Mondo

Cooperazione: non solo progetti ma anche relazioni

"Bisogna valorizzare il rapporto fra partner come elemento imprescindibile per un cammino comune verso il cambiamento". L'intervento di Intervita Onlus

di Giorgio Zucchello

Continua il dibattito online sul futuro della cooperazione internazionale lanciato da Vita.it in vista del Forum  dell'1-2 ottobre.

“Muovi l’Italia, cambia il mondo”. Questo il motto di speranza e buon auspicio che accompagna il Forum di ottobre e tutti noi che vi parteciperemo. Innumerevoli sono i temi che abbiamo già cominciato ad affrontare nei 10 tavoli delle consultazioni preliminari e speriamo che, nel “manifesto d'intenti che rilegittimerà la centralità della politica pubblica di cooperazione”, si riescano per lo meno a cogliere e sottolineare gli aspetti fondamentali.

Fra i tanti, quello che a noi di Intervita Onlus sta particolarmente a cuore e sul quale abbiamo dato il nostro contributo ad uno dei tavoli preparatori (gruppo 3, Cosa fare: eccellenze italiane, priorità e innovazioni), vi è il tema della relazione con i nostri colleghi del sud del mondo, il tema del partenariato. Su questo tema, nel documento di sintesi del gruppo 3, compaiono parole chiave molto significative: la centralità della ownership basata sull’inclusione sociale; l’Italia deve promuovere una cooperazione partecipata e diffusa; cooperazione comunitaria; costruzione di partenariati permanenti.

Certamente, non è in discussione se sia o meno giusto lavorare in partnership con attori del sud, ma, piuttosto, la discussione dovrebbe centrarsi sul ruolo delle ONG del nord in questa relazione. Crediamo che oggi le ONG del nord siano ad un bivio. Una possibilità è quella di rendere il loro ruolo di agenti di aiuto verso il sud più esplicito, lasciar cadere la retorica del partenariato, e continuare a perseguire riorganizzazioni strutturali che rafforzino la responsabilità verso l'alto (i donatori) e il controllo gestionale della ONG del nord verso quella del sud (il così detto”business approach”). L'altra possibilità è quella di andare avanti a costruire partnership sulla base dei progressi compiuti nel rafforzamento della cooperazione con le ONG del sud e, di conseguenza, affrontare i difficili problemi strutturali che oggi rimangono come barriere alla partnership più autentica ed efficace (il “mission approach”).

È indubbio che ancora oggi, in molti casi, i ruoli e le funzioni dei partenariati nord/sud siano determinati solo dalla strategia complessiva delle ONG del nord, mentre la maggior parte delle ONG del sud si vedono ed agiscono ancora come meri ideatori e realizzatori di programmi e progetti. Ci sono, invece, svariate ragioni di ordine strategico e programmatico per far optare le ONG del nord verso una partnership piuttosto che una collaborazione solamente operativa. Le ONG del sud sono molto meglio posizionate per poter portare avanti processi di sviluppo sostenibile e a lungo termine a livello locale. Sono anche molto più in grado di identificare ed interpretare i bisogni di sviluppo delle comunità e di mantenere relazioni collaborative con esse e con i governi locali. In alcuni casi le ONG del sud sono anche più in grado di quelle del nord di portare avanti progetti che richiedono expertise tecniche di tipo specialistico. Inoltre, è bene ricordare che senza il valore aggiunto della partecipazione comunitaria (agita attraverso le ONG del sud che rappresentano la comunità), in tutte le fasi del progetto (dall’analisi dei bisogni alla valutazione), difficilmente si riuscirà ad ottenere il valore irrinunciabile della proprietà (ownership) dei progetti da parte dei beneficiari e, di conseguenza, non sarà mai possibile ottenere la loro sostenibilità.

Per poter andare nella direzione di una relazione del tipo “mission approach” è necessario che l’organizzazione del nord affronti quei cambiamenti strutturali che oggi costituiscono le barriere alla partnership più autentica ed efficace. Nella maggior parte delle partnership nord-sud, le procedure e i sistemi di gestione delle ONG sono stati progettati per assicurare il controllo organizzativo e l’”accountability” solo verso il sistema dei donatori (pubblici o privati che siano). Questo spinge le ONG del nord a comportarsi in modi che possono essere controproducenti per creare partnership e relazioni di sviluppo veramente efficaci. Le pratiche attuali nelle partnership fra ONG del nord e del sud possono garantire che i progetti raggiungano gli obiettivi a breve termine per cui sono stati pensati ma fanno poco per soddisfare le esigenze di autonomia gestionale e le prestazioni a lungo termine dei partner del sud.

I leader delle ONG del nord e dei donatori che si sono impegnati a migliorare le partnership di sviluppo, devono essere preparati a realizzare cambiamenti strutturali all'interno delle proprie organizzazioni.
Citiamo quattro fra i cambiamenti strutturali che riteniamo più importanti e che dovrebbero vedere anche il consenso e la partecipazione del sistema dei donatori.
•    Accountability reciproca negli accordi formali: responsabilità condivisa per i rischi; maggiore influenza delle ONG del sud nel definire le condizioni e le regole del finanziamento.
•    Realizzazione di partnership dinamiche: formare il proprio personale verso una gestione comprensiva e sensibile (dinamica) delle partnership; istituire meccanismi per monitorare e regolare efficacemente il rapporto di partnership.
•    Pianificazione condivisa per la Sostenibilità: inserire meccanismi di pianificazione congiunta per la sostenibilità fin dall’inizio dell’accordo di partnership (progetto); documentare e descrivere le condizioni di contesto che interferiscono con la sostenibilità; supportare le ONG partner nell’applicazione di misure che aumentino la loro sostenibilità.
•    Strategie delle ONG del nord per il reperimento di risorse e programmi: rivedere i propri programmi strategici così che il proprio ruolo primario diventi la creazione di relazioni fra attori del sud, di reti di ONG locali supportate attraverso fondi ma anche informazioni ed altre risorse disponibili; integrare gli interventi operativi con un approccio di partenariato e sviluppare una cultura ed una capacità interna all’organizzazione volta ad operare come partner piuttosto che come “contractor”.

Una cooperazione, dunque, che sia in grado di recuperare la centralità della relazione fra partner come elemento imprescindibile per un cammino comune verso il cambiamento.

*Responsabile Dipartimento Cooperazione Intervita ONLUS

 

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