoccupazione per i bambini. Eppure non ci sono casi noti…
Sì è così. Non sappiamo ancora spiegarlo ma c'è una capacità di risposta maggiore e quindi una sintomatologia inferiore. La risposta potrebbe essere che per i bambini tutti i virus sono nuovi e quindi questo o un altro non fa una grande differenza
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