L'arte che cura
Cooperazione culturale e sociale insieme per un nuovo benessere
Chiusa la fase sperimentale, Affianco, percorso di welfare culturale promosso da Legacoop Toscana e Fondazione Noi - Legacoop Toscana, apre al dialogo con istituzioni e medici di base. Il punto con Irene Mangani, presidente della fondazione
di Alessio Nisi
Il welfare culturale si fonda sul riconoscimento, sancito dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2019, dell’efficacia di alcune specifiche attività culturali, artistiche e creative, come fattore di promozione della salute, di benessere soggettivo e di soddisfazione per la vita, di potenziamento delle risorse e delle capacità di apprendimento, di contrasto alle disuguaglianze di salute e di coesione sociale, di invecchiamento attivo, di inclusione delle persone con disabilità anche gravi e in condizioni di marginalizzazione o svantaggio. Complementare ai percorsi terapeutici tradizionali, il welfare culturale si pone in un’ottica di supporto alla relazione medico-paziente e alla trasformazione fisica dei luoghi di cura, nonché di supporto ai carer non professionali.
La prima sperimentazione
È questo il quadro in cui si è mosso Affianco, percorso di welfare culturale promosso da Legacoop Toscana e Fondazione Noi-Legacoop Toscana. Appena chiusa una prima sperimentazione che ha coinvolto Livorno, Prato e Lucignano (provincia di Arezzo), il progetto si propone alle istituzioni come nuovo modello integrato di promozione del benessere e della salute degli individui e delle comunità, attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale.
Operatori sociali e culturali progettano insieme
Affianco nasce dal dialogo tra cooperative sociali e culturali, tra persone che si occupano di percorsi che hanno iniziato ad intersecarsi, «non ex post, ma da subito», spiega Irene Mangani, presidente di Fondazione Noi – Legacoop Toscana e vicepresidente di Legacoop Toscana, «sviluppando progetti che sono intrinsecamente di welfare culturale», pensati e disegnati così, «dall’inizio». Un lavoro che è stato contrassegnato dalla formazione delle competenze (circa 40 tra operatori del settore sociale e del settore sociale) e dalla messa a punto di una specifica cassetta degli attrezzi. Portare allo stesso tavolo operatori sociali e culturali, «è stata la cosa a cui tenevamo di più». Un esempio virtuoso? «I Musei per l’Alzheimer» (ne abbiamo parlato QUI).
Verso il territorio
Oltre la formazione dei singoli, spiega Mangani, «occorreva veramente «mescolarsi e creare dei gruppi misti», tali da portare a terra dei progetti di welfare culturale adatti ad essere sperimentati sul territorio. In questo modo sono nate le iniziative pilota di Livorno, Prato e Lucignano. «Certo», riconosce Mangani, «sono percorsi con numeri piccoli, ma ci hanno permesso di sperimentare una co-progettazione tra settori completamente diversi».
Mi ha molto colpito la risposta delle istituzioni in termini di attenzione. È un progetto che può entrare a far parte delle iniziative della regione a favore della salute e del benessere dei cittadini
Irene Mangani, presidente di Fondazione Noi – Legacoop Toscana
Il dialogo con i medici di base
Dopo una prima fase di formazione e di avvio delle esperienze pilota che hanno sperimentato dei modelli replicabili anche in altri territori, la volontà è quella di far conoscere il progetto alle istituzioni e avviare una nuova fase progettuale che prevede il coinvolgimento delle cooperative di medici di base. «Vogliamo progettare con loro i prossimi passi di Affianco» e proseguire «anche in un’ottica di prescrizione sociale». Un passaggio che potrebbe concretizzarsi, annuncia Mangani, anche «prima dell’estate».
Le evidenze dai progetti pilota
Per Mangani uno dei nodi del welfare culturale sta nel fatto che «sono progetti che hanno un orizzonte molto lungo con azioni che avranno effetti visibili tra anni». È emersa tuttavia in questa primissima fase la volontà da parte degli utenti che il progetto continui. «A Livorno lo hanno chiesto proprio le famiglie. A Prato e Lucignano il segnale positivo è che c’è stato un numero crescente di persone che ha preso parte alle attività».
Livorno, tutti al museo
Affianco a Livorno ha avuto come obiettivo di avvicinare bambini, bambine, famiglie con fragilità socio-economiche e culturali al patrimonio artistico della città, in particolare ai musei, soprattutto al Museo della città di Livorno e al Museo civico Fattori: i primi incontri hanno visto la partecipazione solo dei bambini accompagnati da educatori e operatori culturali, mentre a conclusione del percorso è stata organizzata una giornata aperta alle famiglie.
Inclusività. Sono famiglie, quelle coinvolte nell’iniziativa, che appartengono alle realtà multiculturali presenti sul territorio, che non hanno mai avuto occasione di conoscere i musei del posto e che, grazie all’iniziativa, hanno potuto fruire del patrimonio artistico della città in cui ormai vivono da tempo. L’iniziativa ha dunque finito non solo per coinvolgere i diretti interessati ma anche le loro famiglie. Un passaggio di inclusione che ha colpito Mangani. «All’inizio gli operatori sociali la consideravano una cosa impossibile».
Prato, uno scambio tra anziani e giovani
A Prato Affianco è stato declinato nel progetto “Reciprocità culturali”. L’obiettivo era accrescere il benessere delle persone coinvolte, allargare la rete della comunità e promuovere uno scambio generazionale tra i partecipanti. Sono stati individuati 4 anziani e 4 over 18, protagonisti di un primo incontro e di una serie di uscite insieme, al Museo Soffici e alla Villa medicea di Poggio a Caiano, al Teatro Garibaldi a Prato, al Multiplex a Prato e al Museo della Cattedrale (Duomo di Prato), agli affreschi di Filippo Lippi e al pulpito di Donatello.
Netto miglioramento del benessere individuale e di gruppo. Questa attività è stata anche monitorata da “Misurare il benessere al museo”, uno strumento realizzato dalla University College of London, che si focalizza sui livelli auto percepiti riferiti ad aspetti del benessere come i cambiamenti dell’umore e delle emozioni, prima e dopo l’esperienza culturale. Dai dati raccolti è emerso un netto miglioramento del benessere individuale e di gruppo sia nel corso delle singole esperienze culturali che su tutto il processo.
Abbiamo fatto sperimentazione in un tempo molto breve. Abituarsi a queste nuove progettualità richiede del tempo
Irene Mangani
Al museo e al cinema. «Il tema in questo progetto», spiega sempre la presidente di Fondazione Noi – Legacoop Toscana, «era creare delle “coppie” giovane – anziano e li portiamo a fare delle attività culturali, dal museo, al teatro al cinema».
Lucignano, la web radio nel teatro
A Lucignano, un piccolo borgo in provincia di Arezzo, il progetto è stato avviato con una mappatura del territorio e del patrimonio culturale per intercettare bisogni della comunità. Sono stati coinvolti i ragazzi attraverso la web radio della scuola secondaria di primo grado, nell’ottica di riavvicinarli alle istituzioni culturali del paese. I ragazzi hanno assistito ad alcuni spettacoli al Teatro comunale Rosini e intervistato gli artisti, restituendo alla comunità sotto forma di podcast le loro recensioni.
Patto di comunità contro lo spopolamento. Si è così costituito un patto di comunità preparatorio alla co progettazione di spazi nuovi del Teatro comunale Rosini nell’ottica del welfare culturale e dell’aggregazione giovanile. I ragazzi hanno in qualche modo preso possesso dei locali del teatro «e lo hanno utilizzato come sede per la radio». È una sperimentazione, quella di Lucignano, che assume un valore anche alla luce dello spopolamento dei borghi.
In apertura foto delle cooperative culturali Itinera e Agave e cooperativa sociale Cuore Liburnia. Nel testo immagini di Fondazione Noi-Legacoop Toscana per Irene Mangani, di cooperativa sociale Alice e cooperativa culturale Le Rifiorenze per Prato, e di cooperativa culturale Officine della cultura e cooperative sociali Arcobaleno, Uscita di Sicurezza e Arancia Blu per Lucignano
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