Economia
Cooperazione, in Europa cè molto da imparare
Una ricerca comparata a livello europeo
di Paolo Manzo
? sui modelli esistenti di cooperazione internazionale allo sviluppo è stata commissionata dal Vis al Cespi. Obiettivo dichiarato dall?ong salesiana, «una radicale rifondazione del sistema della cooperazione del nostro paese». Come molti altri, il Vis sostiene da anni che non basta pensare a una semplice riforma della legge 49/87, ma che occorre modificare tutto l?assetto, a partire dalle priorità politiche fino agli ambiti istituzionali e gestionali. Ma cosa emerge di nuovo dalla ricerca che analizza i casi di Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna (i cosiddetti ?paesi grandi? insieme all?Italia), Olanda (da sempre particolarmente sensibile al tema) e Danimarca (esempio di cooperazione dei paesi scandinavi)? La prima cosa è che tutti questi paesi stanno cercando di migliorare priorità, strategie e management, oltre ad aumentare le risorse, e tutto questo stride con l?assoluta inerzia della cooperazione italiana, ferma dal 1987 come se nulla fosse cambiato. Dallo studio del Cespi emerge anche che all?estero la cooperazione allo sviluppo ha una propria dignità politica ed è staccata dalla politica estera in senso stretto. Il caso Gran Bretagna insegna, ma è così anche in Germania e in Olanda, mentre la Spagna sta muovendosi nella stessa direzione. Per i salesiani, dunque, il futuro della cooperazione italiana passa attraverso un radicale ripensamento, che abbia in primo luogo il coraggio di svincolare la cooperazione allo sviluppo dalla politica estera. Che ne dirà D?Alema?
La prima iniziativa organizzata dalla sentinelli?
? neo viceministro degli Esteri con delega alla cooperazione, è stata l?organizzazione della conferenza Guarire la Guerra, conclusasi mercoledì 21 giugno. Assieme all?Organizzazione internazionale per le migrazioni, il ministero degli Esteri ha riunito in Italia un gruppo internazionale di esperti per capire meglio i conflitti e le loro conseguenze, dal punto di vista delle persone che in essi sono coinvolte. Naturalmente si è parlato molto di Iraq e Afghanistan e, tra gli interventi, da segnalare quello di monsignor Gianpaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, per il quale «per la pace e la riconciliazione non basta la giustizia, ma ci vuole la conversione dei cuori». Parole sante.
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