Non profit

Cooperative sociali è l’ora della parità

Il Governo, su indicazione del Tesoro, apre al non profit. Contributi anche per le cooperative esistenti. Borgomeo: «Svolta nelle politiche pubbliche di sostegno alle imprese».

di Francesco Maggio

«L’anno nuovo non poteva cominciare in modo migliore. È davvero una gran bella notizia». Carlo Borgomeo, amministratore unico di Progetto Italia e “padre storico” della Società per l’Imprenditorialità giovanile, è raggiante, e non fa nulla per trattenere l’entusiasmo che gli deriva dalla recente decisione del Governo di estendere anche alle cooperative sociali di tipo B, quelle cioè che si propongono di inserire nel mercato del lavoro soggetti svantaggiati, le agevolazioni previste dalla “legge 44”. «Si tratta di un risultato che segna una vera e propria svolta nelle politiche pubbliche di sostegno all’impresa» afferma Borgomeo, «e che assume una grande significatività per almeno tre buone ragioni. Innanzitutto, perché questa scelta del Tesoro rappresenta un importante riconoscimento sia della sempre più consistente rilevanza economica assunta dal non profit nel Paese, sia dell’efficacia delle nostre metodologie nel saper scovare vocazioni imprenditoriali e metterle alla prova. Tutto ciò ci lusinga e responsabilizza molto al contempo, visto che si tratta per noi di una sfida a guardare e a incoraggiare le imprese sociali come vere imprese e perciò ad accompagnare il loro sviluppo con gli strumenti rigorosi della gestione aziendale senza tuttavia mortificare il loro supplemento d’anima, anzi facendo di questo surplus valoriale, un’ulteriore occasione di sviluppo. Un secondo motivo di soddisfazione, poi» aggiunge l’amministratore di Progetto Italia, «deriva dal fatto che non si è ricorsi ad una nuova legge per affrontare una specifica questione, non si è fatto ricorso ad una legge speciale che già in sé contiene una logica ghettizzante, ma si è deciso di estendere l’applicabilità di un provvedimento già in vigore per le imprese che ha saputo dare ottimi frutti. Ciò significa che finalmente si viene a realizzare un vero sistema di pari opportunità tra profit e non profit. Noi saremo ben lieti di approvare progetti imprenditoriali a sfondo sociale ma saremo altrettanto fermi e inflessibili nel respingere quelli poco convincenti, rigettando ogni logica assistenzialistica nella scelta delle erogazioni dei finanziamenti. Infine» conclude Borgomeo sottolinenado il terzo motivo di novità, «il decreto consente di sostenere non solo le imprese sociali di nuova costituzione ma anche l’accompagnamento allo sviluppo di quelle già esistenti. Si tratta di una decisione molto importante perché premia coloro i quali, spesso a costo di enormi sacrifici personali, hanno dimostrato lungimiranza ad investire nel sociale». Gli fa eco, soffermandosi proprio sull’importanza che riveste la scelta del Tesoro di comprendere tra i beneficiari del decreto le cooperative già esistenti, Gianfranco Marzocchi, presidente di Federsolidarietà: «Giudico questo provvedimento di grandissima importanza perché finalmente dà spazio anche alle cooperative sociali già esistenti, offrendo loro la possibilità di rafforzarsi, di fare da incubatori di nuove imprese sociali, di far crescere al loro interno le diverse professionalità che vi lavorano. Adesso mi auguro che a ruota segua presto il decreto che estende a quelle sociali le stesse agevolazioni previste per le piccole e medie imprese a scopo di lucro». Insomma un nuovo, interessantissimo capitolo della vita delle imprese sociali del nostro Paese sta per essere scritto e a Progetto Italia già si susseguono senza soluzione di continuità le riunioni per prepararsi ad assolvere nel miglior modo possibile all’incarico che le è stato affidato dal dicastero di via XX Settembre: «Ci accingiamo a raccogliere questa sfida con profondo entusiasmo e senso di responsabilità ma anche con la consapevolezza che non arriviamo impreparati a questo appuntamento» sottolinea Vincenzo Durante, responsabile area formazione e sviluppo locale della Ig. «Sin dal 1995, infatti» aggiunge, «noi convocammo un tavolo con le principali organizzazioni rappresentative dell’imprenditorialità sociale, affinché potessimo cominciare a conoscerci reciprocamente e, se possibile, attivare delle collaborazioni. Nacquero così l’idea di finanziare dei corsi di formazione gestiti in completa autonomia da organizzazioni non profit, di metter loro a disposizione dei nostri tutor per elaborare piani di sviluppo d’impresa, di promuovere ricerche ed indagini conoscitive sul terzo settore cui poi fece seguito anche la pubblicazione di un prezioso manuale “Lessico dell’impresa sociale”. Quindi, la nostra attenzione per tutto quanto riguarda il privato sociale» continua Durante, «risale già a diversi anni fa ed ora non potrà che trovare un rinnovato slancio, riproponendo la stessa logica che ispirò la costituzione del tavolo. Per quanto riguarda invece l’aspetto più squisitamente tecnico della valutazione dei progetti di impresa sociale, si tratterà di saper coniugare le metodologie già ben rodate della “44” con sistemi di valutazione che tengano conto delle ricadute sociali dell’attività di impresa. Ci stiamo lavorando e devo dire che siamo già a buon punto».


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