Economia

Cooperazione senza trasparenza

Sul tavolo del neoministro Riccardi un dossier "che scotta" sull'avs italiano

di Redazione

Budget, destinazioni, politiche di approvvigionamento. E ancora valutazioni, strategie e risultati. Cosa si sa effettivamente sui programmi di cooperazione internazionale? Spesso poco. E l’Italia in questo – purtroppo – è «regina» di poca trasparenza.

Dai risultati della campagna “Publish what you fund”, lanciata per la prima volta nel 2008 dall’International Aid Transparency Initiative, emerge che, tra i donatori internazionali, la maggioranza non dice proprio tutto sui fondi raccolti e sul modo in cui sono distribuiti. Addirittura a volte non dà alcuna informazione sui finanziamenti stanziati per lo sviluppo.

Lo studio stila una graduatoria di 58 tra Paesi e organizzazioni impegnate nella cooperazione in base all’apertura concessa sui loro programmi. In testa alla classifica si trova la World Bank’s International Development Association e l’International Bank for Reconstruction and Development, con il 78% di informazioni fruibili al grande pubblico. A seguire Global Fund e African Development Bank, che precedono gli standard nazionali di Olanda, Regno Unito e Svezia. La Cina è l’unico dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) ad apparire tra i risultati. Ultimi classificati la Grecia, Cipro e Malta.

E l’Italia? Il nostro Paese si piazza al 50° posto per «trasparenza»: ovvero, un risultato davvero deludente, che indica gravi ombre sull’organizzazione della cooperazione internazionale di casa nostra: se i dati non sono verificabili e fruibili, questo significa che le zone «grigie» sono all’ordine del giorno. Un risultato davvero preoccupante e sintomatico di un gran lavoro da fare, soprattutto ora con la creazione di un ministero ad hoc con delega alla Cooperazione Internazionale affidato ad Andrea Riccardi.

«A ben guardare i risultati sono deludenti» ha detto a IRIN Karin Christiansen, direttrice della campagna “Publish What You Fund”. «Questa mancanza di trasparenza conduce a sovrapposizioni ed inefficienza, ostacola gli sforzi per migliorare la governance e ridurre la corruzione, e soprattutto rende difficile misurare i risultati. E in un momento in cui i budget sono sotto pressione – ha evidenziato – trasparenza e responsabilità sono più che mai al centro della discussione».

Il Dipartimento per lo sviluppo internazionale del Regno Unito si è piazzato al secondo miglior posto tra le “nazioni donors”. «L’Inghilterra ha favorito la trasparenza degli aiuti pubblicando tutte le spese sopra i 500 sterline e incaricando un controllo esterno, in modo che i contribuenti possano vedere nel dettaglio come viene speso il loro denaro» ha detto Andrew Mitchell, ministro inglese per lo sviluppo internazionale.

Nel nome di un maggiore trasparenza, la settimana prossima “Publish What You Fund” farà pressione anche a Busan, in Corea del Sud, dove dal 29 novembre al 1 dicembre andrà in scena il quarto Forum sull’Efficacia degli Aiuti.

Tratto da MissiOnLine.org, il sito della rivista Mondo e Missione, mensile del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere)


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