Sostenibilità
Copenhagen dalla A alla Z
Obiettivi, aspettative, partecipanti: cosa accadrà nella capitale danese
di Redazione
Se l’obiettivo ormai è chiaro, contenere entro 2°C il riscaldamento del pianeta rispetto ai livelli del 1990, non altrettanto lo sono le modalità con cui i governi si attrezzeranno per realizzarlo. Per scoprirlo, occhi puntati su Copenhagen: dal 7 al 18 dicembre la capitale danese ospiterà la quindicesima Conferenza delle Parti (COP15) delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
La Conferenza sul clima di Bali del 2007 suggerì che le nazioni industrializzate mirassero a ridurre le loro emissioni del 25-40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, fino a raggiungere un 80% nel 2050. Ad oggi, tuttavia, gran parte delle promesse dei Paesi sviluppati è rimasta ben al di sotto di questi valori. Da Copenhagen si attendono obiettivi più ambiziosi, in linea con gli imperativi della scienza, da realizzarsi nel quadro della cooperazione internazionale.
Piani d’azione nazionali nei Paesi in via di sviluppo
Nonostante le loro emissioni pro capite rimangano comunque basse se paragonate a quelle delle nazioni industrializzate, il principale apporto all’aumento delle emissioni globali nei prossimi decenni arriverà proprio dai Paesi in via di sviluppo. Copenhagen non può prescindere dal richiedere ai Paesi poveri dei piani di sviluppo nazionali a basse emissioni di carbonio, prevedendone le modalità di supporto internazionale.
Supporto tecnologico e finanziario per i Paesi in via di sviluppo
Molti dei Paesi che maggiormente subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici, sono anche quelli meno responsabili di essi. A Copenhagen è fondamentale che le nazioni industrializzate, in base alle loro responsabilità storiche, individuino nuove risorse. Il costo della lotta ai cambiamenti climatici è stimato attorno ai 250 miliardi di dollari l’anno fino al 2020. Circa metà di questa cifra verrà investita nei Paesi in via di sviluppo. È inoltre indispensabile un rapido trasferimento di tecnologia verso le nazioni povere, in primis di quelle energetiche.
Una gestione più democratica dei fondi
Molte delle risorse destinate a contrastare i cambiamenti climatici non hanno raggiunto i Paesi in via di sviluppo in modo efficace. Da Copenhagen si attendono nuove istituzioni in grado di ottimizzare la gestione e l’applicazione dei budget, e di garantire un sistema trasparente di monitoraggio e verifica. Il tutto ispirato da un principio di equità, nel rispetto cioè delle esigenze dei Paesi in via di sviluppo, includendoli nei meccanismi decisionali.
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