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Cooperazione, fondi Echo in pericolo?

L'ufficio umanitario della Ue al momento non ha la liquidità necessaria per finanziare tutti i progetti delle ong per il 2014. La causa? Il ritardo dei pagamenti degli Stati membri. Al vaglio una soluzione per scongiurare il peggio

di Daniele Biella e con Joshua Massarenti ed Evelina Urgolo da Bruxelles

Fondi Echo in pericolo? La notizia che gira tra gli ambienti dell’Unione europea e sui desk delle ong di tutto il vecchio continente è da brividi, se confermata: lo Humanitarian Aid and Civil Protection (ECHO), l’Ufficio che coordina tutti i progetti umanitari dell’Unione Europea (e quindi i finanziamenti destinati alle ong), avrebbe seri problemi di liquidità, legati a ritardi accumulati sulle scadenze di pagamento da parte degli Stati membri. A oggi, mancherebbero nelle casse di ECHO circa 400 milioni di euro per sostenere attività umanitarie nel 2014. Ora, secondo una decisione presa dalla Commissione Barroso il 3 gennaio scorso, i fondi previsti per ECHO per quest’anno sono pari a 758 milioni di euro. “La Commissione europea dice che la situazione non è critica, ma nel frattempo a diverse ong è stato chiesto di tagliare del 50 per cento le loro proposte progettuali”, spiega l’europarlamentare italiana Patrizia Toia. “Abbiamo intrapreso varie iniziative, tra cui una lettera formale alla Commissione per avere più informazioni, ma seguiranno altre azioni perché a oggi le risposte non ci soddisfano”.

Di lettere e report sulla vicenda, ne circolano parecchie a Bruxelles. L’ultima ufficiale, risalente al 20 gennaio 2014, firmata dal direttore generale in pectore di ECHO, Claus Sorensen (che a onor di cronaca aveva già preannunciato alle organizzazioni il probabile credit crunch lo scorso autunno) e spedita a 200 ong dimostra chiaramente quanto l’agenzia umanitaria della Ue sia in difficoltà. “Sono oggi in grado di confermare che la Commissione riconosce necessaria un’ulteriore iniezione negli stanziamenti di pagamento per il budget di aiuto umanitario” sostiene Sorensen per rassicurare le ong. Per poi andare al sodo, rivelando che “parte dei bisogni verranno coperti da trasferimenti prima dell’estate”, mentre “un’altra parte arriverà successivamente nel corso dell’anno”.

Intanto per il prossimo  14 marzo è prevista un’audizione in merito da parte delle commissioni DEVE (Development, sviluppo) e BUDGET (Bilancio) del Parlamento europeo. Nel frattempo le organizzazioni non governative si sono messe all’erta, studiando la situazione e ragionando sulle possibili ripercussioni. “Si tratta di una vicenda delicata che stiamo seguendo da molto vicino, con l’obiettivo di ridurre gli effetti che questi tagli avranno  sul campo, nei vari progetti umanitari”, assicura Kathrin Schick, Direttore di Ngo Voice (Voluntary Organisations in Cooperation in Emergencies), un network di 83 ong europee che operano nel settore umanitario. Nonostante i rischi economici che minacciano il settore, Shick tiene a sottolineare “l’ottimo lavoro finora svolto da ECHO”, lasciando sottintendere che il problema non risiede nell’Ufficio umanitario dell’Ue, che anzi avrebbe tutto l’interesse di scongiurare tale azione, ma ai piani alti della Commissione Barroso, e in particolar modo negli uffici della Direzione Generale del Bilancio, a sua volta sottoposta alle pressioni esercitate da tempo dagli Stati membri per ridurre il budget complessivo dell’Unione europea.


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