Formazione

Cooperazione, Focsiv: italiani donano ancora per le emergenze

Questo il quadro dipinto dall'edizione 2007 del "Barometro della solidarietà internazionale", presentato oggi in occasione della giornata Onu contro la povertà

di Chiara Sirna

Fame nel mondo, disoccupazione pace e terrorismo. Sono le quattro ''emergenze mondiali'' in cime alle preoccupazioni degli italiani che dimostrano verso la situazione internazionale un'attenzione costante anche se doniamo meno rispetto al 1999 e siamo meno disponibili di allora.
E' il quadro che emerge dall'edizione 2007 del ''Barometro della Solidarieta' internazionale degli italiani'' realizzato dalla Doxa per la Focsiv (Federazione degli organismi cristiani del servizio internazionale volontariato) e presentato oggi, in occasione della Giornata mondiale Onu contro la poverta'. Dal rapporto, curato da Valerio Bellotti, sociologo dell'Universita' di Padova, e illustrato dal presidente della Focsiv Umberto dal Maso, dal presidente della Doxa Ennio Salomon e dal Direttore generale Focsiv e Presidente dell'associazione delle Ong, Sergio Marelli, coordinati dal giornalista Rai Maurizio Mannoni, emerge, che la solidarieta' degli italiani si conferma come una delle caratteristiche riscontrate a livelli elevati anche in questa terza edizione del ''barometro'', anche se le condizioni ''non certo esaltanti della nostra economia nazionale'' spesso inducono un ampio ricorso alla delega in favore delle istituzioni e ancor di piu' nei confronti delle Ong che continuano a godere di grande fiducia e credibilita' presso l'opinione pubblica.
Quanto alle principali urgenze mondiali, su una lista di possibili 14 emergenze i 3.000 italiani intervistati dalla Doxa, propongono, come nella rilevazione del 2001 quattro fondamentali aspetti: la fame nel mondo, indicata dal 47%, la disoccupazione (40%), la pace (39%) e infine il terrorismo con il 35%. Una schiacciante maggioranza degli italiani, ben 9 su 10 (88%), ritiene necessaria la cancellazione del debito estero contratto dai paesi piu' poveri, convinta che la principale causa della poverta' e del mancato sviluppo dei paesi poveri e' lo sfruttamento da parte dei paesi piu' ricchi.
Diversita' si riscontrano invece sulle modelita' di cancellazione del debito: il 32% degli intervistati ritiene sia necessaria senza alcuna condizione mentre il 39% pone come vincolo l'attuazione da parte dei paesi debitori di una politica di rigore e di risanamento e il 17% subordina tale cancellazione alla promozione dei diritti umani. Va sottolineato, precisa il ''barometro'', la costante crescita della componente che ritiene la remissione del debito un atto non soggetto a vincoli. Se oggi, infatti questa componente rappresenta il 325 di tutti gli intervistati, nel 1999 raccoglieva solo il 19%. La maggioranza del campione (64%) e' inoltre favorevole ad un aumento degli aiuti ritenendoli, come nelle passate rilevazioni ''insifficienti''.
Anche se, rispetto al passato, vi e' una maggior richiesta di controllo e di un miglior impiego delle risorse da destinarsi o gia' destinate alla solidarieta' internazionale. la maggior trasparenza degli aiuti, il loro corretto utilizzo, la valutazione della loro efficacia sono, infatti, elementi trasversali alle diverse componenti del campione sia che richiedano o meno un aumento degli aiuti. Questa preoccupazione, rileva il ''barometro'' fa crescere la quota, seppur minoritaria, dei ''rigoristi'' che reputano sufficienti gli aiuti se utilizzati in modo corretto(29% contro il 22% del 2001). Quanto alle misure da mettere in campo per sostenere le diverse forme di iauto ben il 64% del campione le individua nella risuzione delle spese militari contro il 25 che indica l'incremento della solidarieta' privata dei cittadini e l'11% che indica le cosiddette ''tasse di scopo''.
La forte propensione degli italiani all'aiuto ai paesi piu' poveri, rileva il rapporto, e' comunque sensibile alle diverse azioni promosse dagli stessi paesi. E cosi' possibile stilare una vera e propria classifica dei paesi da iutare maggiormente.
Al primo posto con il 34% quelli che combattono la corruzione e lo spreco delle risorse, seguiti con il 32% da quelli che si impegnano nel rispetto delle regole della vita democratica. Non indifferenti sono gli altri aspetti, soprattutto quelli riguardanti il rispetto dei diritti umani (24%, contro il 9% del 1999) e il contrasto alla riduzione delle disuguaglianze sociali (22%).Un ampio capitolo del ''barometro'' e' quindi dedicato al livello di fiducia nei confronti di istituzioni e di organismi che operano per la solidarieta' internazionale.
I dati sono evidenti: se da un lato gli italiani reputano che debbano essere i grandi organismi internazionali ad essere competenti nell'individuazione e nell'erogazione degli aiuti, dall'altro alle associazioni di aiuto umanitario sono riconosciute capacita' ed affidabilita' pari, se non superiori, a quelle registrate dalle grandi istituzioni. Nel complesso infatti ben il 67% degli italiani colloca le Ong e le anloghe associazioni di aiuto umanitario al primo posto nell'ipotetica graduatoria dell'affidabilita'. Subito dopo, con il 65%, la Chiesa e i suoi missionari.
A chiudere il rapporto la ''fotografia'' dei cinque gruppi in cui possono essere suddivisi gli italiani in base al loro impegno personale e alla propensione al coinvolgimento. Il primo gruppo e' quello degli ''impegnati'' (6%) , cioe' quanti gia' svolgono in modo concreto e in prima persona un'attivita' solidaristica, sia in forma individuale che internazionale. Il secondo gruppo (20%) e' rappresentato dai ''disponibili''. Quanti cioe' gia' fanno delle donazioni economiche e che non sono direttamente impegnati in attivita' di tipo solidariestico in campo internazionale, ma lo farebbero se si presentessero loro delle opportunita'.
Il terzo gruppo e' quello dei ''donatori'' (20%) cioe' da quanti gia' fanno donazioni di natura economica. Il quarto e' riferito agli italiani ''sensibili che esprimono una disponibilita' di massima e, infine, il gruppo degli ''estranei'' (22%), cioe' quelli del tutto disinteressati ad ogni coinvolgimento.

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