Formazione

Cooperazione sociale: un grande fotografo la racconta

Si intitola I mille volti dell'utile. E' una mostra con le immagini di Gianni Berengo Gardin aperta Genova. da non perdere

di Redazione

La cooperazione sociale vista da vicino. E’ l’idea della bellissima mostra I mille volti dell’utile nata da un’idea del Centro di sviluppo Economia civile, un’associazione attiva a Genova proprio con lo scopo di promuovere attività di studio, ricerca e formazione sulla cooperazione sociale. I suoi soci fondatori sono quattro consorzi sociali: Agorà, Cres, Consorzio Roberto Tassano e Progetto Liguria Lavoro, che contano più di 50 cooperative. La mostra è imperniata sulle fotografie realizzate ad hoc da uno dei più grandi fotografi italiani, Gianni Berengo Gardin. «Nelle foto di Berengo Gardin», spiega Anna Manca, presidente del Centro di sviluppo Economia civile, «ci siamo visti attraverso un filtro più bello di quello con cui siamo abituati a guardarci, e questo ha aumentato la nostra consapevolezza di poter fare di più e meglio, anche in settori nuovi del mercato». La mostra è aperta dal 23 gennaio all’11 febbraio 2007, presso il Palazzo Doria Spinola di Genova (largo E. Lanfranco 1). È possibile visitarla tutti i giorni dalle 9 alle 18, e il sabato mattina. Info: tel. 010 840 33 94 mail equal@filse.it. Ecco le riflessioni di Berengo Gardin a bilancio di questa sua esperienza a tu per tu con la cooperazione sociale. Domanda: Cosa l’ha colpita? Gianni Berengo Gardin: L’estensione del ventaglio delle aree presidiate dalla cooperazione sociale. I classici servizi alla persona, ma anche la pulizia dello stadio, la manutenzione dei giardini pubblici, le mense, i custodi del Museo Navale, le guide all’Acquario, persino una cooperativa che aggiusta orologi. Non pensavo che questo mondo fosse così vitale, esteso, variegato. E secondo me non lo sanno neppure i genovesi. Invece ho scoperto che la realtà delle cooperative sociali le incontriamo tutti nella vita di tutti i giorni, anche se non abbiamo bisogno di servizi per i disabili, per i bambini, per gli anziani. Devo ammettere che è stata una sorpresa, anche per me, che credo di conoscere molto bene il sociale. Domanda: Quali i cambiamenti che ha colto rispetto al passato? Berengo Gardin: Sono stato il primo a scattare foto dentro i manicomi, nel 1968, poi ho vissuto a lungo con gli zingari a Firenze, Palermo, Modena, Padova. Conoscevo quindi il volontariato, ma non l’impresa sociale. Ho colto fortissima una differenza di organizzazione: nell’impresa sociale oggi c’è efficienza, serietà, e resta l’altruismo. Domanda: Come ha scattato le foto per la mostra? Berengo Gardin: Ho girato per cooperative per dieci giorni, accompagnato da qualcuno che mi spiegava l’attività di ogni cooperativa. Nello scatto ho cercato di cogliere i momenti più salienti, quelli che condensassero sia un significato sociale sia un significato estetico. Se ha notato, io non faccio quasi mai ritratti: per narrare la realtà le figure devono essere ambientate, non tolte dal contesto. Domanda: Lei racconta l’Italia da quasi cinquant’anni: come è cambiato il Paese? Berengo Gardin: Io ho cominciato nel dopoguerra, allora c’era un altro spirito: l’idea che ci guidava era quella di ricostruire, non di fare soldi. Ecco, questa idea l’ho ritrovata moltissimo nella cooperazione sociale: costruire e ricostruire là dove ci sono ferite, senza perdere la capacità di aiutare. Gente che lavora e che si sporca le mani, nelle attività più manuali come in quelle di ricerca o addirittura artistiche… Sa, io resto pur sempre un vecchio comunista…


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