Politica
Cooperazione, a sorpresa DAlema sceglie un fedelissimo di Fini
Scooperation /A un direttore generale per la cooperazione allo sviluppo, Giuseppe Deodato, ne subentra un altro, Alain Giorgio Maria Economides, già capo di gabinetto di Gianfranco Fini...
di Paolo Manzo
Farnesina: c’è chi va…
… e c?è chi viene. A un direttore generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs), Giuseppe Deodato, ne subentra un altro, Alain Giorgio Maria Economides, già capo di gabinetto di Gianfranco Fini. È la legge dell?alternanza. Peccato che la diplomazia, quella con la ?d? minuscola specie quando si allea con le incrostazioni ministeriali (leggasi sindacato interno della Farnesina) riesca a esprimere, riuscendoci, il peggio di sé. Chi si aspettava un disegno politico di ampio respiro, come ci si era illusi durante tutta la campagna elettorale, fino al grande evento sulla cooperazione internazionale a Firenze con Prodi, dovrà aspettare ancora a lungo, anche perché i nomi che circolavano per sostituire Deodato erano ben altri. Da Vincenzo Petrone, già direttore generale della Dgcs tra 1998 e 2000, a Marco Baccin, consigliere diplomatico del sindaco di Roma, Walter Veltroni. Entrambi sicuramente più in linea con l?operato del viceministro per la Cooperazione, Patrizia Sentinelli. Di certo questa nomina rende chiara, anzi chiarissima, una cosa: la cooperazione allo sviluppo e la solidarietà umanitaria nelle emergenze internazionali non possono né potranno mai essere gestite dalla diplomazia, perché essa non è fatta per gestire. C?è un?incompatibilità evidente, dimostrata anche dalla pluriennale paralisi e dal soffocamento di qualsiasi innovazione, pur necessaria e indifferibile. Su questa materia urge, sì, un segnale di discontinuità. Lo chiediamo al ministro degli Esteri, Massimo D?Alema (che pure ha scelto Economides), alla Sentinelli, al Parlamento e al nuovo direttore generale. Per ridare slancio alla cooperazione allo sviluppo basterebbero poche modifiche all?attuale legge 49/87 e l?aggiunta di un nuovo articolo, oramai indispensabile, che crei un?Agenzia di gestione autonoma. Non si tratta quindi, nell?immediato, del solo aumento dei fondi su cui da anni si battono le ong, ma anche della necessità di una visione nuova, efficace, di ampio respiro, al riparo dai giochi e dalle incrostazioni di potere del Palazzo. Si tratta di un atto che richiede coraggio: quello che tutti si aspettavano dal nuovo governo e che, purtroppo, per ora stenta ad arrivare. Nonostante ciò, noi di Vita attendiamo fiduciosi novità.
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