Cultura

Coperte di terra per sonni arretrati

Viaggi. La morte e la tomba di 59 italiani celebri

di Sara De Carli

«Caio è un uomo. Tutti gli uomini sono mortali. Caio è mortale. Per tutta la vita gli era sembrato che il ragionamento filasse. Ma in effetti in relazione a Caio, non a se stesso. Un conto era l?uomo-Caio; un conto era lui, che non era né Caio né l?uomo in generale». Leonardo Sciascia lo leggeva una volta l?anno, La morte di Ivan Il?ic di Tolstoj. Anche quando sapeva del tumore che lo aveva colpito. Anche se «mia moglie dice che non dovrei». Lo scopro leggendo STTL, di Luca Cardinalini e Giuseppe Cardoni. L?acronimo sta per «sit terra tibi levis», la terra ti sia lieve. Cardinalini e Cardoni, giornalista del Tg2 il primo, fotografo e dirigente d?azienda il secondo, hanno avuto il coraggio di fare un viaggio per i cimiteri d?Italia, sulle tombe dei personaggi che ne hanno segnato la storia. C?è tutto l?ultimo mezzo secolo del paese. Non conosco la vicenda che ha portato alla nascita del libro, se una scia di gesti scaramantici abbia accompagnato l?uscita dei due autori dalle centrali dell?editoria italiana? Il coraggio lo vedo soprattutto nello stile con cui i due ci consegnano la morte di tanti personaggi celebri. Non è vero che i media non vogliono trattare la morte, è però difficile trovare questa sobrietà, questa pulizia di parole e di immagini, questa assenza di giudizi. Questa pietas. Perché in fondo per me, per un lettore, forse anche per i due autori, i personaggi restano quel che era Caio per Ivan Il?ic: «Caio è mortale, è giusto che muoia. Ma per me è un?altra cosa. Non può essere che mi tocchi morire». Loro ce li raccontano come persone. C?è Mastroianni che chiede a Biagi: «Credi che mi applaudano per come recito o perché sanno che sto per morire?». C?è Walter Chiari che avrebbe voluto un?epigrafe che non c?è: «è sonno arretrato». C?è don Milani, che si è comprato un posto al cimitero di Barbiana il giorno dopo esserci arrivato. Tombe spoglie e tombe meta di pellegrinaggi, la chitarra su quella di Fabrizio De Andrè, l?elastico che sorregge il cartellino sbilenco col nome di Pacciani, Pino Pinelli e il commissario Calabresi uno dietro l?altro. Come Berlinguer e Almirante, Coppi e Bartali. Ci sono amanti in ultima fila ai funerali e mogli che al funerale non vanno, i suicidi, i dettagli: sigarette e libri infilati nella bara, cravatte con balene che spruzzano. L?ultima tomba è una pagina bianca: Enzo Baldoni. Prima di andare a vedere Volver di Almodovar, date un occhio a questo libro.


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