Lo Stato Leviatano, lo stiamo capendo, ci garantisce solo una cosa, la vita, la vita senza qualità, la “nuda vita”, e dopo 50 giorni di distanziamento sociale e permanenza ai domiciliari per decreto, lasciatemi dire che Hobbes e il Leviatano possono, per me, andare al diavolo. Dopo 50 giorni per me possono andare al diavolo anche provvedimenti di confinamento che il governo ha assunto in modo imperativo, determinando lo stato di eccezione che si avvia a toccare quota 60 giorni, disciplinandolo sia pur in maniera contradditoria e oscura in maniera pretenziosamente minuziosa. Sono 15 le task force di esperti e consulenti coinvolti nell’emergenza pandemica per un totale di 448 persone. Per non parlare dei comitati e dei tavoli. Una cornice normativa è imponente: siamo già a 212 atti nazionali secondo Openpolis. E accanto le ordinanze regionali e comunali spesso in contraddizione, voluta, tra loro.
Eppure si arriva a multare, per citare solo uno dei tanti, troppi episodi di sorveglianza fessa, una coppia di coniugi anziani sorpresi a fare la spesa insieme, la moglie, 72enne disabile al 100%, il marito, 74 anni, era in auto con lei quando sono stati fermati dalla polizia Stradale. Che non ha voluto sentire ragioni e scuse. È successo a Nuoro. Per entrambi, un verbale molto salato in osservanza del decreto restrittivo in vigore per fronteggiare la pandemia di coronavirus. Sanzioni pesantissime per entrambi: 533 euro all'uomo, 400 alla donna per la violazione del decreto del presidente della Regione Solinas, che impone l'uscita per necessità a un solo membro per famiglia.
Lo stato di eccezione, com’è stato giustamente definito, si avvia a diventare un paradigma normale di governo. Il decreto-legge Cura Italia subito approvato dal governo “per ragioni di igiene e di sicurezza pubblica” e i vari Decreti del Presidente del Consiglio si risolvono infatti in una vera e propria militarizzazione della vita dei cittadini. Sono almeno 10 le gravi limitazioni della libertà individuali e sociali previste da dpcm e decreti che è importante ricordare e ricordarceli prima di sprofondare in uno stato di ignavia irreversibile:
- Divieto di allontanamento dal comune o dall’area interessata da parte di tutti gli individui comunque presenti nel comune o nell’area;
- Divieto di accesso al comune o all’area interessata;
- Sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in un luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico;
- Sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, salvo le attività formative svolte a distanza. Reclusione dei minori tra le pareti domestiche, qualunque sia la dimora;
- Sospensione dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura di cui all’articolo 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché l’efficacia delle disposizioni regolamentari sull’accesso libero e gratuito a tali istituti e luoghi;
- Divieto di passeggiata a piedi in città se non da soli, accompagnati da un cane e entro 200 metri dall’abitazione. Distanziamento sociale obbligatorio;
- Sospensione delle procedure concorsuali e delle attività degli uffici pubblici, fatta salva l’erogazione dei servizi essenziali e di pubblica utilità. Sospensione del FOIA (Freedom of Information Act.) per l'accesso agli atti della pubblica amministrazione;
- Applicazione della misura della quarantena con sorveglianza attiva fra gli individui che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusa;
- Funzioni di polizia ai militari dell’esercito;
- Fare atti di Governo così incidenti sulla vita dei cittadini attraverso Dpcm (ad oggi ben 7) sottratti alla vigilanza del Parlamento e capo dello Stato.
C’è di più però oggi. C’è la scommessa biopolitica mai così minacciosa. La sanità pubblica ha sempre usato meccanismi di sorveglianza sociale, ma oggi tali meccanismi sono, grazie alle tecnologie e ai microchip estremamente invasive. Se la biopolitica, come l’ha definita Michel Foucault, è il terreno in cui agiscono le pratiche con le quali la rete di poteri gestisce le discipline del corpo e le regolazioni delle popolazioni, è chiaro come oggi la rete del potere è assai più minaccosa di un paio di decenni fa. Il biopotere, ovvero il dominio politico sulle vite e sui corpi è in questo frangente più in vigore che mai.
in Sorvegliare e punire, Michel Foucault aveva fatto esplicito riferimento a una quarantena del XVII secolo come esempio dell'estensione del «biopotere», ossia del dominio politico sulle vite e i corpi. In particolare, Foucault sottolineava il passaggio dal modello della lebbra a quello della peste: «Nel modello della lebbra, domina il principio di esclusione: il lebbroso è il principio di esclusione che domina: il lebbroso viene espulso dalla città per preservare la comunità. Non ci si preoccupa di cosa diventi, è al limite lasciato libero, ma al di fuori della società. Nel modello della peste, vige il principio della sorveglianza: ciascuno è esaminato, confinato, auscultato e tutti diventano ausiliari di polizia». La lotta contro l'epidemia diventa così, per Foucault, «l'occasione di un dispiegamento inedito della potenza dello Stato nelle nostre vite in nome dell'obiettivo della preservazione della vita biologica».
Come sostiene il primo ministro tailandese Prayuth Chan-ocha, e con lui molti altri al potere, «in questo momento la salute viene prima della libertà»
Il potere politico, che si sta legittimando attraverso il confinamento sociale finalizzato alla tutela della salute, richiede oggi un'impressionante acquisizione di dati, tutti i comportamenti, e financo le condizioni fisiche di ciascuno, sono analizzati e posti in relazione: dai contatti ravvicinati con altre persone agli spostamenti, fino alle rilevazioni biometriche, tutto si trasforma in informazioni. Una delle Task force, la più numerosa contando 74 (settantaquattro) esperti, quella insediata al dicastero dell'innovazione e proposta dalla Ministra Paola Pisano ha da pochi giorni scelto la app Immuni con cui verrà monitorata la salute dei cittadini attraverso un diario clinico contenente tutte le informazioni più rilevanti del singolo utente (sesso, età, malattie pregresse, assunzione di farmaci). App che si affianca (ma come?) a quella già rilasciata da Regione Lombardia (AllertaLOM) e già scaricata da quasi 100 mila lombardi. Prove generali di Safetycracy, in cui il possesso dei dati elementari delle nostre vite diviene strumento di potere.
La tecnocrazia medica, variegata tra epidemiologi, infettivologi, virologi ed igienisti, si sta sostituendo a quella degli esperti in campo economico e finanziario. Negli anni scorsi, sono stati gli economisti a fare da spalla o da contraltare alla politica, prescrivendo ciò che è fattibile o meno: oggi la parola passa alla tecnocrazia medico-sanitaria. Nell’attesa che le due tecnocrazie, economica e medica, si abbraccino per un comune profitto grazie al contact tracing prodotto dalle app e ai diari clinici che ci verrà chiesto di compilare (così recita Immuni: “nel quale a ciascun utente verranno chieste alcune informazioni rilevanti (l'età, il sesso, la presenza di malattie pregresse e l'assunzione di farmaci”) e che dovrebbe essere aggiornato tutti i giorni con eventuali sintomi e novità sullo stato di salute.
“II diario clinico rimarrà privato, ma potrebbe essere utile agli utenti”, scrive il Foglio che ne ha dato per primo la notizia della app scelta dal Governo. Nel senso che fa da promemoria come un bloc-notes? Che viene condiviso con gli operatori sanitari se necessario? Che può essere condiviso con un server centrale?
Domande che a me inquietano. Così come mi inquieta la notizia che la app Immuni sarà “quasi” volontaria giacché che non la scaricherà dovrà subire limitazioni alla libertà di movimento. Davvero?
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