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Cooperazione palla al centro

La parola chiave della nuova legge è “unitarietà”. Ma non mancano le polemiche da parte delle ong, soprattutto sul ruolo di fundraiser dell’Agenzia...

di Paolo Manzo

Oramai è certo: dopo 19 anni di attesa, la cooperazione internazionale avrà un nuovo quadro normativo. A Caserta, tuttavia, la legge delega per modificare la vecchia 49/87, è entrata in Consiglio dei ministri in un modo ma ne è uscita in un altro, totalmente diverso. Innanzitutto è stata inserita la parola ong, che inizialmente non risultava presente. Soprattutto una serie di battaglie «all?ultimo sangue» tra Farnesina e ministero dell?Economia si sono tradotte in variazioni che, nella sostanza, sanciscono la vittoria della coppia Sentinelli-D?Alema sull?armata dei tecnici di Padoa Schioppa. Analizziamo in sintesi la nuova legge delega, per coglierne gli aspetti essenziali.

Arriva l?Agenzia

Il primo punto significativo è la nascita di un?Agenzia, che deve attuare la politica di cooperazione e di solidarietà internazionale in base agli indirizzi unitari stabiliti dal ministero degli Esteri. In questo compito l?Agenzia potrà avvalersi della collaborazione di tutti i soggetti, comprese naturalmente le organizzazioni non governative. La condizione, recita il testo della legge delega, è che siano soggetti utili «per perseguire il miglioramento delle condizioni economiche, sociali, culturali, di lavoro e di vita delle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, la cancellazione del debito, la lotta alla povertà e la discriminazione di genere, la promozione dei diritti umani, del ruolo delle donne, della solidarietà internazionale e della pace». L?Agenzia potrà anche erogare servizi, assistenza e fornire supporto alle amministrazioni di altri ministeri per lo svolgimento della attività di cooperazione ma, soprattutto, acquisire incarichi di esecuzione di programmi e progetti della Commissione europea, di banche, fondi e organismi internazionali, avendo accesso anche ai fondi comunitari.

Inoltre, potrà collaborare con le strutture e gli enti pubblici di altri Paesi aventi analoghe finalità, in modo autonomo: uno scambio di conoscenze e di dati che, sino ad oggi, non era consentito.

Sin qui tutto bene, dal momento che la creazione di un?Agenzia era richiesta da anni dal mondo delle ong. Il problema sorge alla lettera d) del comma 2 del secondo articolo: «L?Agenzia promuove altresì iniziative volte ad attrarre risorse finanziarie private per la realizzazione di interventi di cooperazione e di solidarietà internazionale, ivi comprese le emergenze umanitarie, in specie volte alla lotta alle pandemie».

«È un punto sul quale ci troviamo in disaccordo totale», protesta il presidente dell?Associazione ong italiane, Sergio Marelli, appoggiato in modo compatto dalle ?non governative?. «Primo perché deve essere la società civile a raccogliere fondi privati, secondo perché va contro il principio di sussidiarietà». Sulla stessa lunghezza d?onda il Cini – Coordinamento italiano network internazionali. Spiega il suo portavoce Raffaele K. Salinari: «è inammissibile l?idea di un?agenzia che promuove la raccolta fondi. Qui siamo al rischio di privatizzazione dell?Aps, l?Aiuto pubblico allo sviluppo, mentre noi vogliamo che resti com?è oggi. Ossia finanziato dalla fiscalità generale».

Al di là di quest?aspetto che, secondo quanto risulta a Vita potrebbe anche essere depennato a breve, il resto delle modifiche della vecchia legge è assai positivo per la cooperazione internazionale. A cominciare «dall?unitarietà della politica di cooperazione allo sviluppo e di solidarietà internazionale, quale parte integrante della politica estera, anche prevedendo e disciplinando forme di coordinamento di tutte le iniziative di cooperazione».

Tensioni con Padoa Schioppa

Nonostante quest?articolo possa sembrare poco rilevante, in realtà è centrale per la riforma e, proprio sul termine ?unitarietà?, c?è stata grande tensione tra la Farnesina e altri ministeri. Soprattutto con l?Economia che voleva inserire nella legge la parola ?coerenza? perché, a livello giuridico, sottende la presenza di più soggetti, mentre ?unitarietà? sancisce che la politica di cooperazione è unica ed è stabilita dagli Esteri.

Altro elemento importante della legge delega è la creazione di un Fondo unico, a disposizione dell?Agenzia, in cui confluiranno le risorse economiche e finanziarie dello Stato per l?aiuto pubblico allo sviluppo, in particolare quelli determinate annualmente con la Finanziaria. A queste si aggiungono i proventi derivati dai servizi e dalle attività della stessa Agenzia e i fondi apportati volontariamente da Regioni e altri enti locali.

Non faranno parte del Fondo unico, invece, il Fondo europeo di sviluppo (pari a circa un miliardo di euro) e i Fondi di Sviluppo multilaterali (circa tre miliardi di euro). Un ridimensionamento del potere degli Esteri? Affatto, perché è riservata alla Farnesina «la definizione e l?attuazione delle politiche del Fondo europeo di sviluppo, da esercitarsi d?intesa per quanto di competenza con il ministro dell?Economia». Mentre le competenze sui Fondi di sviluppo multilaterali «sono esercitate d?intesa e in coordinamento con il ministro degli Esteri, nel rispetto delle finalità e degli indirizzi». Quindi, se la cassa rimane nelle mani di Padoa Schioppa, chi decide come spendere sarà il vero deus ex machina della cooperazione. Ovvero il ministro degli Esteri.


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