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Copyright: Ue in sintonia con le aziende

Il Parlamento Europeo ha scelto la strada della lotta alla pirateria.

di Benedetta Verrini

I difensori delle libertà digitali la considerano una ?stretta mortale? per i cittadini europei. Di sicuro, la decisione del 9 marzo scorso del Parlamento Ue sulla proprietà intellettuale risulta molto vicina alle richieste delle major del software, della musica e del cinema. Con 330 voti favorevoli (tra cui si annoverano i sì degli europarlamentari italiani Rutelli, De Mita, Boselli, Napolitano), 151 contrari (Bonino, Cappato, Pannella, Turco, Fava, Veltroni, Vattimo) e 39 astensioni, l?Europarlamento ha adottato la relazione di Janelly Fourtou (Ppe/De) sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale che, fondandosi su emendamenti di compromesso, consentirà l?adozione della direttiva da parte del Consiglio prima della fine della legislatura. Obiettivo del testo della Fourtou (che incidentalmente è anche moglie del direttore esecutivo della multinazionale Vivendi-Universal, Jean-René Fourtou), è quello “di armonizzare le normative nazionali relative agli strumenti volti a garantire il rispetto di tali diritti” e soprattutto “di fungere da deterrente nei confronti di chi prende parte ad atti di contraffazione e pirateria”. Restando alla lettera della nota diffusa dall?ufficio stampa parlamentare, la tutela del copyright non si abbatterà su chi scarica contenuti a fini personali: “Riguardo al campo d?applicazione della direttiva, il Parlamento ritiene che le misure previste debbano essere applicate unicamente agli atti commessi su scala commerciale”, si legge, “ciò significa che gli atti commessi in buona fede dai consumatori, come lo scaricare musica da Internet ad uso personale, non saranno perseguibili”. I deputati si sono pronunciati contro l?applicazione di sanzioni penali, prevedendo solo provvedimenti amministrativi e civili al posto della lunga lista prevista dalla Commissione, che considerava anche l?introduzione di pene restrittive della libertà. Ciononostante, questo orientamento non impedisce che le disposizioni nazionali degli Stati membri (che dovranno conformarsi alla direttiva entro due anni), possano essere maggiormente restrittive. Ma c?è una questione che resta aperta e che preoccupa notevolmente gli oppositori della legge, ed è l?attacco alla privacy degli utenti. Secondo il concetto di diritto all?informazione approvato dal Parlamento Ue, i provider dovranno infatti fornire i dati degli utenti ai detentori dei diritti (cioè le major), ogni volta che questi ultimi intendano perseguire attività illegali condotte, appunto, “su scala commerciale”. Questo significa, però, che i dati personali dei cittadini europei verranno rivelati alle aziende (come Vivendi, appunto) che potranno ?schedarli? e decidere di procedere ad azioni legali nei confronti di consumatori europei. Il punto Innescata negli Usa con la battaglia sulla musica gratis che ha visto contrapposti utenti di Internet e major, la questione copyright è sbarcata anche in Europa. Dove il Parlamento ha scelto la strada della lotta aperta alla pirateria. Anche a spese della libertà e della privacy dei consumatori. Info: Per saperne di più La direttiva. Proposta da Janelly Fourtou (Ppe/De, F), la relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle misure e alle procedure volte ad assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale (Doc. A5-0468/2003) ha avuto l?ok il 9 marzo. Contenuti. Fatte salve applicazioni più restrittive negli Stati membri, è perseguita solo la violazione della proprietà intellettuale” su scala commerciale” e non per fini personali. Siti utili. Europa Punto Informatico IP Justice


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