Europa

Cooperazione: fisco e lavoro per un piano italiano sull’economia sociale

Dopo il forte riconoscimento politico della Ue dell’ecosistema imprenditoriale dell’economia sociale, i protagonisti della cooperazione a confronto su come tradurlo in un piano di azione e quali richieste fare al Governo. Legacoop: fondamentali politiche del lavoro e fiscali che favoriscano questo settore vitale

di Alessio Nisi

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La legislatura europea che si va concludendo ci ha consegnato un forte riconoscimento politico dell’ecosistema imprenditoriale dell’economia sociale.  Un fenomeno che in Europa rappresenta l’8% del prodotto lordo continentale grazie all’azione di oltre 2,8 milioni di imprese e associazioni che danno lavoro a 13,6 milioni di persone. Realtà che assumono forme giuridiche diverse (associazioni, cooperative, fondazioni, imprese sociali, mutue) ma che presentano caratteristiche comuni: il primato del benessere delle persone e delle comunità nelle quali operano, una governance democratica, il reinvestimento degli utili finalizzato all’interesse mutualistico e collettivo. 

Dopo l’adozione del Piano di azione da parte della Commissione Ue, che riconosce le cooperative come attori principali, è imperativo che l’Italia dia seguito con prontezza a questa raccomandazione

Simone Gamberini – rappresentante di Alleanza delle cooperative e presidente di Legacoop

Ora concretezza

Gli stati membri sono chiamati a dare ulteriore concretezza a questa volontà politica sancita dall’Unione Europea in particolare attraverso lo sviluppo della raccomandazione per lo sviluppo delle imprese dell’economia sociale. Questi i numeri sul tavolo di “Un action plan italiano per l’economia sociale“, momento di confronto sulle prospettive dell’economia sociale nel quale sono state illustrate le proposte del movimento cooperativo italiano.

Dopo il passo storico, l’Italia dia seguito alla Raccomandazione

Per Simone Gamberini, presidente Legacoop, «il Consiglio ha approvato la raccomandazione ai paesi membri per creare condizioni favorevoli allo sviluppo dell’economia sociale. Questo riconoscimento del contributo cruciale che l’economia sociale offre al rilancio economico del nostro continente e alla costruzione di un modello di sviluppo nuovo, inclusivo e sostenibile, è un passo storico».

Fondamentali politiche del lavoro e fiscali. Ora, aggiunge, «è imperativo che l’Italia dia seguito con prontezza a questa Raccomandazione. È necessario sviluppare una strategia chiara e decisa, che includa interventi legislativi per definire e regolamentare l’economia sociale, oltre a politiche e programmi nazionali e regionali specifici. Sono fondamentali politiche del lavoro e fiscali che favoriscano questo settore vitale. Inoltre, la programmazione dei fondi europei e nazionali, specialmente quelli destinati alla coesione e al Pnrr, deve essere orientata a creare reali opportunità di finanziamento, sostenendo così lo sviluppo dell’economia sociale. Solo così potremo garantire un futuro prospero e sostenibile al nostro Paese».

Le tre priorità di intervento

La premessa? L’Europa «non potrà prescindere da un rafforzamento dell’economia sociale. Con oltre 2,8 milioni di organizzazioni che impiegano più di 13,6 milioni di lavoratori, è uno dei motori pulsanti del Vecchio continente», puntualizza Maurizio Gardini, rappresentante di Alleanza delle cooperative e presidente di Confcooperative, «le cooperative ne rappresentano il soggetto più significativo con 176mila imprese e 4,7 milioni di persone occupate».

Legge quadro, fondi e partenariato. Per Gardini «sono tre gli ambiti prioritari sui quali chiedo l’intervento del governo italiano: sul fronte legislativo è necessario prevedere una legge quadro per definire il perimetro dell’economia sociale, come avviene in altri Paesi. Andrà rivista la programmazione dei fondi europei e nazionali. Occorre immaginare modalità specifiche di partenariato pubblico-privato».

Dare attuazione alle previsioni fiscali

«L’economia sociale» ha spiegato in apertura Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, «è una leva di sviluppo e di benessere fondamentale per l’Italia, ma anche per qualsiasi nazione che voglia mettere la persona e quindi il bene di essa al primo posto».

L’auspicio è che si arrivi a determinare un impegno comune, ma soprattutto del governo a varare un quadro normativo per riorientare le politiche pubbliche future in tal senso, per il benessere delle persone e dell’ambiente

Giovanni Schiavone – rappresentante di Alleanza delle cooperative e presidente di Agci.

Dialogo con l’Ue sul fisco

La vice ministro Bellucci ha aggiunto: «Ho cercato di dare risposte e di dare e costruire quelle risposte che fino ad oggi sono mancate. Il Codice del Terzo settore aveva ed ha una serie di previsioni fiscali che sono ancora inattuate. Per questo abbiamo costruito un dialogo con l’Unione Europea che deve dare il via libera proprio alle previsioni fiscali, in maniera tale da un lato di poter spiegare l’unicità italiana in termini di solidarietà sociale e dall’altra arrivare quindi a quelle autorizzazioni che sono fondamentali per sostenere la vita delle organizzazioni del terzo settore, della solidarietà sociale, delle imprese sociali e soprattutto anche per semplificare la loro esistenza».

In apertura foto di Randy Fath per Unsplash. Nel testo foto di Alessio Nisi

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