Economia
Cooperative sociali, con questa Iva a rischio i servizi
In oltre 200 realtà si sono incontrate alla sede di Confcooperative Lombardia per dire alla Regione che così non si può andare avanti. Sul piatto oltre i servizi socio sanitari di 1.450 cooperative sociali di cui beneficiano circa 1 milione di cittadini
Un “buco” da 10 milioni di euro l’anno. È questo che ha riunito oltre 200 rappresentanti di cooperative sociali lombarde del settore socio saniatrio che vedono messi a repentaglio 10 mila posti di lavoro e avere gravi ricadute su servizi a minori, disabili, anziani e dipendenze, nella sede di Confcooperative Lombradia a Milano. A lanciare l’allarme è stata Alleanza Cooperative Italiane LombardiaWelfare (Agci, Confcooperative, Legacoop) che si è fatta promotrice dell'incontro pubblico “Dieci milioni di ragioni. A rischio servizi sociali e sanitari per migliaia di cittadini”.
L’obiettivo era sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere a Regione Lombardia un intervento risolutivo alle perdite generate dall’aumento dell’Iva introdotto dalla Legge di Stabilità 2016 a cui le cooperative stanno facendo fronte da sole da oltre un anno.
Ad aprire l’incontro è stata Valeria Negrini, presidente di Alleanza Cooperative Lombardia Welfare, che ha fatto un breve quadro del problema sottolineando come «Regione Lombardia ci ha promesso da un anno una soluzione al problema, che non è ancora arrivata. Non possiamo andare avanti così. Far saltare le cooperative sociali fa venir meno i servizi per migliaia di cittadini lombardi fragili e mette a rischio l’occupazione di oltre 10.000 persone».
A seguire le testimonianze di Umberto Zandrini, presidente Consorzio SIR, che ha chiarito come la situazione generi un -46% di utili per le coop, di Felice Romeo della Cooperativa Rieducazione Motoria, di Giusi Biaggi, presidente Sol.co Cremona, di Riccardo De Facci della Cooperativa Lotta contro l’emarginazione e di Massimo Ramerino del Consorzio Unison.
A prendere la parola c'è stato anche Massimo Minelli, copresidente di Alleanza Cooperative Lombardia che ha spiegato «siamo in un momento complicato. Le cooperative sono state anticicliche, hanno resistito bene durante la crisi, ma adesso si trovano in difficoltà. I patrimoni sono stati erosi, si sono assottigliati, per mantenere in piedi strutture, servizi e non dimentichiamo, posti di lavoro. Non possiamo continuare così».
A gravare sulla sostenibilità delle cooperative la singolare situazione lombarda, «siamo l'unica regione in Italia ad applicare ai soggetti accreditati e contrattualizzati convenzioni iva inclusa con un sistema tariffario fermo ormai da quasi un decennio. Ora il rischio è quello di un effetto boomerang su un impianto assistenziale in cui operano 1.450 cooperative sociali aderenti all'organizzazione – su un totale di 1.740 esistenti in Lombardia – che forniscono servizi socio sanitari a circa 1 milione di cittadini. A peggiorare la situazione un quadro concorrenziale anomalo. Sì, perché assieme all’incremento dal 4 al 5% dell’aliquota, le cooperative sono ulteriormente penalizzate dall’impossibilità di optare, così come previsto dalla nuova legge, per il regime di esenzione, strumento ancora valido per altri soggetti erogatori come onlus, fondazioni, enti profit e no profit, con l’inevitabile effetto “dumping”» ha spiegato Negrini, che ha aggiunto: «Adesso ci aspettiamo una risposta concreta. Basta parole. È un danno che sta sottraendo investimenti ai territori in termini di innovazione e sperimentazioni tratto distintivo da sempre della cooperazione sociale lombarda. L’impossibilità inoltre di optare per regimi agevolati di esenzione, a differenza di altri enti, è una discriminazione evidente. Ci aspettiamo una soluzione entro la stipula dei contratti con le Ats a maggio, pronti a una mobilitazione nel caso, ancora una volta, gli impegni si fermassero alle buone intenzioni».
Da gennaio dello scorso anno Alleanza Cooperative Lombardia Welfare ha iniziato un confronto serrato con il Pirellone per trovare una soluzione agli effetti negativi della legge, ma nonostante l’approvazione il 27 luglio 2016 di un ordine del giorno da parte del Consiglio che impegnava la Giunta regionale in questa direzione nulla si è mosso.
Tra gli ospiti istituzionali la voce più attesa era quella del presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo. «Comprendiamo molto bene il vostro disagio», ha sottolineato, « ma devo chiarire che com'è evidente la scelta di aumentarvi l'Iva dal 4% al 5% è arrivata da Roma. Non è pensabile che sia La Regione a farsi carico di trasferire questo surplus di spesa alla Capitale. Non sono leghista ma mi viene da dire “Roma ladrona”. Quello che posso dire è che sul breve periodo sicuramente la Regione interverrà economicamente. Ma sul lungo periodo la battaglia è da fare con il Governo, e noi saremo al vostro fianco».
La soluzione della questione è dunque ancora lontana. Quello che forse Cattaneo ha dimenticato è che la scelta del Govenro è stata presa in attuazione di precise direttive europee.
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