Formazione

Corea del Nord: per la carestia si vive sei anni di meno

Il dato è ufficiale. In una rara ammissione di ciò che accade, il vice ministro degli Esteri ha presentato all'Unicef i dati ufficiali sulla mortalità nel suo Paese

di Gabriella Meroni

Il regime comunista di Pyongyang è costato al suo popolo sei anni di vita: di tanto si è accorciata la vita media in Corea del Nord negli anni Novanta. Il dato è ufficiale. In una rara ammissione di ciò che accade, il vice ministro degli Esteri è intervenuto a una conferenza dell’Unicef presentando dati ufficiali sulla mortalità nel suo Paese. Si apprende così che se nel 1993 un coreano del Nord viveva in media 73,2 anni, nel 1999 si era scesi a 66,8 anni. Il vice ministro, Choe Su Hon, non ha precisato il numero delle persone morte, alla lettera, di fame. Non ha neppure ricordato che il suo Paese dipende dagli aiuti internazionali dal 1995, anno in cui decenni di corruzione, incompetenza e tempo inclemente portarono al crack del sistema agricolo. Non ne ha avuto bisogno: ciò che Choe Su Hon ha illustrato è una nazione in ginocchio, devastata da una cronica carestia di cibo e medicina, una sanità inesistente, un’economia defunta. In sei anni la mortalità infantile per i bambini sotto i cinque anni è passata da 27 a 48 per 1000. Il prodotto interno loro pro capite è scivolato da 991 a 457 dollari. La popolazione che ha accesso all’acqua potabile è crollata dall’86 al 53 per cento nel giro di due anni. I bambini che vengono vaccinati contro poliomielite e morbillo sono diminuiti dal 90 al 50 per cento nello stesso periodo. Malnutrizione, dissenteria, deficienza di iodio sono – assieme alla mancanza di scuole e ospedali – i problemi più gravi con cui i bambini devono confrontarsi. Il vice ministro ha ricordato le spiegazioni politiche degli infausti eventi: il crollo del muro di Berlino, il dileguarsi degli alleati sovietici, le sanzioni imposte dalla comunità internazionale per il traffico di missili e altri armamentari. Secondo dati americani, la carestia che ha colpito il Paese nel ’95 è costata la vita a migliaia e migliaia di persone, da un minimo di 270.000 a un massimo di due milioni.


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