Salute

Cordoni ombelicali, la banca non piace più

La Toscana guida l'inversione di tendenza

di Sara De Carli

Inversione di tendenza. Dopo anni in cui mettere in banca il cordone ombelicale del proprio bimbo sembrava essere per le neomamme un imperativo etico (leggi qui), un’assicurazione sulla vita garantita dai progressi della sicenza, ora – complice la crisi e il contro-battage istituzionale, che si è espresso con chiarezza e durezza sulla conservazione autologa – in Toscana è partita l’inversione di marcia.

Nell’ultimo anno in Toscana sono aumentate le donazioni di sangue da cordone ombelicale, con un incremento di oltre il 10%. Parallelamente l’invio di unità cordonali presso strutture private estere ad uso autologo non solidaristico è diminuito di una percentuale simile. I dati sono stati presentati sabato dall’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia.

Nel secondo semestre del 2010, le autorizzazioni rilasciate dalla Regione Toscana per l’esportazione presso banche private estere sono state ben 1.178. Così la Regione Toscana aveva intrapreso un percorso di sensibilizzazione alla donazione solidale del sangue da cordone ombelicale, mettendo in atto campagne informative e percorsi formativi del personale sanitario. «Questo è un segnale positivo di un’accresciuta sensibilità e consapevolezza delle donne toscane – commenta l’assessore – Nel rinforzare il mio invito a un gesto di solidarietà, voglio prendere con le future mamme un preciso impegno a facilitare il percorso della donazione, rendendola possibile 365 giorni l’anno e superando le difficoltà organizzative che fino ad ora hanno impedito di poter donare nei giorni festivi».

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