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Cooperazione. Un bilancio delle Giornate. Parlarne è bene, agire è meglio

La Farnesina ha capito l’importanza strategica di comunicare quanto si fa per i Paesi in via di sviluppo.

di Paolo Manzo

Le Giornate italiane per la cooperazione che si sono concluse il 7 dicembre scorso – un mese d?iniziative realizzate in tutt?Italia, con una novantina di tavole rotonde e dibattiti, accesi e aperti al contradditorio – hanno dimostrato come i primi a soffrire della scarsa attenzione della politica nei confronti della cooperazione internazionale siano proprio gli addetti del ministero degli Affari esteri, che con quest?iniziativa hanno cercato di far conoscere all?opinione pubblica italiana i programmi e le attività che la nostra cooperazione realizza nel mondo: dallo sviluppo sostenibile alla lotta alla povertà, dalla promozione dei diritti umani agli interventi a favore dei profughi e dei migranti, dalla lotta alle disuguaglianze all?impegno contro le emergenze. Perché è senz?altro un merito l?aver posto nell?agenda politica un tema fondamentale, quello della cooperazione internazionale, anche a costo di scontrarsi contro una realtà che fa male (siamo lontanissimi dalle promesse fatte) e contro le proteste prevedibilissime degli ?anti a prescindere?, che puntualmente hanno organizzato un Forum alternativo sulla cooperazione allo sviluppo. Inoltre si trattava di una prima volta in assoluto, e queste Giornate dimostrano che – finalmente – anche alla Farnesina hanno capito l?importanza (strategica e mediatica) della cooperazione. Onori e oneri Benissimo ma, com?è naturale, di fronte agli onori sono saltati fuori anche gli oneri e i relativi problemi che – inutile nascondersi dietro alla canonica foglia di fico – ci sono. E sono notevoli. Del resto, che i tagli denunciati più volte dalle pagine di Vita esistano, lo ha ripetuto più volte (e con malcelato rammarico) lo stesso direttore generale per la cooperazione allo sviluppo della Farnesina, Giuseppe Deodato: «Quei tagli sono un danno certo, ma lo spirito delle Giornate», ha aggiunto, «era di rendere partecipi gli italiani delle iniziative della cooperazione. Da queste Giornate vorrei venisse fuori un impulso nuovo, per far sì che gli aiuti alla cooperazione non subiscano ulteriori riduzioni». Per il sindaco di Roma, Walter Veltroni, intervenuto nella cerimonia di chiusura del 7 dicembre in Campidoglio, «le Giornate italiane per la cooperazione sono state un?occasione per fare il punto sullo stato della politica della cooperazione portata avanti negli ultimi anni dal governo italiano». Ciò detto, Veltroni non ha potuto evitare di esprimere i numeri che pesano come una mannaia sul nostro Paese. «L?Italia è il fanalino di coda dell?Europa quando si parla di cooperazione e di iniziative all?estero per lo sviluppo: lo sforzo finanziario compiuto è appena lo 0,16% del Pil. Tra i grandi Paesi del mondo, solo gli Stati Uniti fanno peggio, con lo 0,14. A differenza dei Paesi scandinavi e dell?Olanda, che rispettano il tetto dello 0,7%, come concordato nei summit internazionali». I nodi al pettine Proseguendo nella sua disanima, il primo cittadino di Roma ha poi aggiunto che «non solo la cifra dello 0,7% è ormai un miraggio per il nostro Paese, ma anche quella dello 0,33%, assunta come impegno da raggiungere entro il 2006, è decisamente difficile da mantenere. Quasi impossibile, se pensiamo che oggi avremmo già dovuto essere allo 0,24%, per arrivare tra un anno allo 0,28%, e da lì alla quota fissata, due anni fa, in occasione del vertice europeo di Barcellona». Per dare a Cesare quello che è di Cesare, bisogna ammettere che è stato proprio grazie alle Giornate che i media italiani hanno triplicato i loro articoli sul tema della cooperazione internazionale, facendo venire al pettine molti nodi, non ultimo l?assenza di un?agenzia, di un ministero ad hoc o di «un viceministro o un sottosegretario con delega, che a pieno titolo si occupi di cooperazione internazionale», si è sfogato Sergio Marelli, presidente dell?Associazione delle ong italiane. Resta però la mancanza di segnali che facciano sperare in un diverso atteggiamento futuro. Giornate a parte, infatti, sulla base della Finanziaria 2005 gli stanziamenti sono fermi a quelli dell?anno scorso, poco più di 600 milioni di euro, mentre per rispettare gli impegni assunti servirebbero (secondo i calcoli della stessa Farnesina), 1,4 miliardi di euro.


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