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Cooperazione internazionale: un passo in avanti, ma l’Italia rimane in ritardo

L'analisi del testo passato in Senato. Bene in particolare la correzione della norma che destina gli ingenti stanziamenti per l’assistenza pubblica allo sviluppo al ministero dell’Interno per garantire l’assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo. Ma l'Aiuto pubblico allo sviluppo complessivo da ormai tre anni è rimasto fermo allo 0,22% del Reddito nazionale lordo, lontano dall'obiettivo dello 0,70%

di Nino Sergi

La legge di bilancio 2022 è stata approvata dal Senato. Sul testo uscito dalla Vᵃ Commissione il governo ha presentato un maxi-emendamento su cui ha posto la questione di fiducia. A fine dicembre la Camera la renderà definitiva. Contiene decisioni e programmazioni importanti che riguardano le priorità che l’Italia deve affrontare, dalla salute alla riduzione fiscale e contributiva, la crescita, gli investimenti, il lavoro, la famiglia, gli ammortizzatori sociali, l’università e ricerca, l’innovazione, la transizione ecologica, l’energia, le politiche agricole, la pubblica amministrazione, la partecipazione dell’Italia alle politiche dell’Ue e alle iniziative internazionali. Tra queste ultime ha trovato spazio la cooperazione internazionale per lo sviluppo e la lotta alla povertà, con impegni esplicitati sia nell’articolato che nelle tabelle finanziarie.

L’ARTICOLATO

A) La legge di Bilancio definisce un graduale aumento delle risorse per l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) fino al 2026, un arco temporale superiore al triennio in esame al fine di garantire certezza alle programmazioni che saranno definite. Si tratta di 350 milioni nei cinque anni. La proposta inviata dalle Ong ai gruppi parlamentari di “destinare prioritariamente tali risorse ad iniziative di cooperazione bilaterale a dono, anche di emergenza umanitaria, finalizzate a rafforzare i rapporti people to people, comunità con comunità, territori con territori attraverso l’azione di Ong specializzate nella cooperazione allo sviluppo e nell’aiuto umanitario, enti del Terzo settore, organizzazioni delle diaspore, della finanza etica, del microcredito, imprese sociali e cooperative, fondazioni e altri soggetti senza finalità di lucro” è stata accolta e presentata come emendamento da parlamentari di diversi gruppi. Il PD l’ha inserita tra gli emendamenti segnalati (emendamento Alfieri, Rojc, Zanda, Giacobbe, Manca) ed è così entrata nel testo finale del maxi-emendamento che sarà approvato dall’Aula.

Un identico iter di presentazione hanno avuto altre due proposte suggerite dalle Ong.

B) La necessità di una diversa definizione del calendario degli adempimenti per le deliberazioni del Comitato interministeriale per la cooperazione allo s viluppo sul documento triennale di programmazione e indirizzo e sulla relazione annuale delle attività svolte. La data del 31 marzo di ogni anno, fissata dalla legge 125/2014 per entrambi senza tener conto dei differenti tempi di presentazione (triennale e annuale), ha solo prodotto deplorevoli ritardi e senso di inefficienza, a cui occorreva mettere fine. E così è stato.

C) L’esigenza di abolire la stortura degli ingenti stanziamenti per l’assistenza pubblica allo sviluppo (APS) al ministero dell’Interno per garantire l’assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo. Tali stanziamenti, per la parte non spesa, “confluiscono in un apposito fondo, da istituire nel programma « Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza» della missione «Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche» del ministero dell'Interno, da destinare alle esigenze di funzionamento del medesimo ministero” (Legge 145/2018, art. 1, comma 767). Tale espediente legislativo trasformava risorse contabilizzate e pubblicizzate come APS in risorse per i servizi istituzionali del ministero dell’Interno. Questi vanno indubbiamente finanziati ma occorre farlo individuando specifici stanziamenti, che non siano a scapito dell’APS complessivo italiano.

Nel gennaio 2020 con Giampaolo Silvestri, segretario generale della Fondazione AVSI, abbiamo programmato un incontro con la ministra Lamorgese per iniziare ad approfondire la questione e trovare adeguate soluzioni istituzionali al problema, trovando però resistenze nel capo di gabinetto e nei dipartimenti preposti. Da qui la proposta di emendamento, suggerita ripetutamente al Parlamento dalle Ong fin dal novembre 2019 senza successo, fino al testo della legge di bilancio in approvazione che l’ha recepita, modificando il comma 767 sopra citato e stabilendo che il ministero dell’Interno affidi i fondi residui non spesi all’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo, tenendo fermo quanto già normato in tema di rimpatri. Stabilendo cioè che i residui siano destinati ad attività di cooperazione allo sviluppo, rimanendo così nell’ambito dell’APS dell’Italia.

Altre proposte delle Ong, pur essendo state riprese con emendamenti da senatori e senatrici di vari grippi parlamentari (PD, M5S, Lega, IV, FI, Misto-L&U) non hanno avuto ulteriore seguito nell’esame della Commissione Bilancio.

Il governo aveva già inserito alcune semplificazioni sul fondo rotativo per i crediti gestito da CDP e sui finanziamenti alle imprese nell’ambito della cooperazione per lo sviluppo. Sono provvedimenti significativi, anche se parziali. La semplificazione dovrà riguardare un po’ tutta la macchina gestionale della cooperazione internazionale che si è appesantita negli ultimi anni con regole burocratiche talvolta soffocanti, che ne frenano l’attuazione senza favorirne la qualità.

LE TABELLE

La tabella 29 mostra gli stanziamenti triennali 2022-2024 per l’APS, Assistenza pubblica allo sviluppo, suddivisi per ministeri e definiti seguendo i criteri fissati dal Comitato per l’assistenza allo sviluppo (DAC) dell’OCSE. Per il 2022 si tratta di € 5.557.340.962 (competenza), suddivisi in missioni e programmi dei ministeri coinvolti.

La parte del leone la fa il ministero dell’economia e delle finanze con € 2.549.913.172 (46%), seguito dall’interno con 1. 543.299.423 (28%), gli affari esteri e la cooperazione internazionale con 1.307.628.736 (24%), le infrastrutture e la mobilità sostenibile con 68.117.388, la transizione ecologica con 53.323.781, l’università e la ricerca con 19.354.714, la salute con 14.736.875, lo sviluppo economico con 966.874. Si tratta di cifre complessive, che comprendono tutte le attività e i servizi che possono essere ricondotti all’APS secondo i criteri a maglie larghe del DAC.

Il ministero dell’economia e delle finanze nel 2020 ha gestito erogazioni pari al 52,83% dell’APS complessiva (in particolare contributi a banche, a fondi di sviluppo e al bilancio dell'Unione Europea destinato alla cooperazione allo sviluppo, operazioni sul debito, importi di competenza CDP e SACE). Il ministero dell’Interno nel 2020 ha erogato il 5,62% dell’APS destinato all'assistenza temporanea in Italia dei rifugiati e richiedenti asilo. Risulta essere la seconda istituzione ma si tratta, da qualche anno ormai, di cifre tenute esageratamente alte. Ed è a causa di questo ‘gonfiamento’ che il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (MAECI), insieme all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), risultano essere in terza posizione: hanno infatti gestito nel 2020 il 35,14% dell’APS. La correzione apportata dalla legge di bilancio servirà, a partire dal 2022, a riequilibrare e riportare all’AICS i fondi residui non utilizzati dall’Interno per l’assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo.

L’APS complessivo da ormai tre anni è rimasto fermo allo 0,22% del RNL, posizionando l’Italia al ventesimo posto, in rapporto al RNL, dopo Irlanda, Austria, Islanda, Ungheria, Nuova Zelanda, Spagna.

Nel 2022 alla DGCS, la specifica direzione generale del MAECI, sono attribuiti € 1.036.841.891, di cui 405.624.71 destinati alla partecipazione alla cooperazione in ambito europeo (FED) e internazionale e 617.131.907 destinati all’AICS.

QUALE BILANCIO

Bilancio positivo quindi? L’Italia continua a rimanere inadempiente rispetto agli impegni assunti internazionalmente per la cooperazione allo sviluppo, che dovrebbero raggiungere lo 0,70% del RNL entro il 2030. Siamo ancora ben lontani e i nuovi stanziamenti non spostano dallo 0,22%/RNL l’impegno italiano. C’è ancora molto lavoro da fare con le prossime leggi di bilancio. Quanto ottenuto ora è certamente un passo avanti significativo che va molto apprezzato e che apre ad un rinnovato dialogo con le forze politiche parlamentari e con le istituzioni governative, che le Ong intendono approfondire.

*presidente emerito INTERSOS e policy advisor LINK 2007

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