Mondo

Coppa d’Africa, Algeria in festa

Coreografia indimenticabile dei tifosi venuti da Algeri per la sfida (vinta) con l'Egitto. Ma non c'era solo il calcio in gioco. Dall'inviato Joshua Massarenti

di Joshua Massarenti

“Scene di questo genere non ne vedvo da anni in questa citta”. Il signor Hagui, tunisino di origine e macellaio di professione, è sbalordito di fronte alla gioia incontenibile degli oltre 25 000 tifosi algerini giunti in massa quattro giorni fa a Sousse (140 km a sud di Tunisi) per sostenere i loro beniamini. Dapprima, in uno stadio stracolmo di bandiere biancoveri (i colori dell’Algeria), poi nelle strade della città tunisina, è stata una festa continua che si è prolungata fino a notte fonda per festeggiare la vittoria dell’Algeria contro l’Egitto. 2 a 1 il risultato finale che propulsa gli algerini alle soglie dei quarti di finale della Coppa d’Africa. Sull’onda dell’euforia, i tifosi presenti in Tunisia non si pongono più limiti. Chi, come il diciannovenne Kamel Mohammed, intravede già “il nostro capitano alzare la coppa il prossimo 14 febbraio allo stadio 7 novembre di Radès”. Di sicuro, Kamel, come tantissimi altri suoi connazionali, meriterebbe di vedere i suoi sogni tramutarsi in realtà. Non solo per lo straordinario spettacolo coreografico che i tifosi algerini sono stati in grado di offrire sugli spalti dello stadio, ma anche per i sacrifici che hanno compiuto per fare da 12emo uomo alla squadra del cuore. In macchina o in autobus, con i propri familiari o amici, sono giunti dai quattro angoli di un paese protagonista in questi ultimi anni di un conflitto tra i più sanguinosi (oltre 70 000 i morti negli anni 90) tra uno Stato laico (militare) e movimenti integralisti islamici. “A farne le spese” spiega Mehdi, un giovane imprenditore algerino trapiantato ad Hammamet, “sono stati i civili, proprio quei tifosi che hai sotto i tuoi occhi. Le violenze sono superate, ma molti di loro devono far fronte a mille difficoltà quotidiane. E la nostra nazionale di calcio sembra l’unica cosa rimasta a cui aggrapparsi”. Per seguirla dal vivo, di chilometri Nasredine Belloumi ne ha macinato 1400. E’ arrivato da Orano (est Algeria) a bordo di una peugeot 106, assieme a quattro suoi amici. Per lui, il sacrificio “vale 190.000 dinari (125 euro circa) con uno stipendio medio di 100.000 dinari al mese (66 euro). Ma per questa squadra, andrei in capo al mondo”. Ad “onorare” spese da capogiro, ci hanno pensato gli abitanti di Sousse, che lungo le arterie principali di quella che viene definita la “Perla del Mediterraneo”, hanno applaudito i cortei spontanei formati dai tifosi algerini, pronti a festeggiare martedi’ prossimo l’accesso definitivo dell’Algeria ai quarti di finale. Zimbabwe e Dio permettendo. Inch’Allah.

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