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Cooperazione internazionale, il piano europeo per gli investimenti punta sull’Africa
Il 16 gennaio alla Farnesina si terrà la conferenza promossa da LINK 2007 “Il nuovo piano europeo per gli investimenti esterni. L’iniziativa imprenditoriale in africa e nel mediterraneo” cui parteciperanno anche Amref, Avsi, Iabw e InfoAfrica
di Nino Sergi
Il 16 gennaio alla Farnesina si terrà la conferenza “Il nuovo piano europeo per gli investimenti esterni. L’iniziativa imprenditoriale in africa e nel mediterraneo”promossa da LINK 2007, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo, Cassa Depositi e Prestiti, Confindustria, Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative Italiane.
Partecipano il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Angelino Alfano, il Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, il Viceministro della cooperazione allo sviluppo Mario Giro, il Segretario Generale della Farnesina Elisabetta Belloni, il DG Sviluppo e cooperazione internazionale della Commissione europea Stefano Manservisi, rappresentanti delle Istituzioni della cooperazione allo sviluppo, delle Associazioni imprenditoriali e di rilevanti imprese, delle Ong e di altri soggetti della cooperazione allo sviluppo.
La co-promozione della Conferenza è di per sé un segnale importante: Ong e organizzazioni non profit della società civile, istituzioni pubbliche, realtà del settore produttivo privato si confrontano e dimostrano che, su materie e visioni concrete e di lungo periodo, è possibile pensare e agire come ‘sistema paese’, ognuno con la propria specificità ma con finalità convergenti e concrete collaborazioni per perseguirle al meglio.
Nella cooperazione internazionale per lo sviluppo è sempre stata evidenziata l’importanza della partnership pubblico-privato e di quella profit–non profit. Quest’ultima si è sviluppata lentamente, con esperienze anche significative, legate spesso alla responsabilità sociale dell’impresa, ma non ha ancora conquistato lo spazio che invece merita, dato il valore delle organizzazioni non profit nelle attività di cooperazione internazionale, sia per la loro diffusione a livello planetario che per il loro radicamento nei territori e con le comunità di molti paesi, reso solido da anni ed anni di rapporti di fiducia nella ricerca del bene comune.
Il tema della Conferenza, trattandosi di investimenti in Africa e nel Mediterraneo, non poteva non coinvolgere tutti i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti: le Ong della rete LINK 2007 che hanno lanciato e sviluppato la proposta, alcuni partner quali Amref, Avsi, Iabw, InfoAfrica, istituzioni pubbliche quali il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione Internazionale, la sua specifica Direzione generale, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, o semipubbliche come la Cassa Depositi e Prestiti, istituzioni private come Confindustria, Confagricoltura, l’Alleanza delle Cooperative italiane, alcune rilevanti imprese ed esperienze di sostenibilità.
La Conferenza intende evidenziare e approfondire le possibilità di attrazione degli investimenti e capitali privati per uno sviluppo più inclusivo e sostenibile in Africa e nel Mediterraneo, compresi i paesi fragili, con particolare riferimento al nuovo Piano Europeo per gli Investimenti esterni, al relativo Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile, all’offerta delle Garanzie a copertura del rischio, all’assistenza tecnica, alla promozione di contesti favorevoli agli investimenti e, più in generale, al sostegno finanziario europeo e nazionale nelle diverse forme (blending).
Il Piano europeo per gli investimenti esterni propone, nel solco dell’Agenda 2030, strategie di sviluppo sostenibile e partenariati innovativi con i paesi dell’Africa sub sahariana e del Vicinato europeo, stimolando investimenti per una crescita economica che generi occupazione dignitosa e stabile, benessere sociale diffuso, contribuendo al contempo a superare le cause profonde della migrazione irregolare. Per il triennio 2018-2020 il Piano rende disponibili finanziamenti e garanzie per 4,1 miliardi al fine di generare investimenti per un valore presumibile di 44 miliardi. E’ previsto un suo ampliamento nel prossimo bilancio Ue (2020-2026), con disponibilità di strumenti finanziari che potrebbero essere fino a dieci volte superiori.
Il framework integra istituzioni pubbliche e settore privato, investitori pubblici e privati, con attenzione alle riforme necessarie per combattere gli ostacoli al sano sviluppo dell’imprenditoria e della governance economica. Nel primo semestre 2018 saranno individuati progetti di potenziali investitori (europei, africani, mediterranei, in particolare) in cinque settori prioritari: energie rinnovabili, digitalizzazione, Pmi e accesso al credito, agribusiness, grandi città.
Da un primo convegno nel 2010, le Ong della rete LINK 2007 hanno approfondito negli anni il tema delle possibili sinergie tra profit e non profit e più in generale dell’indispensabilità di fare sistema nella cooperazione internazionale. Hanno partecipato al dibattito sul piano europeo per gli investimenti esterni e, tramite gli Esteri e il Parlamento Europeo, fatto proposte per migliorarne l’impostazione, le hanno condivise in un workshop con realtà imprenditoriali nel 2016. Non tutto è stato accolto ma certamente il Regolamento adottato dal PE lo scorso settembre e accolto successivamente dal Consiglio europeo contiene molti passi avanti rispetto alla proposta della Commissione del 2016.
Rimangono aperti alcuni problemi su cui le linee guida che la Commissione definirà dovranno dare risposte chiare ma per LINK 2007, ora che il Regolamento è stato adottato, è importante essere parte attiva per una sua corretta implementazione, garantendo la massima coerenza con le politiche di cooperazione per lo sviluppo, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, i principi adottati a livello internazionale su business e investimenti internazionali. Le stesse imprese sono ben coscienti che investire in paesi oggi meno avanzati ma sicuramente partner indispensabili per la nostra stessa economia e lo sviluppo delle imprese richiede eticità, responsabilità, coinvolgimento dei territori, ridistribuzione a beneficio delle collettività, attenzione alla sostenibilità nella sua accezione più ampia.
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